Informazione Il nuovo regolamento della Vigilanza Rai riduce la presenza in tv per i partiti più piccoli. Bersani: «Decisione da rivedere». I Verdi: «Ora intervenga Napolitano»
Fuori i piccoli partiti dalle tribune politiche nella prima fase della campagna elettorale, spazio invece alle tribune al posto degli approfondimenti nell'ultimo mese prima del voto.
Sono queste le novità più discusse del regolamento per la par condicio approvato martedì sera dalla commissione di Vigilanza Rai. Vediamone nel dettaglio i punti essenziali e le suddivisioni principali.
COMUNICAZIONE POLITICA. Le tribune devono assicurare “parita' di condizioni nell'esposizione di opinioni e posizioni politiche”. Nell'ultimo mese prima delle regionali possono entrare negli spazi di approfondimento.
Una delle norme più contestate dice infatti che “sono collocate negli spazi radiotelevisivi che ospitano le trasmissioni di approfondimento informativo più seguite, anche in sostituzione delle stesse, o in spazi di analogo ascolto”. Nella prima fase della campagna elettorale possono accedere alle tribune le forze politiche che abbiano un gruppo parlamentare (o presenti nel gruppo Misto), o due eletti al Parlamento europeo o presenti in Consigli regionali che rappresentino almeno un quarto degli elettori.
Restano fuori i “piccoli” che alle ultime Europee non abbiano raggiunto la soglia di sbarramento del 4%.
L'INFORMAZIONE. In par condicio è tenuta al rispetto “con particolare rigore'” dei principi di pluralismo, imparzialità, indipendenza, obiettività e della parità di trattamento fra tutti i soggetti, che spetta ai direttori di testata (cui vengono ricondotti i programmi), ma anche a conduttori e registi.
Anche i tg devono rispettare “rigorosamente la pluralità dei punti di vista” e direttori, conduttori e giornalisti devono avere “come unico criterio quello di fornire ai cittadini utenti il massimo di informazioni, verificate e fondate, con il massimo di chiarezza”.
Nell'ultimo mese le trasmissioni di informazione, esclusi i tg, devono uniformarsi ai meccanismi delle tribune.
LE PROTESTE. L'opposizione è sulle barricate. Il leader del Pd Pierluigi Bersani spiega: «La decisione della Vigilanza va rivista perché tocca profili di libertà. Non vedo incompatibilità tra il mantenimento di trasmissioni di approfondimento giornalistico affidate alla responsabilità dei conduttori e all'osservanza della Vigilanza e l'apertura nel palinsesto di finestre elettorali che mettano tutte le forze in parità di condizioni».
Duro il leader dei Verdi Angelo Bonelli, al sedicesimo giorno di sciopero della fame: «Il voto della Commissione di Vigilanza è vergognoso. Mi appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè non venga compiuto questo vero e proprio furto di democrazia ». In campo anche il fronte giornalistico: «Pretendere di oscurare i talk show della Rai perchè non si riesce a trovare un modo per regolamentarli in periodo di campagna elettorale è un atto grave verso il servizio pubblico e i suoi utenti», si legge in uno dei passaggi dell'ordine del giorno (primi firmatari Alberto Vitucci, Carlo Verna, Michele Partipilo, Marzio Quaglino, Pino Bruno), approvato poche ore fa dall'Ordine nazionale riunito a Roma.
da Terra