di Sandro Trento
Oggi farò riferimento di nuovo alla giustizia, di cui abbiamo parlato qualche settimana fa, e in particolare ad una recente proposta dal governo mirata all'estinzione dei procedimenti penali. La risposta che potrebbe venire in mente ad alcuni è che questo procedimento potrebbe far accelerare i tempi della giustizia.
In Italia il 40% dei processi penali, che sono arrivati ad una sentenza, sono durati più di tre anni. Ci si potrebbe domandare se questo provvedimento del governo in realtà cerca di favorire l'economia accelerando i tempi della magistratura. In realtà con questo provvedimento il governo cerca di porre rimedio alla sconfitta che ha subito il lodo Alfano, respinto dalla Corte Costituzionale.
Si tratta di un provvedimento che prevede l'estinzione dei processi penali che siano durati più di due anni. Ricordo che una volta estinto un processo non può essere ripetuto. Il fortunato imputato, con l'estinzione del processo, si troverebbe nella condizione che ha risolto i suoi problemi con la giustizia.
In Italia i tempi della giustizia sono molto lunghi, e questi tempi si traducono in costi elevati per i cittadini, per le imprese e per gli investitori internazionali. Condividiamo l'idea che sia necessario accelerare i tempi della giustizia, ma un conto è ragionare sull'idea di come accelerare e un conto è mettere in cantiere un provvedimento che ammazza i processi. E' come dire che “bisogna fare dieta per evitare di essere obesi e per evitare l'obesità diamo del veleno a chi supera un certo peso”.
Introducendo un provvedimento di questo tipo si crea un problema legato al comportamento dei giudici. Cosa faranno i giudici? Si concentreranno soltanto su quei processi che potranno essere conclusi nell'arco di due anni o continueranno a lavorare su tutti i casi ben consapevoli che la maggior parte di essi saranno estinti nell'arco di due anni? In Italia vige il principio che di fronte ad un reato il giudice è obbligato ad aprire un azione penale, però se si introduce questo principio dell'estinzione dopo due anni si rischia di rompere l'obbligatorietà dell'azione penale. I giudici potrebbero avere, a loro discrezione, a non intraprendere determinate azioni penali piuttosto che altre. Si creerebbero, ovviamente, fenomeni di corruzione dei giudici: il criminale potrebbe decidere di corrompere il giudice cercando di far dilazionare l'azione penale perché decada.
L'altro elemento negativo fa riferimento all'azione della difesa, che avrà interesse a sollevare obiezioni per ritardare il procedimento penale fino ad arrivare alla scadenza dei due anni.
Un meccanismo di questo tipo non incide sul modo in cui è organizzata la giustizia, non prevede l'assunzione di nuovi giudici o la modifica di come sono ripartite le risorse tra i vari tribunali, ma introduce un principio generale di estinzione dei provvedimenti penali dando dei segnali preoccupanti agli investitori internazionali. L'Italia rischia di essere un Paese nel quale non è più certa l'azione giudiziaria contro i reati, e investitori internazionali potrebbero essere scoraggiati dall'investire le loro risorse in Italia ben sapendo che se si trovassero truffati o danneggiati da qualche impresa o cittadino italiano non si troverebbero nella condizione di far valere i loro diritti.
Si rischia di avere una situazione di incertezza giuridica. Pensate al caso Parmalat, che ha comportato costi molto gravi per migliaia di famiglie risparmiatrici. Se fosse stato in vigore questo provvedimento non si sarebbe arrivati ad una sentenza di condanna per i responsabili del caso Parmalat. Quanti scandali economici ci sono stati in questi anni in Italia i cui processi hanno richiesto più di due anni? Tutti questi provvedimenti sarebbero caduti semplicemente perché superano il periodo previsto dalla legge del governo.
E' evidente che il governo propone questa iniziativa per ragioni personali del Presidente del Consiglio. Introducendo questo provvedimento ammazza processi si vuole tutelare l'impunità di Silvio Berlusconi e degli altri politici che hanno in corso procedimenti penali, e non va nella direzione, che noi auspicavamo, di accelerare i tempi della giustizia per favorire l'economia italiana.
Ci auguriamo che il Parlamento non approvi questo provvedimento, o che la Corte Costituzionale lo possa censurare. L'Italia dei Valori farà di tutto per impedire che questo provvedimento crei danni permanenti all'economia italiana.