Il caso Bianzino archiviato

Il caso Bianzino archiviato

E' stata chiesta l'archiviazione per la morte di Aldo Bianzino, il falegname arrestato per detenzione di piantine di marijuana e morto subito dopo in carcere. Il blog ha intervistato l'avvocato della famiglia, Massino Zaganelli, e terrà viva l'attenzione su questo caso per sempre. Infatti, un possibile reato di omicidio non va in prescrizione e neppure la nostra memoria.

Intervista all'avvocato Massimo Zaganelli.

“Venni interessato del caso non nell’immediatezza ma circa 15 giorni dopo da Roberta, perché? Era accaduto che nel corso della prima autopsia, secondo le dichiarazioni di un medico legale consulente di una delle parti, non di Roberta, nel corso di queste operazioni iniziali, sarebbero state accertate delle lesioni alla milza oltre che al fegato, le costole. Se non che poi, ultimata l’autopsia in sede di relazione, queste lesioni alle costole, segnatamente e alla milza, non vennero rinvenute, non se ne parlava proprio, salvo riferimento alla milza e Roberta venne da me e mi espose questi dubbi, ovviamente capii che erano fondati, nel senso che vista la sede, la provenienza che non è quisquae di populo, è medico legale, lei temeva che si volesse nascondere qualcosa. Ricevuto l’incarico mi attivai con il Pubblico Ministero e chiesi a lui di poter effettuare, che venisse effettuato, meglio ancora, un approfondimento autoptico sul corpo del povero Aldo. Il Pubblico Ministero ritenne che in relazione a quello che era stato già accertato non ce ne fosse bisogno, quindi decidemmo per conto nostro di procedere a questo ulteriore esame, ovviamente incontrando delle difficoltà sul piano normativo perché agire sul corpo di una persona che è morta non è propriamente semplice, c’è una normativa, la tutela del cadavere, ci può stare l’ipotesi del vilipendio, ma viste le finalità perseguite, considerato che il Pubblico Ministero pur non avendo lui disposto ulteriori accertamenti, ma non avendo anche manifestato nulla in contrario, decidemmo a riscontrare le parole di quel medico legale.
Il nostro collaboratore, medico legale era il prof. Fortuni di Bologna, della sui esperienza, notorietà e soprattutto bravura non c’era da discutere come mi venne segnalato e confermato anche da un giornalista di Repubblica. Nel corso di questi accertamenti ulteriori non venne riscontrata alcuna lesione alle costole, la milza sembrava apparentemente in buono stato anche se l’autopsia diceva qualcosa così, quindi procedemmo in seguito a questi rilievi a segnalare questo fatto, al Pubblico Ministero, quest’ultimo andò avanti nelle indagini e ritenendo comunque di aderire alle conclusioni dei suoi medici legali, chiese l’archiviazione del caso perché secondo quei medici legali il povero Aldo era morto per aneurisma cerebrale e la lesione al fegato che era stata riscontrata in sede di autopsia, secondo lui era dovuta a un massaggio cardiaco e quindi non era stata arrecata affatto in vita, ci opponemmo decisamente a questa richiesta di archiviazione in maniera molto, molto motivata, sia con riferimento a tutte le circostanze, in vero anomale, al ritrovamento del corpo, d’inverno, nudo, posizionato nel lettino superiore della brandina, quasi a simulare ancora, o a rappresentare una vita che ancora non era spenta, laddove che la scena era già di per sè veramente grottesca, incredibile e assurda.
Fatto sta che il Gip si convinse e dispose ulteriori accertamenti, all’esito dei quali i medici legali del Pubblico Ministero conclusero nello stesso identico modo, anche in questo caso c’è stata una nuova opposizione da parte nostra, ben approfondita motivata, ma il Gip ha ritenuto di dover accettare le conclusione di quei medici, conseguentemente alla tesi del Pubblico Ministero e quindi da archiviare, questo è il fatto.
Tengo a precisare che quando con il prof. Fortuni facemmo i secondi accertamenti nel corso del povero Aldo non c’era più né l’encefalo e non c’era più neanche il fegato, perché erano stati prelevati per gli esami istologici. Dopo questa archiviazione, molti si sono sentiti un po’ delusi, perché? Per tanti motivi: innanzitutto non è un’archiviazione che persuade, quindi la delusione viene da questo, quando poi avviene da un organo quale quello dello Stato, lo Stato democratico, una motivazione che non convince, non è tanto il giudice ma quello che hanno detto questi medici legali, fatta proprio dal giudice, abbiamo fatto quello che ritenevamo di fare e la delusione è tanta, soprattutto la delusione veniva poi da questa considerazione: che ritenendo che il provvedimento di archiviazione sia una vera e propria sentenza definitiva tombale, lì per lì è stato ritenuto da molti, dalla maggior parte della gente che non fa questo mestiere, che a fronte di questo provvedimento non ci fosse più nulla da fare, in realtà niente di più sbagliato. L'archiviazione al di là del significato che può evocare, in senso tecnico – giuridico, precede l’inizio dell’azione penale, quindi come tale l’azione penale può essere riaperta in ogni momento, niente che emergono elementi nuovi, anche in base a una semplice rilettura, magari approfondita con l’ausilio di ulteriori e documentate consulenze di luminari della medicina sul punto specifico fegato, può essere riaperta anche mediante la semplice rilettura. Ora che noi stessimo lavorando fin da allora e stiamo continuando a lavorare su questo specifico aspetto, è la cosa che più ci rende sicuri e tranquilli di noi stessi, ci rende estremamente sicuri, perché? Avremo sicuramente in base a questo enorme, autorevole, serissimo approfondimento, una risposta che sarà realmente decisiva e allora: se il povero Aldo sarà morto per le cause che ha evidenziato il Pubblico Ministero sarà in quel modo, ma ove non lo fosse, questa storia non potrà assolutamente essere chiusa. Sono sicuramente persuaso, certamente persuaso, profondamente convinto che questa storia per tutti gli aspetti che adesso anche specifici, piccoli particolari, tanti piccoli tasselli di un puzzle che debbono andare a trovare… non può essere assolutamente definita in questi termini, né questa sarà la sua fine, una volta tanto la lentezza della giustizia, si può dire, lavora per noi, qui non c’è nessun termine prescrizionale, siamo di fronte a un’ipotesi di omicidio, quella che ha fatto il Pubblico Ministero, per cui non ci resta altro che andare avanti su questi accertamenti.” Massimo Zaganelli

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