di Emanuele Bompan da Washington
Si è conclusa a Washington la due giorni dell’Energy and Climate Partnership of the Americas. Un intero continente che lancia iniziative per promuovere le energie rinnovabili e tagliare le emissioni di Co2
La cooperazione tra tutti gli Stati del continente americano è la via per creare una futuro per il taglio del Co2 e l’uso di energie rinnovabili»: così ha concluso il Segretario di Stato Hillary Clinton la due giorni a Washington del’Energy and Climate Partnership of the americas (ECPa), un ambizioso partenariato tra tutti gli Stati del continente americano per promuo-vere energie rinnovabili, infrastrutture energetiche nelle aree più povere e taglio alle emissioni di Co2 in maniera volontaria. Pochi gli assenti tra cui il Venezuela e Bolivia, impegnati a lanciare la conferenza del Popolo sul cambiamento climatico, summit sul clima in salsa bolivariana. «ad oggi abbiamo visto Stati come il Costa Rica, Cile e Messico fare grandi progressi, tanto che il Costa Rica potrebbe diventare il primo Stato carbon-neutral, completamente alimentato da energie rinnovabili». Rilevante la presenza al forum delle corporation, accanto all’associazi onismo e alle delegazioni ministeriali. Per compagnie come Ibm and Veolia, presenti all’incontro, infatti Ecpa è una manna dal cielo, visti i numerosi progetti di incubazione e finanziamento. L’Inter-american Development Bank (Idb), una banca di sviluppo per gli Stati dell’emisfero occidentale al quale il forum fa rife- rimento, spinta dai paesi dei Caraibi e dell’america latina ha duplicato infatti il proprio capitale d’investimento portandolo a 3 miliardi di dollari entro il 2012 esclusivamente per progetti di energie rinnovabili. Certo non sono i 30 miliardi del fondo fast start per il clima di cui si parlerà al Major Economy Forum previsto sempre a Washington, ma si tratta pur sempre di un segno che la cooperazione governativa si sta muovendo nel continente. Hillary Clinton vuole però evitare ogni critica di “imperialismo” sottolineando che l’Ecpa non ha un approccio dall’alto, e che gli Usa sono solo un membro come gli altri Paesi, nonostante però detenga quasi il 40% degli sharesdentro la Idb. «Questo è un forum per promuovere buone pratiche, coltivare nuove collaborazioni, promuovere soluzioni indigene. Serve inoltre per dare un aiuto sostanziale all’implementazione del quadro Onu sui Cambiamenti climatici e essere preparati per la prossima conferenza di Cancun». Il segretario generale dell’Oas (organizzazione degli Stati americani) José Migue Insulza ha ricordato anche la funzione sociale del forum: «aiuterà oltre 40 milioni di persone che oggi non hanno ancora accesso all’elettricità». Tante e variegate le iniziative sul tavolo: in cremento delle rinnovabili per porre fine alla forte dipendenza dal petrolio importato nei Caraibi, task force di accademici per progetti strategici, impiego di all’uso di 2000 Peace Corps, i volontari civili americani, per fare formazione nelle aree rurali per usare fonti rinnovabili e tagliare sprechi, un fondo per potenziare la pianificazione e lo sviluppo urbano. Due infine i nuovi “filoni” di cooperazione presentati, la riforestazione sostenibile e uso del suolo e adattamento, specie per i paesi più duramente colpiti dal cambiamento climatico.
TERRA