Che brutto inizio di primavera. Quanti problemi socio/politici restano ancora in campo. Certo, perché da noi la situazione economica è sempre delicata e la crisi, nonostante le assicurazioni dell’Esecutivo, è ben lungi da un’accettabile conclusione. La disoccupazione resta a livello d’allerta e la ripresa produttiva proprio non la avvertiamo anche perché la promessa di probabile “rottamazione” dei vecchi elettrodomestici non risolverebbe. Tengono bene solo i prezzi dei generi alimentari che sono, in sostanza, gli stessi registrati nell’autunno scorso. La situazione, però, resta complessa. Se l’inflazione spicciola si è arrestata, i consumi si sono contratti. Manca la fiducia ed il prezzo del denaro resta troppo alto. L’Italia del nuovo Millennio si è adeguata solo in apparenza ai tempi; la sostanza resta quella di fine novecento. Del resto, Berlusconi non è onnipotente e gli uomini politici non sono infallibili. Né a destra, né a sinistra. I problemi da risolvere, in definitiva, sono ancora parecchi e la Maggioranza, pur con molta creatività, non può permettersi di dormire sugli allori. Questo sia subito ben chiaro. I partiti della Seconda Repubblica sono figli, più che legittimi, della Prima. Non solo negli apparentamenti politici, ma anche negli uomini che li rappresentano. Il cambio generazionale non c’è stato e non era neppure previsto. I tempi di “Tangentopoli” sembrano lontanissimi; ma i corrotti ed i corruttori non sono scomparsi. Come a scrivere che c’è sempre chi si vende e chi è disposto ad acquistare. Così, da anni, non ci accontentiamo più di commentare la facciata che caratterizza gli eventi. Gli italiani pretendono, ed a ragione, di vederci chiaro. La Repubblica è dei cittadini e chi li rappresenta dovrebbe rendere maggior conto del suo operato. Purtroppo, non sempre è così. Le incertezze per il futuro non consentono radicati ottimismi. Non neghiamo che nel Bel Paese c’è chi vive bene, ma non possiamo sottacere la posizione, sempre meno sopportabile, di chi vive male e senza prospettive per il futuro. Il divario sociale è meno dissimile che per il passato. La classe media non esiste, in pratica, più. Si è, invece, ampliato l’abisso dei redditi al limite della sopravvivenza ed è fiorita, anche se d’italica tradizione, l’arte dell’arrangiarsi. In dieci anni, la moneta unica ha messo in “riga” tanti piccoli risparmiatori e lo “scudo fiscale” ha ridato fiducia agli evasori. Insomma, i conti non tornano anche perché sono stati male incolonnati. Se far politica significa, come dovrebbe essere, interessarsi ai problemi degli altri, a noi sembra che gli “onorevoli” pensino soprattutto alla loro convenienza. Prima di riformare il nostro sistema giudiziario, si dovrebbe, infatti, affrontare quello previdenziale e fiscale. Insomma, la saga dei “poveri” ricchi è ben lungi dall’essere tramontata. C’è poco a stare allegri. Quando il Potere Esecutivo, a colpi di “fiducia”, riesce a contare di più di quello Legislativo, dovremmo ben riflettere. Se, poi, anche il Potere Giudiziario è avvelenato dalle fazioni, ci sembra proprio il caso di voltare pagina. Insomma, per cancellare tanti legittimi dubbi, appare indispensabile pretendere chiarezza da parte di tutti. La storia infinita d’Italia ha da trovare un capo ed una coda. In caso contrario, non resterebbe che la strada del voto. La democrazia non può trasformarsi in un contenitore svuotato. Cambiare indirizzo non è impossibile, anche se, alla luce dei fatti, lo riteniamo improbabile.