Il Popolo della Libertà
BRUXELLES
Il Presidente del Consiglio è partito per la missione nel Golfo. Visita Arabia Saudita e Qatar, un Regno e un Emirato che hanno una forte rilevanza economica e politica. E' una missione nel segno di quella “diplomazia commerciale” che il Presidente Berlusconi ha inaugurato nel ’94 e rilanciato nel 2001-2006 e consiste in un’autentica rivoluzione copernicana della filosofia stessa della nostra politica estera. La nostra diplomazia, tradizionalmente, è stata a lungo una diplomazia “colta” o “di rappresentanza”, con una forte connotazione politica. Scarsa l’attenzione per l’economia concreta, ovvero per le aziende italiane che sbarcano all’estero. Per decenni, le piccole e medie imprese hanno dovuto cercare e trovare da sole, grazie alla personale intraprendenza di titolari e emissari, le strade per nuovi mercati. Oggi, il Presidente del Consiglio, in prima persona, si fa “catalizzatore” delle opportunità per gli italiani. Ed è in questa ottica che va inserito anche il viaggio nel Golfo.
L’Arabia Saudita è il Paese più importante dell’area, il maggior produttore di petrolio, un mercato a disposizione in settori diversi: dall’energia alle infrastrutture. Inoltre, è un Paese che ha un peso specifico, politicamente, e un’influenza reale su scenari molteplici: il conflitto arabo-israeliano, il Libano, l’Afghanistan e l’Iran. È un Paese religiosamente tradizionalista, ma politicamente moderato. Il suo rapporto con l’Occidente ha vissuto l’anno della svolta nel ’91, con l’invasione del Kuwayt, e successivamente con le guerre del Golfo, in particolare la prima. Da allora, l’Arabia Saudita è un partner politicamente cruciale per l’Europa e gli Stati Uniti. Non solo il Presidente Berlusconi incontrerà Re Abdullah, ma anche i principali ministri, compreso quello delle Finanze.
Il Qatar è un Paese molto diverso dall’Arabia Saudita, ma egualmente interessante. È piccolo, non ha la potenzialità energetica dei sauditi, e tuttavia costituisce una realtà economica vivace, dinamica, in espansione e, per certi aspetti, ancora da scoprire. Il rapporto personale di Berlusconi con l’Emiro del Qatar è già forte, cementato anche dalla partnership “energetica” che ha portato all’inaugurazione da parte dell’Emiro del rigassificatore di Rovigo. Altre opportunità importanti per le aziende italiane riguardano le infrastrutture.
Vale la pena ricordare che nelle ultime settimane Berlusconi ha sviluppato un’intensa attività diplomatica bilaterale con Paesi che potranno significativamente aiutare l’uscita dalla crisi per molte nostre aziende, a patto che aprano i loro mercati alla penetrazione italiana. In particolare, la Libia, il Brasile, la Turchia, e naturalmente la Russia. Intensa è anche l’attività diplomatica rivolta al Medio e Vicino Oriente. Dopo Arabia Saudita e Qatar, Berlusconi tornerà in gennaio nel Golfo, negli Emirati Arabi Uniti, mentre un bilaterale in Italia è previsto a breve anche con il Kuwayt. Ai primi di febbraio, poi, il premier terrà un solenne discorso alla Knesset nell’ambito di una visita in Israele che farà seguito ai numerosi incontri con un leader decisivo per la stabilità dell’area come l’egiziano Mubarak. In Italia, Berlusconi ha già incontrato il premier Netanyahu che ha scelto proprio Roma come prima tappa in Europa dopo la rielezione, il Presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Contatti a tutto campo, senza sosta. Che accrescono il peso e il prestigio dell’Italia.
domenica 22 novembre 2009
«Me ne fanno di tutti i colori, ma io non mollo»
di Adalberto Signore
nostro inviato a Gedda
Lo sfogo del presidente del Consiglio in Arabia Saudita: «La maggioranza è solida, porteremo a termine la legislatura perché manteniamo le promesse. Questa è la nuova moralità che abbiamo introdotto in politica. La crisi? Ormai è alle spalle»
Economia e interscambio, certo, in nome di quella che Silvio Berlusconi chiama «diplomazia commerciale». Ma anche tanta politica estera, visto che la visita del Cavaliere arriva a pochi giorni da quella del francese Nicolas Sarkozy e precede il viaggio dello spagnolo Josè Zapatero. La dimostrazione del fatto che Riyad ha deciso di dare una decisa accelerazione alla sua attività diplomatica per ritagliarsi un ruolo da mediatore nello scacchiere mediorientale. Sul tavolo, infatti, ci sono diversi dossier: Afghanistan e Irak, ma anche Somalia e Yemen. E in particolare il conflitto israelo-palestinese e le preoccupazioni per l’Iran.
