di Chiara Scattone
“Con la presente chiedo, a tutela dei consiglieri provinciali e del relativo personale che operano all’interno degli uffici, in considerazione dei documenti cartacei e informatici contenenti dati sensibili qui utilizzati e archiviati, che la ditta che svolge il servizio di pulizia faccia intervenire presso i nostri uffici personale in primis trentino, o comunque italiano”. Questa la lettera inviata qualche giorno fa al presidente del Consiglio della Provincia autonoma di Trento, Gianni Kessler, dal capogruppo provinciale della Lega Nord, Alessandro Savoi. La questione nasce dal fortuito incontro, la mattina del 5 gennaio scorso, tra il consigliere provinciale Claudio Civettini e la donna delle pulizie, che alle sette del mattino si era appisolata su una sedia nel corridoio dell’ufficio. Comportamento poco professionale? Può darsi. Certo è che il ‘fastidio’ del consigliere leghista è sorto soprattutto quando ha notato che la donna indossava il velo. E la verità è apparsa ancora più amara a tutto il gruppo leghista alla provincia: la cooperativa che si occupa delle pulizie dello stabile e che pertanto si è aggiudicata l’appalto dalla Provincia, ha assunto personale musulmano. Uno shock che ha fatto esplodere la polemica e la denuncia del capogruppo Savoi: “Non lo sapevamo, ma ora che lo sappiamo protestiamo. Noi siamo antislamici! È una grande battaglia di civiltà della Lega, questa. Abbiamo raccolto le firme contro la moschea, qui. Perché non possiamo permettere che gli islamici ci colonizzino”. Il pensiero è chiaro: “A pulire gli uffici della Lega vogliamo gente trentina e cattolica”. Come rispondere ad una denuncia di siffatta portata? Il primo pensiero che ci è venuto in mente è andato all’America del XIX secolo e dei primi del Novecento, quando parte della ‘politica’ puntava il dito contro l’ex ‘schiavo’ nero o l’immigrato che, seppur bianco, non si riconosceva nella cultura ‘wasp’ (white, anglo – saxon, protestant) e che comportava discriminazioni culturali oltre che sociali. Intolleranza e aggressività verbale che, spesso, sfociava in aggressione fisica e violenta. Siamo sicuri che coloro che gridano allo scandalo se un cittadino italiano di fede islamica, con un regolare permesso di soggiorno se immigrato e con un regolare contratto di lavoro, non possano essere gli stessi che commettono atti violenti contro i soggetti del loro tanto gridare? L’Italia non ha bisogno di persone che continuano a discriminare l’altro per il colore della pelle o per la fede religiosa professata. L’infondata paura di una ‘colonizzazione’ da parte dei musulmani è solo una scusa, peraltro poco valida, per poter manifestare un odio razzista e stupido contro una parte della popolazione che differisce da parte della maggioranza. La fede cattolica non è un dogma per i cittadini italiani: la libertà religiosa è tutelata e garantita dalla nostra Costituzione e, anche se a una parte della nostra politica può dar fastidio, è ancora la Costituzione di una Repubblica democratica, che nasce dalle macerie di una ‘dittatura’ che ci aveva portati alla rovina e dalla quale siamo riemersi a fatica. In un’Italia dove troppo spesso si grida contro i toni alti della politica e dello scontro istituzionale, le polemiche di una Lega insofferente sono ancor più fuori luogo e intolleranti, lasciando intendere che il desiderio di fondo di una certa parte politica sia solo quello di infondere paura, intolleranza, odio sociale e discriminazione, sia tra immigrati e italiani sia tra gli stessi cittadini italiani, bianchi e probabilmente cristiani. “A pulire gli uffici della Lega vogliamo gente trentina, cattolica”. La popolazione è stata avvisata: immigrati, musulmani, ebrei, protestanti, ortodossi, siciliani, napoletani, romani e fiorentini non siete i benvenuti negli uffici della Provincia di Trento e, dunque, nella stessa città. L’Italia e l’Europa possono ancora tollerare i toni razzisti e i beceri cori da stadio di persone di questo genere? (Laici.it)