Intervista dell'ASCA a tutto campo al vicepresidente del Parlamento Europeo
Il 2009 e' stato un anno intenso per l'Unione Europea, tra innovazioni e tanti dossier: dalla crisi finanziaria ai conflitti sempre vivi nella regione mediorientale e in Africa, dal Trattato di Lisbona, alla conferenza sul clima di Copenaghen.
Per il vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella (Pd-S&D), tuttavia l'Italia ha svolto un ruolo defilato, mentre non sempre vi e' stata unita' tra i Ventisette di fronte alla necessita' di costruire un'Europa sempre piu' forte invista delle sfide future.
In una intervista all'Asca che pubblichiamo integralmente, Pittella, che svolge la piu' alta responsabilita' affidata a un italiano in questa legislatura in seno all'Assemblea di Strasburgo, esprime un giudizio a 360 gradi sulle politiche europee.
DOMANDA: Tracciando un bilancio di quest'anno come si potrebbe sintetizzare l'impegno europeo di fronte alla crisi economica, alla recessione e alle conseguenti crisi
occupazionali'? Vi e' stata coesione tra i 27'? Si poteva fare di piu''? Quali, invece, i progetti per il 2010'?
Pittella: Servono nuove norme a tutela del risparmio e nuove risorse economiche per lo sviluppo. La crisi che ha investito i mercati mondiali ha evidenziato ancora una volta la drammatica inadeguatezza delle legislazioni
nazionali ad affrontare sfide di carattere globale che richiedono risposte globali. Purtroppo anche le grandi istituzioni internazionali economiche e politiche, come l'Unione europea, hanno mancato al compito di prevedere e poi impedire, mettendo in campo strumenti normativi adeguati, che la speculazione finanziaria facesse premio sul sistema bancario e imprenditoriale. La reazione all'ondata sollevata dal crack americano e' stata affidata a un tentativo di concertazione degli interventi tra i maggiori paesi europei che hanno agito sostanzialmente ciascuno per proprio conto e si sta proseguendo su
questa strada individuale anche per superare la conseguente emergenza occupazionale. E' chiaro che i tradizionali mezzi finanziari della Ue come i fondi di adeguamento alla globalizzazione, di solidarietà e il
fondo sociale non possono reggere un urto di questa portata e arginarne le conseguenze. Per questo mi sto battendo con altri colleghi del parlamento, in uno schieramento del tutto bipartisan, per l'introduzione di Eurobond da emettere per raccogliere nuove risorse
da destinare allo sviluppo, alle infrastrutture, alle reti, alla ricerca, accelerando il cambiamento verso un'economia della conoscenza a basso consumo di carbonio.
DOMANDA: Il ruolo nella governance di Bruxelles di un paese tradizionalmente europeista come l'Italia appare
affievolito. Nessun incarico di spicco nei posti chiave e scarsa capacita' di affermazione nelle trattative che contano, come testimonia la vicenda della designazione al ruolo di Mister Pesc poi naufragata di Massimo D'Alema e la travagliata candidatura di Tremonti alla presidenza dell'Eurogruppo, contro la quale e' schierata, come
avvenuto per quella di Mauro alla guida dell'Europarlamento, un'altra candidatura dello stesso Ppe, quella del lussemburghese Juncker. Cosa sta succedendo'?
Pittella: Il governo italiano certo non ha fatto le barricate per D'Alema e per intascare un risultato preziosissimo per l'Italia ma le colpe sono soprattutto da intestare alla logica intergovernativa che ha scelto di non puntare su una personalita di alto valore che avrebbe fatto una vera politica estera europea e quindi avrebbe offuscato la 'grandeur' degli Stati che pensano di poter interloquire ognuno per suo conto con I grandi del mondo. Una logica miope,vanitosa,ridicola. Certo l'assegnazione di un incarico o il successo di una trattativa sono legati alla visibilita', al prestigio e al peso che ogni singolo paese ha saputo guadagnarsi nel contesto delle istituzioni europee. Sono il punto di arrivo di un percorso, di un lavoro comune. Il nostro governo non partecipa da
tempo ai tanti gruppi di lavoro che determinano giorno dopo giorno le politiche di Bruxelles, anche su temi vitali per la nostra economia, come per esempio il turismo. E' un atteggiamento doppiamente irresponsabile, considerando che oltre il 70% della nostra legislazione deriva dalle direttive Ue. Questa assenza viene
politicamente rivendicata, perseguita e giustificata dall'aperto euroscetticismo della Lega Nord, un partito che si e' preoccupato finora solo di osteggiare la dimensione europea e che determina in questa fase i destini della maggioranza. Ma con la logica delle
'piccole patrie' non si va lontano oggi nel mondo e si finisce solo a fare il vaso di coccio tra i vasi di ferro. Il presidente Berlusconi da parte sua sembra preferire il palcoscenico dell'Unione europea piu' per cercare sostegno nel risolvere beghe interne che per orientare e
concertare gli indirizzi politici dell'Ue.
