Sintesi della Relazione di Rino Giuliani presidente della CNE
“Associazionismo italiano nel mondo, una risorsa inesauribile? Le sfide e le prospettive”.
Il tema dell’odierna discussione ha la fortuna di trovarsi oggi collocato in un contesto non teorico ma concreto, dentro un confronto vero nel quale si confrontano posizioni ed il cui esito non è scontato. Come sempre l’esito dipenderà dalla correlazione fra le forze che si misurano in campo e non solo dalla maggiore o minore bontà delle argomentazioni. I toni gridati e gli interventi sopra le righe preannunciano un fine di 2009 nel quale dovremo fare appello a tutta la nostra capacità di tenere la barra dritta e di non farci trascinare in polemiche da cortile.
Lo esige la posta in gioco e cioè la salvaguardia di una idea di partecipazione democratica , di un modus operandi libero, lontano da scelte elitarie e populistiche, di partitizzazione degli organismi di rappresentanza che sono all’opposto dell’idea di associazionismo diffuso, pluralistico, rinnovato con il quale unire nuove e vecchie generazioni per l’Italia di oggi, quella della madrepatria e quella delle comunità italiane all’estero.
Ci sono senatori eletti dall’estero espressione dell’associazionismo che vorrebbero farci scomparire ed altri che ci vorrebbero ridurre a mera testimonianza.
Dal governo nel suo insieme non possiamo dire che sia venuto, sin dalle prime dichiarazioni del sen Mantica il giusto riconoscimento del ruolo delle associazioni o che ci sia stata una chiara consapevolezza dell’importante ruolo di promozione sociale ed umana delle associazioni né che siano state promosse forme di sostegno finanziario.
Il sottosegretario con delega per gli italiani all’estero più volte ha affermato che non crede a questo associazionismo e che il suo pensiero va ad una emigrazione nuova di giovani professionisti ed imprenditori, non meglio definita che si rivolge a paesi nuovi e che , questa sì, sarebbe degna di tutela e di riconoscimento.
La domanda che ci facciamo oggi è se un patrimonio esistente di migliaia di associazioni ha trovato o può trovare oggi un effettivo, convinto, non strumentale riconoscimento delle nostre istituzioni ,Parlamento, governo ma anche realtà intermedie fondamentali quali i partiti politici riconoscono e rispettano il ruolo di rappresentanza sociale delle associazioni e quindi la possibilità delle consulte dell’emigrazione e della CNE di concertare e negoziare per gli italiani all’estero ?
Quali sono le ragioni alla base della palese incongruenza che emerge dal confronto fra la riaffermazione in via di principio del ruolo presente e futuro delle associazioni ed i contenuti del testo Tofani nel quale sono state unificate le diverse proposte di legge di modifica di Comites e CGIE presentate in Senato.
Ed ancora che rapporto c’è fra i documenti in tema d’emigrazione assunti dal maggior partito di opposizione e quanto viene attivamene sostenuto dal senatore Micheloni. L’attuale sistema non piace ad alcuni che lo vogliono cambiare con qualcosa di totalmente diverso, qualcosa di diverso da cambiare subito senza confronti con nessuno, mettendo insieme riforma del CGIE e riforma dei comites che non necessitano certo di un unico procedimento di revisione.
Il finto processo riformatore è figlio di una idea di società portata avanti in altri ambiti decisionali secondo la quale la governabilità è più importante della partecipazione alle decisioni ed il ruolo dei leaders deve avere più peso delle forze politiche che li esprimono. A ben vedere ci sono nel paese almeno due linee che si confrontano sull’idea di società e vi sono due linee che si contrappongono sul versante degli italiani all’estero Noi come CNE siamo per il pluralismo delle associazioni all’estero, a favore della loro disseminazione in modo estensivo dalle parrocchie italiane ai centri culturali alle scuole ai patronati pensiamo che le stesse debbano poter nascere e vivere in autonomia e nella piena libertà del diritto di associazione. E’ per questo che respingiamo e combattiamo tutte quelle proposte che mirano a ridurne il numero, a chiudere gli spazi ad imporci il silenzio nei comites e nel cgie.
Noi siamo contrari alla riduzione dei comites che produrrebbe una frattura fra rappresentanza di base e territori, con la riduzione della partecipazione e dell’esercizio dei diritti di cittadinanza.
Respingiamo l'eliminazione del mondo associativo nel circuito di formazione dei Comites e nell'elezione dei membri del CGIE.
