«BERSANI HA CAPITO CHE NON SAREMO LA MARGHERITA DEL 2010»

Casini: abbiamo scelto di sporcarci le mani, ora Berlusconi è senza alibi

Intervista al leader dell'Udc: si è optato per il male minore, così freniamo la maggioranza sul processo breve
ROMA – «In politica bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà, anche scegliendo il male minore. Noi lo abbiamo fatto, ci siamo sporcati le mani. Altri hanno cercato di salvarsi la coscienza facendo le anime belle…». Non è una difesa, ma un contrattacco quello di Pier Ferdinando Casini. Accusato di aver spaccato il fronte delle opposizioni, di aver siglato con Berlusconi la vera intesa -quella sulla giustizia, quella che conta -, il leader dell’Udc nega che sia in corso un riavvicinamento al centrodestra o una rottura con il centrosinistra. Perché «la nostra scelta nasce dal senso di responsabilità, dalla coerenza con la nostra storia, e dalla convinzione che sia giunta l’ora di togliere al governo l’alibi della persecuzione di Berlusconi».
Insomma, avete offerto una ciambella di salvataggio al premier per vedere se davvero sa nuotare?
«La prima cosa da dire è che è stato sconfortante il dibattito su questa legge: a parte noi, sembrava che il tempo si fosse fermato 15 anni fa, con una sinistra inevitabilmente sospinta nel giustizialismo che fa finta di non capire che Berlusconi è un problema oggettivo, e un centrodestra che rispolvera i toni di rivalsa dei momenti più duri. Questo non è un Paese normale, e noi stiamo cercando di farlo uscire dal pantano».
Con una legge sul legittimo impedimento?
«Il provvedimento non ci piace, ma siamo contenti di aver limitato i danni che avrebbe potuto provocare, e di aver dissuaso la maggioranza dal proseguire a spron battuto sul processo breve che per noi è un provvedimento gravissimo».
Perché non avete votato sì?
«Perché è vero che la legge è un ponte tibetano sul quale hanno tentato di salire in troppi: la volevano per i sottosegretari, alla fine ci hanno messo iministri, ma più si estende un provvedimento così, più lo si indebolisce. Perché il vero problema irrisolto è quello di Berlusconi, e non averlo affrontato alla radice finora ha portato a non avere una seria riforma della giustizia ma una sfilza di leggine inutili e dannose».
Con questo salvacondotto a Berlusconi cosa spera che cambi?
«Vogliamo far cadere l’alibi di una maggioranza che non rende mai conto del suo operato e non si assume le proprie responsabilità perché si trincera dietro la persecuzione contro Berlusconi. Bersani pone giustamente le questioni del lavoro, della crisi, ma se non si sgombra il campo dal macigno del problema giustizia del premier, non si fa alcuna riforma e non si costringe il governo a rispondere al Paese».
Il prossimo passo è l’immunità?
«L’immunità non è scandalosa in sè, l’hanno votata anche socialisti e popolari europei, esistono proposte di legge firmate da esponenti del Pd. Ma è chiaro che va vista come parte di un disegno organico di riforma della giustizia».
Oggi comunque vi accusano di aver aiutato Berlusconi con l’ennesima legge ad personam.
«So che la nostra è una scelta impopolare, e sarebbe stato più facile per noi far finta di niente e salvarci la coscienza. Ma se non a Di Pietro, le cui posizioni neanche commento, al Pd voglio dire che è un dovere confrontarsi con le anomalie di un sistema giudiziario che, come ho detto tra gli applausi di tutti in Aula, ha visto un uomo come Mannino subire un calvario giudiziario di 17 anni prima di essere riconosciuto innocente. E se questo è accaduto, forse qualcosa di strano c’è, forse un certo accanimento giudiziario c’è stato anche contro Berlusconi, che da parte sua anziché a risolvere i problemi della giustizia ha pensato solo agli affari suoi».
Onorevole Casini, non è che la tanto criticata politica dei due forni è a una svolta, e questo voto segna il vostro riavvicinamento al centrodestra?
«Guardi, il 60% degli italiani che voteranno a marzo si troverà davanti una Udc che va da sola, un’Udc che è uscita dalle giunte sicure di Veneto e Lombardia per coerenza con le critiche contro la Lega. E sulla giustizia la nostra posizione è sempre stata coerente: ci astenemmo anche sul Lodo Alfano. Non ci facciamo intimidire, né da Di Pietro che ci attacca per attaccare Bersani, né dal Giornale che ci insulta tutti i giorni. La verità è che diamo fastidio perché non siamo compiacenti con nessuno».
Però l’opposizione si è spaccata, voi e il Pd non siete mai stati così lontani.
«Una delle poche persone che ha capito esattamente come stanno le cose è proprio Bersani. Lui sa che ci stiamo muovendo come rappresentanti dell’opposizione, ma sa anche che noi siamo un centro che sta all’opposizione. In questi due anni le distanze tra noi e il Pd si sono accorciate, però restano. Noi la Margherita del 2010 non la facciamo».
Posizione difficile.
«Posizione scomoda, ma per gli altri. Per Berlusconi che ci vorrebbe come alleati ma che vede quanto non sia cosa facile, per la sinistra che vorrebbe altrettanto… Ma noi in questo sistema non ci stiamo, questo bipolarismo lo combattiamo. Lo voti chi ci crede, ma quelli non saremo noi».
Paola Di Caro
04 febbraio 2010

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