Il settimanale Tempi del 17 marzo, diretto dal cattolico Luigi Amicone, si spertica negli elogi a Susanna Tamaro, “la scrittrice italiana più letta nel mondo, l'unica il cui successo sia paragonabile a quello di Oriana Fallaci. Oltre sedici milioni di copie vendute…”. E riporta alcune profonde riflessioni della scrittrice, come: “Se diamo credito alla stampa, viviamo in un paese di mandrilli assatanati che passano il loro tempo a organizzare festini da basso impero…E' il perverso piacere di vedere distrutta la vita altrui. E' il gusto sottile della gogna…Ci vogliono imporre il matrimonio omosessuale, ma poi ci mandano alla gogna se finiamo a letto con la fanciulla consenziente”. A dar retta a Susanna, viviamo in un paese di perversi che godono nel vedere distrutta la vita altrui. In un paese dove si vuole imporre (ma che dice?) il matrimonio omosessuale. Non sfiora neppure lontanamente la sua mente il pensiero che lo scandalo non è che qualcuno vada a letto con la fanciulla consenziente, ma che quella fanciulla sia il grazioso regalino in cambio di favori illeciti elargiti da signori della politica e delle istituzioni. Altra profonda riflessione della scrittrice riguarda il caso Englaro: “Io non so cosa possa accadere in certi stati vegetativi, però ho timore ad agire con brutalità. Oggi, invece, basta la carta bollata del tribunale per spegnere una vita”. Nel caso di Eluana Englaro non è svanita una vita, ma qualcosa di assai peggio della morte, e non è stata la carta bollata a spegnere una vita, giacché a farla svanire fu un incidente stradale avvenuto diciassette anni addietro. Brutalità è protrarre per anni e anni ostinatamente e inutilmente un processo di morte.
Miriam Della Croce