Caso Emergency: il PD chiede un immediato intervento a tutela dei tre italiani

Tre volontari di Emergency arrestati con l’accusa di complotto. Un arresto strano, che sa di intimidazione e il Governo italiano che tentenna. Il PD: “fare chiarezza”.

È sabato mattina all’ospedale di Emergency a Lashkar Gah, nel Sud dell’Afghanistan, quando tre dipendenti italiani dell’Ong sono stati arrestati, insieme ad altre sei persone del posto, con l'accusa di aver partecipato a un complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand. Si tratta di Matteo Dell’Aira, infermiere capo dell'ospedale, Marco Garatti, coordinatore medico del progetto di Emergency in Afghanistan e Matteo Pagani, logista dello stesso ospedale.

Emergency è presente sul territorio afghano dal 1999, in questi 11 anni ha curato gratuitamente oltre due milioni e mezzo di cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso.

Maso Notarianni, responsabile della comunicazione per Emergency e direttore di Peacereporter spiega: “Uomini dei servizi segreti afghani e soldati dell'Isaf sono entrati nell'ospedale di Emergency e hanno prelevato quattro persone, tra le quali tre italiani. Quando li abbiamo chiamati al cellulare, ha risposto un ufficiale inglese che non ha voluto dare spiegazioni di quanto accaduto, ci ha detto solo che stavano bene ma che non potevano parlare con noi. Per quanto ci riguarda, i medici sono stati sequestrati dall'Isaf”.

Il portavoce del governo della provincia di Helmand, Daoud Ahmadi, afferma che “le nostre forze di sicurezza hanno perquisito l'ospedale e trovato in un magazzino due cinture esplosive e granate”. I nove, ha detto il portavoce, avevano ricevuto “500mila dollari dalla leadership dei Talebani a Quetta”.

Per Gino Strada, fondatore dell’Ong, è chiaro, ormai, che in Afghanistan sia scattata una vera e propria guerra a un ospedale. “La cosa non mi sorprende per certi aspetti perché è la logica di una guerra preventiva dove si vuole togliere di mezzo un testimone scomodo come siamo noi”.

Un testimone scomodo perché “disturba il fatto che abbiamo chiesto un corridoio per evacuare i feriti. Loro – aggiunge Strada – hanno fatto un cordone che chiamano stranamente sanitario ma che non consente di far arrivare i feriti ad una struttura ospedaliera. Tutto questo disturba qualcuno che ha messo in piedi l'operazione di ieri allo scopo di far sì che Emergency lasci quelle zone”.
Un obiettivo raggiunto, visto che dalla mattina dell’arresto dei tre italiani l’ospedale è in mano alla polizia afghana e ai sanitari del posto, Emergency non ha più alcun controllo sulla struttura, né sa cosa stia accadendo all’interno. Gli altri sei operatori di Emergency erano rimasti asserragliati nella casa dell'organizzazione di Gino Strada. A sbloccare la situazione è stata la mediazione dell'ambasciatore italiano a Kabul, Claudio Glaentzer, e solo stamattina hanno potuto prendere il volo per Kabul. Una decisione presa per motivi di sicurezza, affermano i responsabili di Emergency, che denunciano anche come dal giorno dell’arresto ancora non si hanno notizie sulla sorte e sulla posizione giuridica dei tre e che i termini di un fermo legale siano scaduti senza che sia stata formalizzata alcuna accusa. “Ecco perché – per Maso Notarianni – più che di detenzione si può parlare di sequestro. A questo punto mi sembra lecito esigere la liberazione del nostro personale e chiediamo che il governo si attivi in questo senso”

E mentre un comandante dei Taliban smentisce un qualunque loro legame con Emergency, il Times riporta la notizia per cui, secondo fonti investigative, i tre italiani avrebbero confessato il loro legame con Al-Quaeda. Dichiarazione subito smentita da Daoud Ahmad. Ancora tanta, troppa confusione, in cui il governo italiano si muove con lentezza pachidermica. Le prime parole sulla vicenda dalla Farnesina sono quelle del ministro Frattini che dice: “prego veramente da italiano che non ci sia nessun italiano che abbia direttamente i indirettamente compiuto atti di questo genere, perchè sarebbe una vergogna per l'Italia”. La preoccupazione per l’assistenza legale dei nostri connazionali in un paese straniero, la presunzione d’innocenza arrivano solo dopo. Molto dopo, quando anche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, consiglia a Gino Strada di prendere le distanze dai suoi collaboratori, “Può sempre succedere di avere accanto, inconsapevolmente, degli infiltrati”. Un tentativo di gettare fango su Emergency, e sul volontariato italiano, riconosciuto al mondo come il più generoso e professionale.

