ALLA DERIVA?

E’ febbraio, ma gennaio sembra già lontanissimo. L’anno, bene o male, era iniziato con qualche sparuto segnale di disponibilità politica tra Maggioranza ed Opposizione. Dopo il varo della Legge Finanziaria 2010, in verità sofferto, quasi per tentare di minimizzare agli italiani il pesante fardello del debito pubblico, i politici erano tornati a discutere sulle riforme istituzionali. Apparentemente, avevamo registrato la volontà di rinnovamento. Ma solo apparentemente. L’avvicinarsi delle consultazioni regionali generali ci ha fatto ricadere nella realtà dei fatti banali. Quelli di sempre. Il PD non è più monolitico da tempo, ma anche il PdL ha iniziato ad evidenziati segnali di sofferenza. Berlusconi, a parer nostro, è rimasto coerente alla sua linea politica; meno, per la verità, i suoi alleati. Lega compresa, A poche settimane dal voto, l’unica “certezza” è l’”incertezza”. Sempre meno definiti i rapporti tra i tre poteri dello Stato e l’economia, dopo la lunga crisi del 2009, rischia una flessione anche più rovinosa. L’occupazione, come da scontate previsioni, resta carente e non ci sentiamo di segnalare reali riprese in nessun settore produttivo. I media, pur con qualche distinguo, restano di parte; così la realtà nazionale, per tentare di capirla, bisogna viverla in prima persona. Essere pessimisti non è buona scienza, ma essere realisti è per noi una necessità che abbiamo rispettato in oltre cinquant’anni d’attività pubblicistica. In mezzo secolo, non abbiamo mai preso le parti di nessuno. Abbiamo avuto scarsa “fortuna”. Ma siamo più contenti così. Per lo meno, non ci sentiamo dei riciclati. Il progressivo affossamento dello Stato sociale ci preoccupa e le “privatizzazioni” non ci sollevano. Come abbiamo scritto, solo l’”Incertezza” resta la vera realtà d’affrontare. L’accordo sul fronte del lavoro della scorsa primavera, tanto caro ai liberisti, è già superato. Entro il 2012, ci aspettiamo un’atra riforma previdenziale. Intanto, l’Esecutivo si muove tramite una serie di deleghe che, allo stato attuale, non rappresentano per nulla un buon segno. Non essere soli nella crisi recessiva, rafforza il nostro stato d’allerta. Gli accordi di programma, anche per una questione di principio, si dovrebbero sempre rispettare. Anche a rischio d’apparire impopolari. Del resto, le “manfrine” nazionali non hanno per nulla influenzato in positivo i mercati internazionali. Il segno negativo in UE è l’unico che si può notare in tutte le borse del Vecchio Continente. Anche se l’Italia non è più una barca alla deriva, non riusciamo a capire la rotta di questo nostro tribolato Paese. E’ improbabile, almeno sino all’autunno, un rimpasto del Governo. Ma prima della fine Legislatura ci sarà certamente. La politica delle promesse che non si possono mantenere farà le sue vittime e non solo tra i Ministri economici. Entro fine primavera, vedremo sino a che livello il Cavaliere potrà ancora contare sulla sua Squadra e sugli Alleati esterni. Il cambio del testimone non ci sarà. Nessun politico scaltro e smaliziato accetterebbe di guidare la nave Italia fuori delle secche tanto vicine alla rotta di collisione.

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