Le contraddizioni russe

I rintocchi delle campane della crisi economica hanno rievocato nel cuore e nella mente dei russi gli anni turbolenti della presidenza Yeltsin, segnati dalla prevaricazione oligarchica di pochi privilegiati che, attraverso indiscriminate privatizzazioni hanno accumulato patrimoni maestosi dal nulla, sconvolgendo l’equilibrio sociale della nazione in maniera indelebile.
La debolezza di un sistema di potere incentrato sulla repressione di ogni forma contraria al governo manifesta una puerile instabilità, che si è tentato di oscurare, ma con scarsi risultati.
L'assassinio di Anna Stepanovna Politkovskaja, giornalista moscovita, simbolo della lotta intellettuale contro il “sistema” Putin, grazie ai suoi reportage sulla Cecenia e per il forte sostegno sul fronte diritti umani della popolazione russa, ha avuto una vasta eco in tutto il mondo. L’accusa che l’opinione pubblica e i media internazionali hanno lanciato nei confronti dell’ex funzionario del Kgb Vladimir Putin, di essere il mandante dell’omicidio della giornalista, ha gettato un’ombra sinistra sul sistema di potere che impera nell’ex Unione Sovietica.
Una Russia stabile economicamente e democratica rappresenterebbe, invece, un tassello vitale e basilare per la sicurezza globale e un contrappeso politicamente indispensabile al potere socio-economico degli Stati Uniti

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