Colloqui soddisfacenti quelli di Berlusconi, che ha prima un faccia a faccia con il ministro delle Finanze Ibrahim Abdul Aziz Abdullah Al Assaf, poi un incontro con il principe e vicepremier Naif Bin Abdul Aziz e infine una cena con Re Abdullah tra le immense stanze del palazzo di Gedda destinato agli ospiti reali.
Non a caso, è lo stesso Cavaliere a sostenere nei fatti la necessità che l’Arabia Saudita si ritagli un ruolo di interdizione nello scacchiere mediorientale. Perché, spiega incontrando i giornalisti in compagnia di Palo Bonaiuti, «l’Europa tutta ha molto apprezzato il ruolo di moderazione» di Riyad «nei momenti in cui più alto è stato il prezzo del petrolio». Il premier ricorda che fu proprio un grosso produttore come l’Arabia Saudita a ritenere «esagerato» un prezzo che «andava oltre i cento dollari» al barile e «propose di scendere a un prezzo medio di 75». Insomma, «c’è una posizione comune per il contrasto alla volatilità dei prezzi del petrolio». Ma, aggiunge, «anche del rame, dell’acciaio, del riso, del grano e della soia per evitare che le speculazioni portino i prezzi a livelli tali da produrre disastri in diversi Paesi del mondo con oltre un miliardo di cittadini che hanno fame». Una battuta, poi, per «benedire» l’accordo trovato a Bruxelles sui nomi che andranno a guidare l’Unione europea e che hanno visto l’esclusione di Massimo D’Alema in corsa per la poltrona degli Esteri. «Sono state – spiega – le uniche scelte possibili per mettere d’accordo tutti». Insomma, alla fine «è stata un’intesa premiante» e «sono sicuro che sono persone di valore e che faranno bene».
Prima della cena con Re Abdullah il Cavaliere incontra anche l’accogliente comunità italiana di Gedda, oltre duecento persone riunite in un’associazione culturale che si occupa di favorire l’arrivo di aziende italiane in Arabia Saudita (in questo senso il premier spiega di aver «prospettato una missione di piccoli e medi imprenditori italiani per proporre la possibilità di una loro partecipazione con imprenditori locali in diverse imprese»). Un incontro che è l’occasione per parlare anche di cose italiane e scambiare qualche battuta in privato con questo o quell’imprenditore. Con una premessa agli italiani che vivono nella regione di Gedda: «I nostri rapporti con il mondo arabo sono molto migliorati dopo che abbiamo risolto la questione con la Libia. Abbiamo messo a segno un gol che ci ha fatto avere la simpatia di tutti i Paesi arabi».
Parla a braccio il premier e assicura che «la maggioranza è solida» e «porterà a termine il mandato della legislatura». Certo, ammette, «noi qualche volta manchiamo in aula ma è semplicemente perché non siamo professionisti della politica né funzionari di partito». Ma «realizzeremo ciò che abbiamo promesso». D’altra parte, aggiunge, «la nuova moralità della politica non è solo non rubare» ma anche «mantenere le promesse fatte agli elettori». Poi, un invito agli imprenditori perché «la crisi è ormai alle spalle». E proprio nell’incontro con il ministro delle Finanze aveva definito le piccole e medie imprese italiane «il nostro petrolio». Solo alla fine, stringendo la mano ad alcuni dei presenti, non nasconde un po’ di stanchezza. Perché, dice, «me ne fanno di tutti i colori» e, aggiunge parlando con degli italiani che abitano a Milano2, «quasi quasi mi viene voglia di tornare a fare l’imprenditore». In realtà, già oggi volerà a Doha, in Qatar, e a metà gennaio – nei giorni in cui dovrebbe riprendere il processo Mills – tornerà nella penisola arabica per una visita ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti.