La legge in Slovenia è chiara: occorre pagare un pedaggio autostradale per il transito sul territorio sloveno, e al momento del pagamento vengono consegnate all'automobilista delle ricevute che attestano l'adempimento e un bollino da apporre sul vetro della vettura per dimostrare il pagamento. Peccato però che la Slovenia, in questo caso, diventa il regno della disinformazione totale, e possiamo dirlo senza problemi, frutto anche di manovre gestite ad arte per estorcere denaro agli ignari viaggiatori. Ma d'altro canto nel gioco sottile del rimbalzo delle responsabilità hanno un ruolo chiave anche delle ambasciate italiane che non si premuniscono di avvertire i nostri connazionali che puntualmente incappano nella mannaia delle autorità slovene. Un caso “paradossale” ci è stato segnalato qualche giorno fa da parte di un imprenditore italiano che pur aver pagato la tassa da pagare è stato letteralmente “decapitato” da una burocrazia cieca e forse anche in malafede. In una sorta di episodio quasi 'fantozziano', ci racconta che nel momento del passaggio alla dogana aveva già pagato la tassa di pedaggio ma aveva sostituito il vetro quindi il bollino non era più presente sulla sua vettura., tuttavia aveva con sé i documenti che comprovavano l'acquisto del pedaggio (vedi foto). Utopia quindi convincere gli ispettori delle autostrade della Slovenia (DARS) che il pagamento era già stato effettuato attraverso la documentazione precedente. Puntuale quindi si abbatte sulla testa del malcapitato una salatissima multa di 150 euro. La conseguente richiesta di risarcimento presso gli agenti del Dars si rivela un viaggio inutile. Gli viene solo consegnato un bollino sostitutivo: impossibile riavere il denaro pagato ingiustamente. Una banale scusa di questioni temporali viene addotta per evitare la restituzione del torto subito.
Tuttavia, il caso di questo imprenditore multato pur avendo già pagato la tassa non è l'unico: come già detto ci sono tantissimi imprenditori che ogni giorno si recano in Slovenia ma puntualmente finiscono nella “trappola” delle autorità locali. Pochi minuti dopo il passaggio alla dogana, dove nessuno li ha avvertiti del pagamento del pedaggio obbligatorio, vengono bloccati dagli ispettori Dars che li multano senza pietà. Diciamolo pure senza peli sulla lingua: le autorità locali ci marciano, sembra quasi in gioco finalizzato a far cadere in fallo l'ignaro straniero che transita sul territorio sloveno. Ma l'Italia con le sue ambasciate e i suoi consolati cosa fa? Se i cartelli informatici ci sono, ma sono pochi e forse troppo piccoli per esse letti, chi protegge gli italiani da questo viaggio nella giungla? Forse sarebbe meglio che le autorità italiane di confine prendessero provvedimenti con una adeguata campagna informativa, o che comunque i politici che rappresenta gli italiani all’estero, una volta tanto si facessero sentire presso le autorità di una Slovenia così vicina ma anche così lontana.
Massimo Zangari