Bersani al presidio dei lavoratori ex Eutelia: “Stiamo con chi non ce la fa. Dal governo parole, dal PD proposte per il lavoro”
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Parlando del dibattito, nato su proposta del PD, Bersani aveva detto ai lavoratori di Eutelia: “Oggi il governo arriverà con le parole non con i provvedimenti ma finalmente dopo molti mesi siamo riusciti ad ottenere una discussione sulla situazione reale del paese. Noi cercheremo di portare i riflettori sulla situazione reale a partire dal problema del lavoro con le nostre proposte sui redditi, gli ammortizzatori sociali e con proposte per dare lavoro”.
E' andata proprio così.
Tra le bandiere rosse della Fiom e della Cgil ed i vessilli dei metalmeccanici Cisl e Uil, microfono alla mano, Bersani ha criticato duramente il governo per una politica industriale “demenziale” che per il 2010 sul 2009 ha previsto “nove miliardi in meno di investimenti pubblici in piena recessione. E' un'assurdità – dice – a cui bisogna rimediare”.
Bersani punta il dito sulla prospettiva con cui l'esecutivo ha affrontato la crisi economica: “Loro prestano orecchio a quelli che ce la fanno, noi a quelli che non ce la fanno o rischiano di non farcela, perché è con la gente al fronte oggi che mangeremo domani, visto che senza lavoro, imprese e consumi non c'è Italia. Chi è oggi al caldo non può dare futuro al Paese”. E i lunghi striscioni dei lavoratori e del sindacato annunciano che “il tempo è scaduto”. Ai 2000 lavoratori dell'Eutelia Bersani spiega che la prima cosa da fare è separare
“l'impresa dalla proprietà attuale che è assolutamente improponibile”. Poi rientra a Montecitorio per tenere l'intervento che accompagna la presentazione della mozione di cui è primo firmatario.
Le ossessioni di Berlusconi bloccano l'Italia. Lo fanno quelle televisive quanto quelle giudiziarie per il segretario del PD, che denuncia “un governo troppo preso da queste vicende per poter affrontare le emergenze del Paese a partire da quella del lavoro e dalla crisi. Il problema non siamo noi, che vogliamo essere il partito della legalità e non dei giudici – ha detto Bersani – ma il fatto che siamo sempre intorno ai problemi del premier e alle sue ossessioni giudiziarie e televisive”. Da qui l’ironico appello al premier a usare il telefono diversamente: “Se una trasmissione non le piace cambi canale e telefoni ai problemi del Paese! A chi sta bene – ha detto Bersani in aula riferendosi allo scudo fiscale e alle misure fin qui adottate dall’esecutivo – il bel tempo lo garantite, a chi sta nei guai il bel tempo lo promettete”. Insomma, invece dell’immobilismo di governo servirebbero azioni forti: “Discutiamo subito di fisco più equo – ha incalzato Bersani – non tra tre anni. Non ci dite che non si può far nulla per equilibrio di bilancio, noi di bilanci ce ne intendiamo.
I 6 errori del governo.
Bersani ha rinfrescato a Berlusconi & Tremonti la memoria sulle cose che hanno fatto nell'annod ella crisi economica più grande dal '45: “Primo: avete realizzato il megacondono per gli evasori e per gli esportatori di capitali. Secondo: avete previsto un paio, o tre miliardi di euro per Alitalia. Terzo: avete incassato 20 miliardi di euro di IVA in meno in due anni. Quarto: avete aumentato la spesa corrente per beni e servizi della pubblica amministrazione di 12 miliardi di euro in due anni. Quinto: avete tagliato 8 miliardi di euro alla scuola in tre anni con il risultato, spero che vi sia arrivata notizia tra i banchi del Governo, che le famiglie italiane, per la scuola dell'obbligo, stanno contribuendo agli strumenti didattici, alla carta igienica e alla supplenza degli insegnanti. Vi è arrivata notizia di questo piccolo particolare? Infine, avete iscritto nel bilancio del 2010, 9 miliardi di euro in meno di investimenti rispetto al 2009, nel pieno della più grave recessione che abbiamo dal 1945”.
