Il Pd ha presentato un'interrogazione parlamentare al ministro Fazio, per fare chiarezza sul caso della morte della bambina nigeriana, di 13 mesi, avvenuto dopo il presunto mancato ricovero nella struttura ospedaliera di Cernusco
Sanità, la discriminazione che uccide
Rachel Odiase aveva 13 mesi. Poco più di una anno, una sorella di due anni e due genitori nigeriani. Rachel non sapeva ammalandosi, che quando suo padre, 6 settimane prima, aveva perso il suo posto di lavoro lei aveva perso il suo diritto alla salute.
Si chiamava Rachel Odiase ed è morta il 5 marzo scorso all’ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio, probabilmente perché la sua tessera sanitaria non era stata rinnovata.
“Abbiamo proposto una interrogazione parlamentare al ministro Fazio, per fare chiarezza sul caso della morte della bambina nigeriana, di 13 mesi, avvenuto dopo il presunto mancato ricovero nella struttura ospedaliera di Cernusco. Per capire le motivazioni, in merito al comportamento, degli operatori dell'Azienda Sanitaria di Cernusco in provincia di Milano. Crediamo che sia giusto comprendere bene come siano andate le cose accertando tutte le eventuali responsabilità, anche attraverso un’inchiesta interna del Ministero della Salute”.
Così i deputati del Pd Emanuele Fiano, Presidente del Forum Sicurezza, Livia Turco, Presidente Forum Immigrazione, Barbara Pollastrini, Andrea Sarubbi, Antonio Misiani.
L’ospedale smentisce di aver rifiutato le cure a causa della tessera sanitaria scaduta, mentre il senatore del Pd Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale annuncia di aver dato disposizioni ai Nas perchè aprano un'istruttoria sul caso.
Perché quando nella notte del 3 marzo i suoi genitori, preoccupati dai violenti attacchi di vomito della piccola sono andati in ospedale a lei e la sua tessera sanitaria scaduta non sono state date le cure che meritava. Ancora non sappiamo di cosa sia morta Rachel, sicuramente di Burocrazia.
Portata all’ospedale “Uboldo” di Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, dal 118, dopo una breve visita, “non l’hanno neanche spogliata”, dice la madre, è stata dimessa con la prescrizione di una medicina e il certificato che riporta la dicitura. “buone condizioni generali”. Ora d’entrata 00.39, uscita alle 00.45. 6 minuti, tra accettazione e visita.
La coppia vaga in cerca di una farmacia di turno, senza trovarla. Intanto sono le 2 di notte e Rachel sta sempre peggio. Sempre più spaventati e preoccupati i genitori tornano al pronto soccorso, vogliono che sia visitata e ricoverata se necessario. E qui la notizia: “Non possiamo visitarla ancora o ricoverarla. La tessera sanitaria della bambina è scaduta”
Tommy Odiase, il padre della piccola, è in Italia da 13 anni, ha un permesso di soggiorno da residente che deve rinnovare ogni sei mesi ma che scade in caso di disoccupazione. Per ottenere il rinnovo della tessera sanitaria per sé e le sue due figlie, deve presentare una serie di documenti che ne attestino la posizione, fra i quali la busta paga dell’ultimo mese. Licenziato sei settimane prima, la pratica si è trasformata in un incubo.
Al rifiuto dei medici, il padre, s’infuria. Urla, vuole attenzione. Allora, qualcuno dell’ospedale chiama i carabinieri, per allontanarlo. L’intervento delle forze dell’ordine porta ad una soluzione momentanea: Rachel viene ricoverata in pediatria. Sono le 3 di notte, “ma fino alle otto del mattino nessuno la visita o le somministra alcuna flebo, nonostante nostra figlia avesse fortissimi attacchi di dissenteria e non riuscisse più a bere nulla”, raccontano i genitori. La sera del giorno dopo la situazione è critica, accanto al lettino spunta un monitor per tenere sotto costante controllo il battito cardiaco.
Sono le cinque e mezza, dopo mezz’ora di manovre di rianimazione, non c’è più nulla da fare, Rachel è morta.
Ci si chiede se nel 2010, in Italia, nella civilissima Lombardia, si possa ancora rifiutare le cure ad una bambina, perché la sua tessera sanitaria è scaduta. Ci si chiede, se lo domandano i genitori, se sarebbe accaduta la stessa cosa se Rachel fosse stata figlia d’italiani.
I carabinieri hanno acquisito le cartelle cliniche, gli Odiase hanno denunciato i medici e l’ospedale per omicidio colposo e la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta con la stessa accusa contro ignoti. I risultati dell’autopsia saranno pronti il 12 maggio. Ma intanto sappiamo che Rachel è morta di burocrazia e indifferenza. “Fatti del genere non dovrebbe verificarsi in un paese civile. Mi domando sulla base di quale indirizzo i responsabili della struttura ospedaliera di Cernusco abbiano rifiutato le cure a una bambina di 13 mesi opponendo un mero impedimento burocratico. Mi domando quale sia la mente perversa e potenzialmente omicida che ha congegnato una tale indicazione”. E' durissimo jean leonard Touadi, deputato democratico di origine congolese: “Ho presentato un'interrogazione al
Ministro della Salute Fazio, chiedendogli di spiegare quanto accaduto. Stessa richiesta andrebbe rivolta al Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, sempre prodigo di parole a difesa della vita e della famiglia. Questa vicenda dimostra ancora una volta
che il germe letale della discriminazione si sta sempre più
diffondendo in Italia. Questo clima di diffidenza e
discriminazione legalizzata dello straniero può uccidere”.