di Pierluigi Sorti
Riesce difficile orientarsi sul percorso che Pd e Pdl , nella persona dei rispettivi gruppi dirigenti , intendono adottare per approdare al fatidico varo delle cosiddette riforme condivise.
Il consumo di termini che, dall’ una e dall’ altra parte si sprecano per caratterizzarne sinteticamente il tragitto è tanto noioso quanto impreciso.
Un giovane studente, dotato di media diligenza, non potrebbe superare l’ esame di diritto costituzionale ove ricorresse a un uso così impreciso delle terminologie istituzionali.
Il che suscita un dubbio a priori non eludibile. Si sta giocando infatti una strana partita che sostituisce il quadro, finora adottato, di contrapposizione netta fra centro sinistra e maggioranza.
“ Per fare le riforme …” si suole dire e ripetere, a giustificazione, ma a noi sembra che in realtà il motivo vero autentico risieda nel desiderio inconfessabile che il governo resti in piedi e si possa riuscire a esorcizzare il pericolo di un temutissimo ricorso alle elezioni.
Ne deriva che i dirigenti del Pd esibiscono ipotesi istituzionali che, pur intrinsecamente improponibili, servono, inconsciamente, a coprire la criticità ( questa del Pdl ) derivante dalla ricercata interruzione delle incombenze processuali del presidente del consiglio.
L’ infelicità della riesumazione di un vero e proprio neologismo come “ inciucio” è una spia di questo procedere a vista che tuttavia, ai più, non risulta comprensibile e nei suoi moventi assai poco decorosa.
Il cimentarsi con ipotesi costituzionali, di evidente carattere strumentale, perché realisticamente improponibili, emerge ancor più significativo nel parlare, così disinvoltamente, di indizione di una
“ costituente “, che implicherebbe, per il solo rispetto dei tempi procedurali, un percorso temporale non inferiore a un biennio.
Insomma, senza scandalo per queste facilonerie del ricorso a ipotesi di lavoro manifestamente inattuabili, non bisogna escludere che esse, quali cortine fumogene, nascondano il semplice desiderio di guadagnare tempo.
Ma non per inseguire prospettive, politicamente legittime, ma per pura esigenza di sopravvivenza politica.
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