Le proposte del PD.
Ovviamente dopo aver contestato la politica sbagliata del governo Bersani ha riassunto le nostre proposte: un grande piano di piccole opere, l'apertura di 2-3.000 cantieri comunali. Su questo punto si è rivolto alla Lega direttamente, chiamando per nome und eputato: “Gibelli, ma lo sapete che, secondo i dati Cresme di gennaio e febbraio, i cantieri dei comuni sono calati, sono in recessione, in piena recessione, del 30% rispetto all'anno scorso? Lo sapete che da quando c'è il federalismo delle chiacchiere i comuni non sono mai stati peggio? E ancora, Gibelli, e mi rivolgo alla Lega: è triste, ripeto, è triste vedere il Carroccio che va con l'imperatore e gli tiene la sedia, è triste, è molto triste!”. Poi ha continuato con le proposte di incentivi per l'efficienza energetica, con il ripristinod egli scravi al 55%, ed il ripristino delle politiche industriali in tutti i settori, con le riforme indicate dall'Antitrust. Infine bisogna dare spinta ai consumi, dando un po' di soldi in tasca a chi ha assolutamente bisogno di spenderli, ai redditi più bassi.
Poi ha ammonito: “Attenzione, adesso sotto le elezioni, tirate fuori 300 milioni di euro di incentivi: un ottavo di quello che si è speso per Alitalia. Con questa storia – arrivano o non arrivano gli incentivi – sono tre mesi che il mercato è fermo: nei mobili, nell'auto, nei carri agricoli, nei tricicli! Insomma, quando verranno fuori, ormai il danno sarà più del vantaggio che ne verrà. Cerchiamo di tenere conto di queste cose. E ancora: le riforme, il fisco (subito!), la lotta all'evasione fiscale, fisco più equo e non fra tre anni, discutiamone! Discutiamo di ammortizzatori e di norme sul lavoro, e non deregoliamo il lavoro! Cos'è che vi fa pensare, come quindici anni fa, che il problema sia la rigidità e il costo del lavoro? Ma venite da Marte? Non è questo il problema, ve lo dice chiunque che non è questo il problema. E non diteci che non si può fare nulla, che non ci sono i soldi e gli equilibri di bilancio. Metteteci più coraggio, metteteci più responsabilità! Noi siamo qui con le nostre proposte”.
Intercettazioni, RAI ed elezioni.
Per il Pd anche il quadro che esce dalle intercettazioni sulla vicenda Rai-Agcom, con il premier ossessionato da Annozero e da Michele Santoro, desta preoccupazione: “Il paese sta subendo una deformazione democratica – ha detto Bersani – che non ne aiuta la crescita e non ci consente di ragionare sui grandi temi. È una deformazione negativa che alla lunga può diventare pericolosa per questo paese. È desolante vedere un capo del governo che passa il suo tempo attorno a trasmissioni più o meno fastidiose – ha incalzato Bersani – che per tutti i leader mondiali, naturalmente in paesi democratici, sono abituati a vedere”.
C’è poi un timore specifico che riguarda la campagna elettorale, anche in vista della manifestazione del Pdl di sabato prossimo: quello che il governo punti alla «bolgia», secondo le parole del vicecapogruppo Alessandro Maran, che assieme ad Emanuele Fiano si è detto preoccupato dei reiterati allarmi lanciati da ministri (oggi di nuovo Frattini) di un attentato a Berlusconi analogo a quello subito da Tartaglia. In passato il «vittimismo» di Berlusconi lo ha premiato sul piano elettorale. «È inutile – chiosa Bersani – che Berlusconi faccia la vittima, il problema è come fa il capo del governo. Ogni giorno c’è un episodio diverso ma gira intorno al problema di come il premier svolge il suo lavoro».