Via libera al legittimo impedimento

Il Premier: “Pronti a parlare con l'opposizione per le riforme”Sul legittimo impedimento c'è la firma di Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica ha infatti promulgato il disegno di legge che prevede lo scudo processuale di 18 mesi per il presidente del Consiglio e per i ministri. Il provvedimento, approvato in via definitiva dal Senato il 10 marzo scorso, entra in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.Insomma, il legittimo impedimento è stato visto dal Colle come l'inizio di una leale collaborazione tra politica e giustizia, anche se i pm milanesi titolari dei processi che vedono imputato Silvio Berlusconi (diritti tv di Mediaset, caso Mills e vicenda Mediatrade), Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, hanno concordato da tempo la linea da seguire in diversi incontri avuti con il capo della procura Manlio Minale e hanno ribadito che solleveranno la questione di costituzionalità di fronte alla Consulta. Soddisfatti governo e maggioranza per la firma del capo dello Stato. Durante l'ufficio di presidenza del Pdl Silvio Berlusconi ha voluto ringraziare Napolitano “Ora avremo tre anni per governare in modo sereno”, ha spiegato il premier Ed il primo banco di prova è quello delle riforme costituzionali: “Il semipresidenzialismo è il modello che ci appare più opportuno”, dice il Cavaliere illustrando gli accordi presi nella cena con la Lega Nord: “Ad Arcore ci siamo trovati assolutamente d'accordo con Bossi anche sul percorso”, dice il premier spiegando che le linee guida sottoposte da Roberto Calderoli al presidente della Repubblica altro non sono se non il frutto del vertice fra Lega e lo stato maggiore Pdl.Una bozza quella arrivata sul tavolo del Colle ancora tutta da definire nei dettagli: “Abbiamo discusso con il ministro delle Riforme Bossi e con Calderoli di una riforma semipresidenzialista, esiste una bozza di cui io ero in possesso da tempo e Calderoli con un gesto di cortesia nei confronti del Capo dello Stato, che ci aveva più volte sollecitato ad operare nella direzione di riforme condivise”, l'ha illustrata al Quirinale. In sostanza, ha aggiunto Berlusconi, “abbiamo ritenuto di presentare al Capo dello Stato” questo testo “per coinvolgerlo in questa discussione”. Il premier ha chiamato in causa anche Pd e Udc. Un incontro con l'opposizione sarebbe “auspicabile” perché, sulle riforme, l'obiettivo è arrivare alla maggiore condivisione possibile.Capitolo a parte è quello dell'Udc. Se nel corso della campagna elettorale i centristi erano finiti nel mirino del Cavaliere accusati di fare la cosiddetta “politica del doppio forno”, ora i toni cambiano. Il voto osserva il premier dimostra come “l'Udc se si allea con la sinistra dimezza i suoi voti mentre con noi li raddoppia”. Semipresidenzialismo ed Udc a parte, per il premier una delle priorità del governo è la riforma fiscale. “Abbiamo fissato una sorta di agenda ed intendiamo rispettare i tempi per ogni riforma”. Si parte dal fisco “la riforma che interessa di più alla gente” anche perché, ribadisce, “la riduzione delle imposte è nel nostro dna”. E i tecnici del Tesoro sono già al lavoro tenendo sempre conto del rigore dei conti”.”La seconda riforma da fare è quella della giustizia su cui i cittadini mostrano di essere preoccupati, ma anche qui noi lavoreremo ad un progetto che non avrà nessun carattere punitivo nei confronti di nessuno”. Silvio Berlusconi, incontrando la stampa a palazzo Grazioli, fa il punto sull'agenda delle riforme che la maggioranza intende portare a termine entro la legislatura. “Un progetto – ha aggiunto – che ci piacerebbe condividere anche con l'opposizione”. Il premier ha infine negato che vi sia un progetto che prevede di sottoporre alle direttive dell'esecutivo la magistratura inquirente: “é un'ipotesi che quando è stata evocata, come ipotesi di scuola, è stata negata all'unanimità da tutti, da me per primo”.I vertici del Pd sono scettici sul fatto che il centrodestra sia in grado di trovare a breve un punto di equilibrio interno che gli permetta di avanzare una proposta di riforma istituzionale, ma nel frattempo non vogliono far la parte della forza conservatrice degli attuali assetti ed anzi il segretario Pier Luigi Bersani incalza la maggioranza con una proposta precisa: si parta subito dai due punti condivisi da tutti, e cioè Senato federale e riduzione del numero dei parlamentari. “Sul Senato federale e sul taglio del numero dei parlamentari mi sembra di capire che il centrodestra ha parole univoche – dice Bersani – bene, cominciamo subito da questi due punti”.

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