DOMANDA: Dopo un lungo e tortuoso percorso, il 1 dicembre 2009 e' entrato in vigore il Trattato di Lisbona. Oltre all'istituzione del presidente stabile dell'Ue e del
ministro degli Esteri, con il nuovo trattato il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali acquistano piu' forza. In particolare il coordinamento tra questi ultimi potra' far fronte in modo piu' efficace e diretto alle esigenze dei cittadini europei'? Quali saranno i vantaggi di questa riforma'? Tornando al ruolo di 'Mister Pesc'(o meglio Lady Pesc visto che l'Alto rappresentante della politica estera
europea e' la britannica Catherine Ashton), come affronterà il capo della diplomazia Ue le grandi tematiche internazionali come la guerra in Afghanistan e il programma nucleare iraniano'?
Pittella: Il nuovo impianto dei rapporti e dei poteri tra le istituzioni europee ridisegnato dal Trattato puo' essere un'occasione storica per rilanciare il processo di allargamento e di integrazione verso l'Unione politica. A patto pero' che i singoli governi accettino pienamente e non solo a parole la parziale cessione di sovranita' che
il patto prevede a favore dell'autonomia europea, nel rispetto del principio di sussidiarieta'. La designazione delle nuove figure di ''Lady Pesc'' e del Presidente del Consiglio europeo hanno rivelato una volonta' in questo senso al ribasso, avendo preferito persone di basso profilo politico e legate ai rispettivi governi a candidature di prestigio di statisti di riconosciuta esperienza internazionale. Figure che avrebbero pero' sicuramente sviluppato politiche 'europee' fin troppo autonome e svincolate dagli interessi nazionali delle
principali potenze tradizionalmente dominanti, come l'Inghilterra, la Germania, la Francia. Il coordinamento 'forzato' tra Commissione, Parlamento europeo e Parlamenti nazionali e' anch'esso una grande
occasione per coinvolgere maggiormente e accorciare la catena decisionale dell'Ue ai cittadini, ma, se mal gestita politicamente, potrebbe costituire invece un ulteriore elemento di farraginosita'. E' un cambio di passo questo su cui dovremo porre molta attenzione.
DOMANDA: Come non pensare al discusso vertice sul clima che da poco si e' concluso a Copenaghen. L'Ue ha spinto molto verso un accordo vincolante sulla riduzione del gas serra ma di fatto e' emersa un'intesa politica debole che ha lasciato un senso di fallimento e sconforto. Molti hanno messo sul banco degli imputati Usa e Cina. Avrebbe potuto fare di piu' l'Europa'? Come si preparano i 27 agli appuntamenti del 2010 (Bonn e Citta' del Messico)?
Pittella: L'Unione europea ha espresso a Copenaghen, compatta come non mai, la posizione piu' avanzata sulla lotta ai mutamenti climatici. Qualcosa si e' mosso, soprattutto a livello finanziario per sostenere lo sforzo
dei paesi impegnati nella nuova industrializzazione a scegliere tecnologie pulite e a convertire le esistenti. La diplomazia europea e' adesso protesa a che gli impegni verbali presi Stato per Stato sulla riduzione dei gas serra entro il 2020 e il 2050 vengano ufficializzati e comunicati per iscritto e che i prossimi appuntamenti
siano maggiormente vincolanti. La Commissione e' impegnata inoltre nella realizzazione di un Programma quadro per il clima e l'energia, per integrare i finanziamenti in una vasta gamma di politiche, dalla ricerca, alla coesione, all'agricoltura, ai trasporti, all'industria,
allo sviluppo rurale.
DOMANDA: In questi giorni si e' riaccesa la paura per il terrorismo dopo il tentato attacco sul volo 253
Delta-Northwest tra Amsterdam e Detroit. Quali obiettivi si e'prefissata l'Unione Europea per il 2010 per affrontare la lotta alterrorismo'?
Pittella: L'Ue dovra' investire sicuramente di piu'
per rafforzare i sistemi di sicurezza contro minacce transnazionali che riguardano non solo la lotta al terrorismo, ma anche il crimine organizzato, la tratta degli esseri umani e allo stesso modo la lotta contro la frode alimentare e la diffusione di malattie di massa. Ma
dobbiamo essere ben consapevoli che nessuna tecnologia o attivita' di intelligence interna potra' sostituire un'agenda esterna orientata a promuovere la sicurezza, la prosperita' e la solidarieta' in tutto il mondo, sviluppando i partnerariati per lo sviluppo e la lotta alla
poverta' e sostenendo tutti coloro che si battono nei rispettivi paesi per il riconoscimento dei diritti umani e civili. In troppe parti del mondo al confronto politico e dialettico si e' sostituita la violenza tra fazioni e la sopraffazione degli oppositori. E' li' il germe di
ogni crisi e di ogni minaccia per ogni cittadino europeo e del mondo.