Come la guerra alla droga targata Usa ha trasformato il Guatemala in un ‘narco-Paese’

di Pietro Yates Moretti

E' la tipica storia di corruzione legata al proibizionismo. Baltazar Gomez, capo della polizia del Guatemala, e Nelly Bonilla, zar antidroga, sono stati arrestati con l'accusa di essere coinvolti nel traffico di stupefacenti e complicità nell'omicidio di cinque agenti di polizia, morti in una sparatoria con i narcos.
Gli arresti avvengono il giorno dopo la denuncia dell'ex viceministro degli Interni guatemalteco, Francisco Cuevas, secondo il quale nel Paese esisterebbero almeno due “Squadre della morte” che opererebbero in seno alla polizia.
Gonzalez non è il primo capo di polizia ad essere arrestato per legami con il mondo del narcotraffico. Lo scorso anno era toccato a Porfirio Perez, sospeso e poi arrestato per essersi intascato diverse centinaia di migliaia di dollari sequestrati ai corrieri della droga.
La decapitazione dei vertici dell'antidroga del Guatemala non poteva giungere in un peggior momento per il Governo del Presidente Alvaro Colom. Fra qualche giorno, infatti, si terrà un vertice insieme al Segretario di Stato Usa Hillary Clinton. Al centro del vertice lo stato della guerra alla droga in America Latina.

E il quotidiano Guatemala News chiede ora la legalizzazione delle droghe quale unica strada percorribile. “Le strategie antidroga mal concepite dagli Stati Uniti e implementate in Colombia e Messico hanno trasformato il Guatemala in un narco-Paese dove la corruzione e l'infiltrazione dei narcos sta raggiungendo i livelli più alti, non solo della Polizia e delle Forze armate, ma anche del Governo… Suggeriamo di legalizzare le droghe; il Guatemala potrebbe riscuotere le tasse e divenire un beneficiario e non una vittima del problema della droga che nasce direttamente dalla domanda negli Usa. Se gli Stati Uniti hanno un altro piano che può essere implementato nel 'mondo della realtà' e non solo sulla carta -scrive ironico il quotidiano criticando la fallita politica antidroga del gigante nordamericano- con risorse finanziarie adeguate per risolvere questo problema efficacemente, siamo pronti ad ascoltare e a sostenerlo. Ma continuare sulla stessa strada non è più possibile.

Frank O. Mora, del Dipartimento di Stato statunitense per gli Affari esteri dell'Emisfero Occidentale, aveva ammesso che vi sono conseguenze impreviste della guerra alla droga nelle Americhe: “Non l'avevamo neanche lontanamente previsto, ed è una conseguenza sorprendente: la guerra alla droga in Colombia, Messico e Caraibi sta spingendo i narcotrafficanti a rifugiarsi nell'America centrale, con effetti potenzialmente destabilizzanti per la regione. Negli Stati Uniti -ma non solo qui, anche in tutto l'emisfero, infatti l'intera comunità internazionale- si dovrebbe riflettere su ciò che questo comporta, non solo per noi, ma per la stabilità di tutti i Paesi dell'America centrale”. Con la crisi economica e le guerre in Afghanistan e Iraq, ha continuato Mora, il Dipartimento di Stato non ha le risorse per investire in programmi di guerra alla droga in America Centrale, alla stregua di miliardi di dollari che ogni anno vengono dati alle autorità colombiane e messicane.

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