Era la fine del 2009 e confrontavo una lettera di Luca Tornatore, in carcere, e l’editoriale di Sergio Romano, in libera informazione, sul Corriere della Sera. Il Paragone tra i due può sembrare azzardato e al che sarà che sarà di noi nessuno può darvi una Risposta urgente e concreta.
Ricordo che nello stesso periodo, venivano rilasciati dopo 20 giorni di prigione, e senza processo, gli attivisti di Greenpeace che nel corso del Summit sul Clima di Copenhagen ricordavano ai leader mondiali le loro responsabilità per la difesa del clima del pianeta. Erano in 4, da Olanda, Norvegia, Spagna e Svizzera, arrestati dopo avere pacificamente dimostrato al ricevimento di Stato offerto dalla Regina di Danimarca, Margarethe II.”La sera del 17 dicembre 2009, tre degli attivisti arrestati, che si erano qualificati come “Capo dello Stato del Regno Naturale”, sua moglie e un addetto alla loro sicurezza, erano penetrati nel cordone di sicurezza che circondava il ricevimento per i Capi di Stato: il giorno prima dell’ultima, cruciale, sessione del Summit sul Clima. Il “Capo di Stato” e sua “moglie” avevano aperto striscioni con la scritta “I politici parlano, i leader agiscono”. Un quarto attivista era stato arrestato successivamente.La protesta “del tappeto rosso” è stata un’operazione piuttosto semplice, basata su elementi facilmente reperibili e con connotati farseschi. Per esempio, il logo di Greenpeace era evidente sulle limousine noleggiate da Greenpeace per l’occasione. Una delle targhe includeva il numero “007”, quello di James Bond e i lampeggianti azzurri della polizia, usati su uno dei veicoli, sono stati semplicemente acquistati su internet al prezzo di 6 euro e 70″.
Vennero aperti degli striscioni anche nel nostro Paese “Ricercati in Europa senza futuro in Italia”: erano i precari dell’Istituto di Fisica Nucleare.Non se ne sa più niente. Di oggi invece la notizia del Clima insostenibile tra blocchi e centri sociali romani: “18 denunce per gli scontri della notte scorsa a Roma tra studenti universitari di destra e militanti dei centri sociali. Le violenze sono scoppiate attorno alla mezzanotte fuori dai cancelli di Roma Tre. Le persone denunciate hanno tra i 22 e i 35 anni. Ci sono stati anche 10 feriti, con prognosi tra i 2 e i 30 giorni. Digos al lavoro per ricostruire l’esatta dinamica”.
Torniamo al primo,Luca Tornatore, che di conosciuto ha solo il cognome come quello del regista. E’ un ricercatore in astrofica all’università di Trieste, che fu arrestato nella serata di lunedì 14 dicembre in seguito alla maxi-operazione repressiva svolta dalla Polizia danese nel quartiere di Christiania a Copenhagen: 39enne ricercatore dell’ateneo triestino considerato uno dei migliori cosmologi numerici in circolazione, noto anche per il suo attivismo all’interno dei movimenti ambientalisti e dell’antagonismo di sinistra, sposato con una bimba di 6 anni.
Raccontò la moglie la versione dei fatti: “Era lunedì 14 e Luca si trovava nel quartiere di Christiania per intervenire al dibattito organizzato dalla rete “Climate Justice Action” con Naomi Klein e Michael Hardt. C’erano migliaia di persone e quel quartiere è praticamente chiuso da cancelli. Dopo che il convegno è finito, la gente si è sparpagliata a gruppetti tra pub, locali e strade. Ma nel frattempo, in prossimità di uno di quei cancelli, una decina di veri black bloc si è scontrata con la polizia e, così, chi voleva uscire dal quartiere non poteva farlo. Quando i black bloc si sono dileguati la polizia ha deciso di fare retate a campione sempre dentro il quartiere, prendendo dieci di qua e venti di là. In tutto ha arrestato duecento persone e Luca era tra quelle. Il problema è che all’udienza di convalida due poliziotti hanno detto di aver riconosciuto in Luca uno di quei dieci black bloc, e per giunta proprio quello che aveva tirato la bottiglia. Assurdo, lui era altrove”.
