Vorrei riportare alcuni “Feed back” sul voto elettronico di alcuni On. Eletti all’estero e non apparsi sul portale di Ricky Filosa. Gli unici ad essere interamente in accordo e’ Massimo Romagnoli e Gugliemo Picchi. Nessuno di loro ha letto accuratamente la nostra proposta del voto elettronico, accolta di Antonio Razzi (IDV) Si tratta della solita informazione contagocce e circoscritta. La proposta di Razzi riguarda innanzitutto il voto equiparato. Inviterei i quattro intervenuti a dichiararsi sul voto elettronico libero da brogli e paritario..(cg)
Massimo Romagnoli
In parlamento nella scorsa legislatura per Forza Italia, si dice d'accordo sul voto elettronico. “Può essere una delle proposte. Se ne può parlare. Tutto ciò che può assicurare ordine e trasparenza al voto all'estero, credo debba essere considerato”
Salvatore Ferrigno
“Voto elettronico? Bisognerebbe aspettare altri vent'anni prima di arrivare a parlare di qualcosa del genere”. Lo dichiara a Gente d'Italia Salvatore Ferrigno, già deputato di Forza Italia nella scorsa legislatura, oggi parlamentare del PdL residente negli Stati Uniti, a proposito della proposta sul voto elettronico lanciata dall'On. Antonio Razzi, deputato dell'Italia dei Valori eletto in Europa e residente in Svizzera.
La maggior parte dei nostri connazionali all'estero – continua Ferrigno – è composta da anziani, persone che non hanno una grande dimestichezza con il computer. Il sistema elettronico non farebbe altro che discriminare il voto e impedirebbe a una grossa percentuale di elettori di esercitare il proprio diritto al voto”. “E poi – aggiunge – non è detto che in questo modo si evitino gli imbrogli…”. Secondo Ferrigno, per quanto riguarda il voto degli italiani all'estero, non si deve parlare nè di voto elettronico nè di seggi elettorali, ma di “un codice pin” personale e identificativo inserito nel tagliando elettorale, in modo tale da preservare la segretezza e la sicurezza del voto. “Bisogna continuare con il voto per posta – conclude l'esponente PdL -, ma rendendo più sicuro il meccanismo di voto per corrispondenza”.
Guglielmo Picchi
Guglielmo Picchi, deputato PdL eletto in Europa alla sua seconda legislatura, a colloquio con Gente d'Italia ammette di essere “favorevole al principio generale di estendere agli italiani all’estero il voto elettronico al fine di fare diminuire la quantità dei brogli” durante le elezioni. Picchi confessa che, in passato, anche lui aveva pensato a una proposta di legge simile a quella dell'On. Razzi. “All'estero ci sono buone esperienze per quanto riguarda il voto elettronico: senza andare troppo lontano, un esempio sono state le primarie del Pd, alle quali gli italiani residenti all'estero hanno potuto partecipare attraverso il proprio pc. Non vedo perchè non si debba prendere spunto dalle buone esperienze”. In ogni caso, continua l'onorevole, “un sistema del genere non si mette in piedi in poco tempo, per cui non è nemmeno detto che già alla prossime elezioni politiche si riesca a votare dal computer”. Per una prima fase di applicazione, Picchi pensa a “un sistema misto, dove chi vuole può utilizzare lo strumento del voto elettronico, e dove chi invece non si fida del pc o non lo sa proprio usare, può richiedere il classico certificato e plico elettorale”. “Penso comunque che in futuro il voto elettronico possa essere una opportunità per gli italiani all'estero e non solo, anche in termini di costi. Ormai tutti hanno un cellulare, molti sanno usare il pc”: e in futuro, ci permettiamo di aggiungere noi, avere un pc in casa sarà come avere una tv, una lavatrice, un frigorifero. Qualcosa di assolutamente normale.
Marco Fedi
Ad essere scettico, come Ferrigno, è invece Marco Fedi, deputato eletto all'estero del Pd e proveniente dall'Australia: la proposta di Razzi “devo leggerla con attenzione e lo farò”, dichiara a Gente d'Italia, “tutto va analizzato e compreso. Dal punto di vista generale, dico questo: dobbiamo riportare la discussione sulla riforma elettorale e sull'avere una legge che consenta al voto degli italiani all'estero di avere una sua piena legittimità, senza dubbi nè incertezze”.
“Gli italiani all'estero prosegue Fedi – non sono una riserva indiana, una specie in via d'estinzione. Abbiamo il senso della democrazia e vogliamo pari diritti e dignità”. Non crede al voto elettronico Marco Fedi, per il quale – a differenza di Ferrigno, che punta sempre sul voto per posta, anche se da migliorare – l'unica soluzione possibile per mantenere davvero la segretezza del voto e impedire varie irregolarità sarebbero “i seggi elettorali”. Parlare di voto elettronico oggi sarebbe difficile. “Il voto per corrispondenza non dico che non garantisce tutti, ma direi che per evitare che quel 10% del voto per posta possa essere inquinato, allora l'unico modo è di far votare gli italiani nel mondo nei seggi elettorali. In passato – ricorda Fedi, concludendo – ho anche sottoscritto una proposta di legge di un parlamentare di centrodestra eletto all'estero, credo fosse Angeli (Giuseppe Angeli, deputato PdL eletto in Sud America, ndr), che proponeva proprio questo, di istituire dei seggi elettorali per il voto degli italiani all'estero”.