di Gruppo EveryOne
Milano, 17 novembre 2009. Allarme terrorismo, allarme Nuove Brigate Rosse, allarme attentati contro esponenti politici di centrodestra, allarme minacce da parte della mafia contro “gli uomini puri” delle Istituzioni. E ogni volta, l'uso di un linguaggio che pare pianificato da un pubblicitario o comunque un esperto di comunicazione. E in ogni occasione, una diffusione mirata: volantini e messaggi che raggiungono redazioni di giornali e network televisivi, come fossero comunicati stampa. Il Gruppo EveryOne ha già analizzato alcuni dei “pezzi” di questa campagna di “marketing politico” – i cui organizzatori sono certamente “fan” dell'attuale maggioranza – rivelandone le insensatezze, gli elementi ripetitivi, la comunicazione ansiogena e la mancanza di riscontri dell'esistenza dei mittenti nel tessuto sociale italiano. Anche il volantino dei sedicenti NAT ci pare far parte del filone, che rientra forse in una strategia di propaganda già utilizzata da movimenti autoritari nella Storia: lupi che vestono pelli di agnelli per giustificare l'uso della forza e il potenziamento dell'apparato securitario. Il manifesto dei NAT ricalca alcuni stilemi propri delle Brigate Rosse negli anni 1970: lo stile tipografico che ricostruisce i caratteri della macchina per scrivere, l'impiego di un normografo per l'intestazione ai destinatari, la scelta – nella denominazione del “nucleo” – di due fratelli militanti nei Nuclei armati proletari, morti durante scontri con le forze dell'ordine, Annamaria e Luca Mantini e così via. Anche la “minaccia” che chiude il volantino è in puro stile-Brigate: “Leggere, diffondere, passare all'azione. Tutto ciò che è possibile fare per combattere questo sistema è un dovere farlo, perché questo è il senso profondo della nostra vita”.
Gli autori dell'iniziativa, tuttavia, dopo aver elaborato e stampato un testo programmatico, dimenticano di inviarlo a quelli che dovrebbero essere gli ipotetici destinatari: il volantino non è stato segnalato in nessun ambiente di estrema sinistra o anarchico, ma è stato mandato per posta solo ai media. Ci si domanda se il “nucleo” intenda stimolare redattori e giornalisti alla rivolta armata! Maldestramente, poi, i sedicenti rivoluzionari svelano la propria strategia: “Non vogliamo costituire nessun partito armato o combattente, né scimmiottare il terrorismo, ma vogliamo ottenere la disarticolazione del regime e non l'attacco al cuore dello Stato”. Quindi rivolgono una lode indiretta (narcisismo degli organizzatori?) all'efficienza del governo: “Scegliamo ora la strada della propaganda armata e della violenza diffusa perché ogni altra strada ci è stata preclusa dal regime”. Quindi, piuttosto goffamente, i NAT definiscono uno dopo l'altro i loro obiettivi, per evitare che qualcuno fra i partiti che non sono al governo possa sentirsi minacciato, e avvertono che il tempo dei discorsi (ma chi li ha mai sentiti prima, questi “NAT”?) è terminato e si passa all'azione: “Siamo di fronte a una situazione straordinaria che esige una risposta straordinaria. Di fronte a un regime che utilizza fascisti, nazisti, leghisti e fanatici cattolici, gli strumenti della democrazia formale non bastano più. È ora di concludere i discorsi e dare inizio all'azione”. Il corpus del manifesto segue lo stesso ritmo, che rifà il verso (spesso con una scelta di termini e motti che suona decisamente farsesca) agli anni di piombo: “Questo regime si regge sulla forza delle armi (mediatiche e militari) e chi lo vuole combattere si deve mettere sullo stesso piano (…) Bisogna dare vita ad avanguardie armate. Alla violenza quotidiana dei poteri forti occorre rispondere con la violenza dei fatti. Se la violenza del regime si chiama giustizia, la giustizia del popolo si deve chiamare anche violenza”. Ed ecco l'elenco degli obiettivi che i NAT si propongono di proteggere (e che nel comunicato assumono l'aspetto sinistro di complici dei “nuclei”): “Servono azioni su obiettivi concreti e quotidiani come il bisogno di case popolari, la disoccupazione e il lavoro nero, lo sfruttamento dei migranti. Per questo in ogni Regione, in ogni città, in ogni territorio occorre un'opposizione dura, all'occorrenza anche violenta, che colpisca capillarmente il regime. Le avanguardie nei vari territori possono produrre azioni violente facilmente e autonomamente riproducibili”. Le “colpe” del governo sono specificate in altri punti del manifesto e ovviamente si propongono di apparire agli occhi del lettore democratico – visto il tono terroristico (non tutti lo troveranno “comico”) del volantino” – come azioni benemerite: “carceri stracolme”, “migranti trattati come delinquenti” (in riferimento alla legge n° 94/2009, ndr), “monopolio dell'informazione”, “pericolo di stravolgere la Costituzione” ecc.
E per chi fosse duro a comprendere chi siano gli “eroi dello Stato” a cui sono dirette le intimidazioni dei “cattivi”, ecco la chiosa: “La nostra impazienza è cresciuta. Politici razzisti e fascisti non devono più dormire sonni tranquilli”. Ma per favore!
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