E lui scrisse una lettera Così vicino Così lontano: “…E’ sempre più in atto, quindi, una contrapposizione fra l’ossessione del controllo da parte della governance globale, che accoglie le ragioni del capitale e l’irriducibile desiderio di indipendenza da esso degli esseri umani (e, ormai, della Biosfera). Una contrapposizione che determina per la governance la necessità di spiegare una sempre maggiore violenza. Come abbiamo visto a Copenhagen. Mi permetto, infatti, da dietro le sbarre, di ritenere che arrestare migliaia di persone senza motivo, disporre dei corpi liberi, trasformare una città in una enorme trappola e rubare settimane o mesi di vita sulla base di teoremi assurdi che nemmeno hanno più necessità di una qualche “prova” per quanto traballante, ebbene mi permetto di ritenere che questa sia una mostruosa violenza. Meno intensa della devastazione di intere aree del pianeta, delle guerre per le risorse o l’acqua, meno schifosa dell’indifferenza con cui i potenti guardano ai prossimi milioni di rifugiati “ climatici”, certamente. Ma pur sempre violenza, di proporzioni colossali e che non promette di avere limiti. Di fronte a questo, se io abbia o meno lanciato due bottigliette nella rivolta di un momento mi sembrerebbe piuttosto irrilevante, se non fosse che non l’ho fatto e che questo fa sembrare rilevante un’altra cosa: che inventarsi crimini e criminali per giustificare un apparato repressivo eccezionale sia un costo “accettabile”. Anche questa una scelta violenta di fronte alla quale due bottiglie sembrano una burla e tuttavia risolverebbe, in sé, la situazione. E’ per questo che in migliaia abbiamo scelto la disobbedienza civile di massa, con i nostri corpi e i nostri volti. Per reclamare l’indipendenza e la sovranità di tutti e ognuno”.
Poi c’era l’editoriale di Sergio Romano sul Corriere della Sera, che non credo debba spiegare chi sia l’uno e l’altro, di cui riporto alcuni brani: Addio anni zero senza rimpianti: “L’ immagine del tunnel, per definire un percorso al buio attraverso una lunga serie di crisi, è ormai inflazionata e svalutata. Ma è quella che definisce meglio i primi anni del secolo, dall’elezione di George W. Bush alla Casa Bianca nel novembre del 2000 all’elezione di Barack Obama nel novembre dell’anno scorso. Le responsabilità non sono soltanto americane. Non è colpa degli Stati Uniti, ad esempio, se il fanatismo islamico, nel settembre del 2001, scatena la guerra santa nel cielo di New York. Ma molto di ciò che è accaduto ha le sue origini nel modo in cui l’America, da quel momento, ha concepito il proprio ruolo nel mondo e nei metodi con cui ha perseguito i suoi obiettivi.La lista degli avvenimenti funesti è impressionante: la guerra afghana, la guerra irachena, la guerra libanese, la guerra georgiana, la guerra di Gaza, le guerre africane, imassacri del Darfur, una lunga serie di attentati terroristici da Madrid a Londra, dal Pakistan all’India, dall’Indonesia alla Turchia, e una serie non meno importante di repressioni poliziesche in Birmania, nel Tibet, nello Xinjiang, in Iran. Il catalogo delle crisi economiche e finanziarie non è meno lungo, da quella del petrolio e del gas a quella dell’industria automobilistica, da quella americana dei mutui a quella delle banche e delle compagnie di assicurazione, da Wall Street alla City. E mentre gli Stati Uniti reagivano a ogni insuccesso raddoppiando testardamente la posta, l’Europa impiegava otto anni per approvare una Costituzione che le permettesse di governare se stessa e di avere un ruolo mondiale corrispondente alla sua importanza. Aggiungo, per completare il quadro, che in questo