In occasione del secondo Festival della filosofia

A cura di G. Scigliano/Assunta Verrone

In occasione del secondo Festival della filosofia, il Comites di Hannover ha organizzato presso la Galleria “Gallo Nero” una mostra collettiva di pittori internazionali ispirata dal romanzo di I. Calvino “Le città invisibili”.

Il Vernissage sarà domenica 11.04.10 ore 16,00

A porgere il saluto saranno la Reggente del Consolato Generale d’Hannover Dott. ssa Cuccaro,

il Sindaco di Hannover Sig.ra Ingrid Lange ed

il Presidente del Comites Hannver Dott. Scigliano.

Seguirà un rinfresco offerto dalla Galleria

La Finissage sarà il 14.05.10 alle ore 17 : Riflessioni sulle città invisibili:
a cura della dott.ssa Chiara Santucci (Presidente della Società Culturale Italo Tedesca

Galleria Gallo Nero, Groß-Buchholzer Kirchweg 72, 30655 Hannover Tel. 0511 5463434

Non è semplice dare un volto a città invisibili. Tutti sono certi della loro esistenza, ma come fare a scoprirle e poi perché scoprirle? Alcune comunità scompaiono al primo raggio di luce o di ragione, erano lì un minuto fa e non ci sono più, ci piace pensare che ci aspettano all’infinito, sono presenze comode all’anima, rifugi, uscite di sicurezza „per l’occasione che…“. E poi ci sono anche abitanti e fondatori di città invisibili e virtuali, e anche custodi e servitori che le proteggono dalla violenza, dalla banalità e dall’oblio.

Il romanzo di Calvino è un’ispirazione e al tempo stesso un pretesto per interiorizzare questa necessità di proteggere i nuclei, i noccioli, le reti sociali delle nostre città, senza di cui non avrebbe senso viverci. Sono le casse di risonanza, gli ziri di terracotta nascosti sotto i teatri greci, che amplificano le voci dei poeti e degli artisti.

Artisti partecipanti:

Shura Born-Kraeff (geb. Indonesien)
Sveta Bertram-Belash (Pamir, Mittelasien)
Marget Costantini (Italien – Deutschland)
Emilio Dettori (Italien)
Francesco Lamazza (Italien)
Tengezar Marini (Kurdistan)
Giuseppe Scigliano (Italien)
Robert Titze (Deutschland)
Assunta Verrone(Italien)

Shura Born-Kraeff conosce in prima persona tante culture amiche e non, quasi come Marco Polo. Per lei la città è una donna dal corpo arido e sabbioso, chinata su di un fiumiciattolo gracile, in cui scorre una presenza femminile, debole e da proteggere come oggi tutte le risorse naturali. Ci ricorda la metafora di Heidegger, per cui abitare implica una dimensione intima, di ricerca di pace, di patria.

Svetlana Bertram-Belash dà un volto alle città della memoria di Calvino: gli occhi di un’icona russa sono circondati da architetture medievali dell’europa cristiana e da vicende misteriose di avventurieri e predatori a cavallo.

Margret Costantini presenta Ottavia, la città dai mille canali e Zenobia la città sospesa.

Emilio Dettori presenta invece Dorotea una donna-città proibita e superprotetta.

Per Francesco Lamazza le forme si dissolvono in accostamenti di colore puro.

Tengerzar Marini usa la metafora della „rosa nascosta“ per la città, realtà da scoprire strato per strato.

Giuseppe Scigliano sottolinea la dimensione personale intima e nascosta della città, tutto quanto sta intorno scompare come un sipario dietro la corsa in due nella vita.

Robert Titze espone quadri dai colori freschi, acquarellati, trasparenti che ricordano la luce e le forme piatte a strati orizzontali di tappeti orientali.

Assunta Verrone raffigura la città melograno Safira, che ritroviamo già nel Milione di Marco Polo sotto il nome di Comadi. Essa ci ricorda le città viste dall’aereo appiattite e luccicanti come i grani di questo frutto misterioso, causa del peccato originale (sembra che Eva abbia offerto ad Adamo un melograno e non una mela, che a quel tempo non esisteva ancora). Un altro suo quadro mette in luce i custodi invisibili delle città: portieri di squadre di calcio che parano palloni invisibili, pronti sempre a saltare sulle loro ombre.

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