Il nostro dissenso, dovrebbe essere chiaro, non è sulla opportunità di rivedere l'esistente sulla base di nuove, vere esigenze o di riformare sensatamente quello che l'impegno trentennale di diverse generazioni ci ha consegnato, senza recidere le radici della partecipazione e l'ispirazione di servizio che finora ha animato questi organismi.,
La radice associazionistica del CGIE e dei Comites sono la migliore garanzia del loro ruolo insostituibile nel sistema delle rappresentanze democratiche degli italiani all’estero.
Con la ri-definizione dei ruoli istituzionali delle Regioni l’associazionismo ha potuto assumere un ruolo di mediazione tra i migranti ed i rispettivi territori, di partenza, arrivo e ritorno, facilitati in questo da normative regionali nuove.
In questa fase qualcuno errando ha voluto contrapporre associazioni nazionali ed associazioni regionali dando ad intendere che queste ultime erano il nuovo che avanzava e le altre erano il passato da far passare. Qualche normativa regionale ha voluto penalizzare le associazioni nazionali. Noi come CNE abbiamo lavorato e siamo impegnati per l’unità del mondo associativo e non per la sua sterile divisione. Oggi l’esigenza di operare con una unità d’intenti è sentita larghissimamente nel mondo associativo. Molto meno è compresa dal mondo politico.
Nei rapporti con le Regioni, vanno evitati atteggiamenti di tipo strumentale, vanno arginati, per mantenere un orientamento e un indirizzo capace di generare legami più ampi e profondi di carattere sociale e culturale, oltre che economico e commerciale.
Dobbiamo conciliare ed integrare un protagonismo a dimensione nazionale con quello a dimensione regionale. Nelle prossime settimane avanzeremo alcune proposte
La CNE si rende disponibile ad un lavoro comune: La risorsa associazionismo è essenziale soprattutto se aderente alle esigenze del presente.
Negli ultimi decenni è cambiata la fisionomia dell’emigrazione italiana: a quella tradizionale, nazionale e regionale si sono aggiunte le generazioni nuove,una nuova componente giovanile qualificata anche con le sue forme organizzative. Esiste inoltre il più ampio bacino dei discendenti fonte anch’essi di momenti specifici di aggregazione e di forte, crescente interesse verso l’italianità.. Le associazioni anche verso di loro , rinnovandosi, sono in grado di offrire visibilità, di svolgere ruoli di mediazione, di coprire una diversità di obiettivi: ricreativi, sociali, culturali, professionali, religiosi.
Occuparci del futuro delle associazioni di emigrazione equivale ad occuparsi del futuro delle nostre collettività. In assenza della funzione aggregativa e organizzativa, di orientamento e confronto assicurata dalle associazioni le nostre collettività ed i singoli soggetti non esisterebbero in quanto tali ci sarebbe solo l’integrazione dei paesi d’accoglienza. L’attività di promozione e mediazione sociale, che storicamente ha svolto e svolge l’associazionismo costituisce la funzione fondamentale per la riproduzione del senso di appartenenza e del legame con l’Italia anche e soprattutto nelle mutate condizioni.
Le realtà italiana e di origine italiana nel mondo, da tempo hanno avuto una loro autonoma evoluzione sul piano dell’avanzata integrazione nei Paesi di residenza e con l’accresciuto numero di generazioni d’origine, che non hanno un legame diretto con l’Italia, ma con la quale vogliono comunque mantenere moderne forme di collegamento. Anziché farle scomparire occorre invece sostenerle con politiche di intervento plurisettoriali.
Noi pensiamo che non vadano fatti colpi di mano ma che il riordino di comites e cgie sia confrontato con tutti quanti sono interessati . Da tempo chiediamo che siano i partiti a fare un passo indietro negli organismi da garantire e rafforzare proprio con una più visibile presenza delle associazioni regionali e nazionali.
Le politiche dei soli tagli verso gli italiani all’estero adottate dal governo, prive di un progetto di riforma e valorizzazione delle nostre comunità, le forzature della “bozza Tofani” sono la pars destruens . Non le condividiamo . L’associazionismo può subire colpi ma il suo ruolo, oggi come ieri seguiterà ad essere svolto. Molto dipenderà dalla compattezza con la quale le associazioni, tutte le associazioni sapranno insieme rispondere agli attacchi cui oggi sono fatte oggetto.