marasma si sono fatti spazio gli avventurieri e i corsari, da quelli che controllano gli Stati, come il venezuelano Hugo Chávez e i signori nordcoreani di Pyongyang, a quelli che catturano le navi nel Golfo di Aden e al largo delle coste somale.Forse siamo prossimi alla fine del tunnel. Vi saranno altre guerre, altri attentati terroristici e altre operazioni militari, forse addirittura nei prossimi giorni. Ma lo stile degli Stati Uniti è cambiato, l’Europa ha finalmente una Costituzione, la crisi del credito ha ripulito almeno in parte le stalle della finanza internazionale e molte industrie (quelle dell’automobile ad esempio) sanno che non è più possibile tornare alle dimensioni di un tempo. So che la conferenza di Copenaghen viene considerata da molti un insuccesso. Ma tra la situazione degli anni scorsi, quando alcuni fra i maggiori Paesi inquinanti rifiutavano qualsiasi impegno, e quella d’oggi corre una bella differenza. So che il G20 non sarà mai probabilmente il governo mondiale dell’economia, ma sarà pur sempre meglio di un G8 che rappresentava soltanto i vecchi proprietari. So che gli Stati Uniti continueranno a considerarsi superpotenza, ma l’America di Obama, soprattutto dopo l’approvazione della riforma sanitaria, assomiglierà un po’ di più all’Europa.Gli Stati, come gli esseri umani, non smetteranno mai di commettere errori. Ma sanno imparare le lezioni ed eviteranno, almeno per un certo periodo, di ripetere gli errori del passato.Possiamo dire lo stesso del nostro Paese? … Abbiamo un pesante debito pubblico, ma se altri Paesi sommassero il debito delle pubbliche amministrazioni a quello delle famiglie, scoprirebbero che la loro situazione, in qualche caso, è peggiore della nostra. Esiste una sonder weg italiana, una via speciale dell’Italia, che ci riserva talvolta qualche gradevole sorpresa. Occorre evitare tuttavia, al momento dei bilanci, i pericolosi compiacimenti. Dovremmo piuttosto constatare che le potenzialità italiane sono frenate dalla mediocrità della sua classe politica, dallo stato del Mezzogiorno e dalla snervante lentezza con cui stiamo modificando le nostre invecchiate istituzioni. Siamo usciti senza troppi danni da un decennio orribile. Pensate a che cosa accadrebbe se, invece di camminare, ci mettessimo a correre”.
31 dicembre 2009
So per certo che Sergio Romano ha partecipato al Bilderberg Group, che è molto amato per la sua moderazione acuta e diplomatica. Traspare chiaramente da quanto scrive, anche il Nuovo Ordine Mondiale: il Contratto.
Ma leggo anche Luca Tornatore con Il capitale atomico , che scodella il 12 aprile 2010: “Sulla scia dell’Obamiano “ritorno al nucleare”, che non è altro che (l’inizio di) uno scambio al Senato con i Repubblicani per far passare il “Climate Bill”, ovvero la Green Economy.. intanto parecchie decine di miliardi manterranno in vita lo spin-off del complesso militare-industriale del secolo scorso”.
“con certezza sta nella natura nella bellezza quel che non ha ragione ne mai ce l’avrà quel che non ha rimedio ne mai ce l’avrà quel che non ha misura…quel che non ha decenza ne mai ce l’avrà quel che non ha censura ne mai ce l’avrà quel che non ha ragione…Ah che sarà che sarà quel che non ha governo ne mai ce l’avrà quel che non ha vergogna ne mai ce l’avrà quel che non ha giudizio. “ Solo interpretazioni di canzonette di due come Buarque de Hollanda e Fossati?
Io dico NO al nucleare, perchè è guerra, e lo dico anche in inglese, Say no to Nuclear e ne scrivo fosse solo per sentirmi meglio.Avevo riposto anche questo alla fine del 2009.Il video fatelo vedere ai bambini, loro capiranno.
Doriana Goracci