“Il governo italiano deve intervenire con la massima urgenza e determinazione”, afferma Rosy Bindi, presidente del Partito Democratico, “I tre operatori di Emergency arrestati dagli afghani devono avere tutta l’assistenza e il sostegno necessari, senza ambiguità e senza tentennamenti. E’ davvero incredibile fare i garantisti a oltranza in Italia e non essere altrettanto solerti quando si tratta di tre volontari all’estero. Tanto più che le insinuazioni e le accuse mosse nei loro
confronti si stanno rivelando, com'era peraltro evidente fin dall'inizio, fumose, contraddittorie e infondate. Anche su questo occorre fare chiarezza e
non basta sostenere che si è trattato solo di cattiva informazione”.

Per Piero Fassino, responsabile esteri del Partito Democratico: “Di fronte ad accuse tanto gravi da suscitare incredulità, è indispensabile il più rapido accertamento di quel che è effettivamente accaduto e di chi ne abbia davvero responsabilità, senza gettare ombre sulla preziosa opera sanitaria e umanitaria di Emergency, dei suoi medici e dei suoi operatorii. E – continua Fassino – è altrettanto indispensabile che le autorità afghane e l’Isaf forniscano informazioni precise sui medici arrestati, assicurando loro la possibilità di conferire con le autorità diplomatiche italiane”.

Vannino Chiti, Vice Presidente del Senato, ricorda che ''Gino Strada e Emergency sono da anni impegnati nell'assistenza delle vittime della guerra e della violenza. Meritano fiducia e sostegno''. E seppure non sia obbligatorio condividere le idee politiche di Strada, “l'Italia deve sentirsi orgogliosa degli interventi di Emergency nelle zone di guerra”
''Il governo – sottolinea il Vice Presidente – si attivi per assicurare la necessaria e doverosa tutela ai medici italiani. Non se ne lavi le mani abbandonandoli a se stessi”.

Rosa Villecco Calipari, vicepresidente dei deputati PD, ricordando le attività di Emergency sul territorio afghanosi chiede come si chiede: “Ora tre operatori sanitari di questa Ong italiana sono stati fermati con l’accusa di aver complottato per assassinare il governatore locale e l’Italia che fa? Aspetta e si rallegra delle smentite su una confessione che non c’è stata? Com’è possibile che il nostro esecutivo che partecipa alla missione Isaf con 3100 militari non sapesse assolutamente nulla di quanto stava avvenendo? Ma soprattutto, cosa intende fare da adesso in poi?”

Alessandro Maran, vicepresidente dei deputati PD, richiama alla prudenza chi “come il ministro La Russa, ha incarichi istituzionali e che oggi si spinge a parlare di infiltrati. In attesa di sapere la verità su Pagani, Garatti e Dell’Aira, ci auguriamo che il nostro governo prema su quello afghano perché si faccia immediatamente chiarezza. Gino Strada – continua Maran – fa bene a difendere il ruolo di Emergency in una terra dove anche oggi si sono contate numerose vittime civili. Mi auguro che anche lui pesi le parole per non mettere a rischio proprio quelle persone che lui è certo essere esclusivamente vittime di un complotto”.

Per Mauro Del Vecchio, senatore PD e già comandante della missione Isaf in Afghanistan, “In una vicenda incredibile come quella dell'ospedale di Lashkar Gah, da un lato non va assolutamente messa in discussione l'opera generosa e preziosa di Emergency in favore della popolazione afgana, che da oltre trenta anni cerca di uscire da una situazione di grave sofferenza. Dall'altro lato, vanno considerati leciti gli accertamenti di polizia necessari per chiarire le responsabilità di chi può essere coinvolto nella vicenda, fermo restando che ciò deve avvenire nell'assoluto rispetto dei diritti degli operatori umanitari, di cui il governo italiano deve farsi garante”.

Antonio Rugghia, capogruppo del Pd nella commissione della Difesa della Camera, chiede al Governo di: “chiarire perché tanta timidezza di fronte ad una vicenda che si sta rivelando una montatura ed il cui unico risultato sarebbe quello non solo di screditare l’opera dei volontari di Emergency ma di gettare ombre anche sul nostro Paese”.

Walter Veltroni, esprime la sua solidarietà al fondatore di Emergency: “Conosco e so come lavora Gino Strada. Così so come lavorano anche le sue
organizzazioni: la loro missione è sempre stata di pace, vicini alle popolazioni civili, vicini a chi soffre e ha necessità di essere soccorso. Per questo esprimo a Gino Strada la mia solidarietà”

Per Davide Zoggia, membro della direzione del PD, “Ci troviamo innanzi ad accuse gravissime che lasciano sinceramente stupiti. Data la delicatezza della situazione, è necessario che si faccia chiarezza in maniera inequivocabile su cosa realmente sia accaduto, evitando di coinvolgere in un indiscriminato gioco al massacro anche Emergency, la sua opera umanitaria e il fondamentale lavoro svolto dai suoi medici ed operatori. Ora è necessario che il governo italiano intervenga sul governo afghano e sull’Isaf per un pieno accertamento della verità perché è in gioco, tra
l’altro, anche il ruolo e la cedibilità del nostro Paese”.

“Nessuna persona sana di mente può ritenere probabile che un’organizzazione come Emergency con il suo personale medico italiano impegnato in azioni si soccorso umanitario, possa essere parte attiva in un complotto nei confronti di un governatore afghano.” Dichiara Ermete Realacci e continua chiedendo al Governo italiano, “un’attivazione su tutti i fronti diplomatici, incluso quello interno all’alleanza, per un sollecito chiarimento della vicenda e la liberazione degli italiani fermati”

I senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante: “I tre operatori di Emergency devono ricevere dal governo italiano la massima assistenza e tutto il sostegno, senza se e senza ma. Non si può che constatare come in queste ore il centrodestra e il governo abbiano tentato di strumentalizzare la vicenda, col fine per nulla nascosto di delegittimare l’azione di Emergency, che da anni svolge una fondamentale azione nei più tragici teatri di guerra, curando tutti coloro, senza nessuna distinzione, sono vittime dell’atrocità dei conflitti. L’opinione pubblica italiana, molto scettica sulle accuse formulate nei riguardi dei tre cooperanti, segue con grande attenzione la vicenda, e dunque il Governo ha il dovere di tenere informato il Parlamento.”

Giovedì sarà discussa un’interpellanza urgente a Montecitorio, con cui il Partito Democratico chiede certezze sulla vicenda. Dal ministro Frattini, i vicepresidenti Ventura, Maran e Villecco Calipari, la componente dell’Ufficio di presidenza Amici, i capigruppo delle commissioni Esteri e Difesa Tempestini e Rugghia e i deputati Pd delle due commissioni, vogliono sapere: “se esiste una correlazione tra le dichiarazioni recentemente rilasciate da Gino Strada circa la mancata considerazione delle proposte di apertura di un corridoio umanitario per l'evacuazione dei feriti da parte delle Forze Isaf e i fatti accaduti in queste ore?”. Domandando, inoltre se “il Governo sia stato preventivamente informato dalle autorità locali o da appartenenti alle Forze multinazionali presenti in Afghanistan di quanto stava per accadere nei confronti di alcuni connazionali e quali siano le motivazioni per cui il nostro Governo non ha ritenuto necessario di dover assumere una tempestiva iniziativa diplomatica nei confronti delle autorità afgane al fine di chiedere l’immediato rilascio delle persone arrestate”.

Intanto gli ex colleghi di Matteo Pagani del GUS. Gruppo Umana Solidarietà, lanciano un appello: “Come tutti sappiamo da sabato 3 operatori italiani che prestano la loro professionalità in Afganistan, sono in regime di custodia a seguito di una perquisizione presso l’Ospedale di Lashkar Gah gestito dall’Organizzazione umanitaria Emergency.
Le accuse a loro carico sono gravissime e coinvolgono un nostro carissimo amico e collega, Matteo Pagani.
Siamo certi che il Governo italiano, le autorità afgane e la stessa Organizzazione Emergency sapranno coordinarsi al meglio per chiarire l’assurda e spiacevole situazione creatasi. Per quanto ci riguarda, come firmatari e amici di Matteo, vogliamo sottolineare l’assoluto, certo e comprovato carattere umanitario della sua missione in Afganistan. Tutti noi abbiamo potuto constatare negli anni e durante le missioni in Sri Lanka e Argentina, la natura spensierata e intelligente di Matteo che è la prova più solida che possiamo apportare a suo favore in questa incredibile vicenda. Siamo altrettanto certi dell’impegno costante del nostro Ministero degli Esteri nella ricerca della verità.
Forza Matteo!
Per aderire: matteoliberosubito@gmail.com

Fra. Mino.

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