Crisi dell’edilizia pubblica e privata. L’A.N.C.E illustra alcune strade per uscirne

Resi noti i dati dell'Osservatorio congiunturale 2009

di Gaetano De Monte

Il cambiamento dello scenario economico e finanziario in atto in questi ultimi mesi ha indotto l'Ance ad avviare, una indagine straordinaria presso le imprese associate per verificare i preconsuntivi del 2008 e le valutazioni delle imprese per il 2009. Dall' indagine straordinaria sulle imprese associate ciò che emerge è un quadro preoccupante. Per il 2008 , sulla base dei risultati dell’indagine straordinaria il calo degli investimenti in costruzioni risulta del 2,3% in luogo della flessione pari all'1,1% pubblicata nell'Osservatorio di ottobre 2008. Il comparto più in difficoltà risulta essere quello delle opere pubbliche che, con una riduzione degli investimenti realizzati nel 2008 del 5,1% in termini reali rispetto all’anno precedente, peggiora ulteriormente il trend negativo in atto dal 2005 (-2,9% nel 2005; -3,0% nel 2006; -2,9% nel 2007). Una situazione più negativa di quella evidenziata a ottobre si manifesta anche per la nuova edilizia abitativa. Si avvertono, inoltre, le prime difficoltà per l’edilizia non residenziale privata e per gli interventi di riqualificazione delle abitazioni.

Le stime dell’indagine straordinaria mettono in luce, per il 2009, una riduzione dei livelli produttivi del settore delle costruzioni del 6,8%. Le imprese di costruzioni esprimono forti preoccupazioni per tutti i comparti di attività: -9,2% per la nuova edilizia abitativa, -7,3% per le opere pubbliche, -7,0% per le costruzioni non residenziali private e -4,0% per gli interventi di manutenzione delle abitazioni. La crisi si estende a tutto il territorio nazionale ma si manifesta con maggiore intensità nel nord del paese ed in particolare nel nord-est (in Veneto si stima una flessione degli investimenti in costruzioni del 9,6%). Nel sud i livelli produttivi scendono, invece, meno rapidamente.

Le imprese prevedono, nel 2009, un calo dei livelli occupazionali settoriali del 6,5% corrispondente a circa 130.000 posti di lavoro in meno. Se si tiene conto anche degli effetti sui settori collegati alle costruzioni si può stimare un calo complessivo di circa 200.000 occupati. Se teniamo conto del calo occupazionale che si è già manifestato negli ultimi mesi del 2008 si può stimare un calo complessivo di circa 250.000 occupati. Negli ultimi mesi si è passati dalla preoccupazione per le ripercussioni che la crisi economica e finanziaria avrebbe potuto avere sullo sviluppo delle attività, alla verifica nei fatti delle sue conseguenze sull’economia reale.

Negli ultimi mesi, le imprese hanno verificato nei fatti gli effetti della stretta creditizia e del calo della fiducia delle famiglie e delle imprese.

A questo si è aggiunto il problema dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione a fronte di lavori eseguiti.

Le imprese di costruzioni sono costrette a rimandare o a rinunciare all’avvio di nuovi interventi di costruzione di iniziativa privata a causa della stretta creditizia operata dalle banche che richiedono il rientro immediato da alcune esposizioni e aumentano gli spread praticati. Contestualmente aumenta l’incertezza della domanda sia del sistema produttivo che delle famiglie. La stretta creditizia, il crollo delle borse, le condizioni del mercato finanziario tuttora precarie, stanno avendo effetti sempre più negativi sulla fiducia delle famiglie e delle imprese che tendono a ridurre i consumi e gli investimenti.

La crisi finanziaria in atto che rende difficile e oneroso l’accesso al credito, pesa ancor di più sulle imprese che realizzano lavori pubblici.

Sono moltissime, infatti, le imprese che denunciano ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione per lavori eseguiti. Situazione, questa, che va ad aggravare il problema di liquidità delle imprese e che determina un rallentamento forzato dell’attività produttiva.

Per superare la crisi economico-finanziaria in corso tutti gli osservatori, nazionali ed internazionali, ribadiscono il ruolo anticiclico che possono svolgere gli investimenti infrastrutturali per la loro capacità di sostenere il reddito e l’occupazione.

Ma affinché gli investimenti pubblici possano effettivamente contribuire alla ripresa dell’economia è necessario da parte del Governo uno sforzo concreto, come quello avviato dai principali Paesi europei e dagli Stati Uniti, per assicurare risorse finanziarie adeguate all’avvio di un programma infrastrutturale di sviluppo.

Ad oggi, però, nonostante le dichiarazioni del Governo, nel nostro Paese manca un piano effettivo di rilancio delle infrastrutture. Il piano di 16,6 miliardi di euro annunciato a gran voce nasconde una realtà ben diversa.

In primo luogo circa 3,7 miliardi riguardano spese correnti e di gestione (acquisto di treni, contratti di servizio Stato-Regioni, Tirrenia,etc..), e pertanto non saranno destinati alle infrastrutture. Altri 7 miliardi sono risorse private provenienti dalle concessioni autostradali e destinate alla realizzazione di grandi progetti (di cui

3,8 per l’autostrada Cecina-Civitavecchia): non si tratta dunque di risorse pubbliche. La reale disponibilità in termini di risorse pubbliche effettivamente

destinate alle infrastrutture si riduce quindi a soli 6 miliardi dei quali:

– 2,3 miliardi destinati alla prosecuzione delle grandi opere della Legge Obiettivo, sono queste in realtà le uniche risorse aggiuntive effettivamente messe a disposizione dal Governo, che, tuttavia, potranno trasformarsi in cantieri solo in tempi medio-lunghi e che quindi avranno un impatto limitato nel breve periodo;

– 3,7 miliardi di euro che potrebbero essere destinati ad un programma di investimenti infrastrutturali ma che non solo non rappresentano risorse aggiuntive (in quanto queste risorse provengono dalla riprogrammazone FAS – Fondo per le Aree Sottoutilizzate).

«Siamo su una nave che va verso la tempesta» – con queste parole il Presidente dell’Ance Paolo Buzzetti alla presentazione dell’Osservatorio congiunturale 2009, che si è svolta oggi nella sede dell’Ance e a cui ha preso parte il Vice Presidente della Camera Maurizio Lupi – ha descritto la crisi in atto.

Quello che preoccupa l’Ance è la situazione in cui versano centinaia di piccole e medie imprese che rischiano la chiusura. «Riconosciamo alla classe politica una certa attività per il settore con l’approvazione dei piani casa e della delibera Cipe sulle infrastrutture, ma al di là di queste decisioni prese non si è ancora concretamente messo in moto nulla» – ha dichiarato Buzzetti che ha poi aggiunto: «bisogna reinstaurare un rapporto di fiducia con le banche che stanno drasticamente riducendo il credito non solo alle imprese ma anche alle famiglie e risolvere definitivamente il problema del ritardo dei pagamenti della PA che grava sui bilanci delle aziende.».

Lo stesso presidente ha sostenuto la necessità che il governo emani il decreto-legge sugli snellimenti procedurali, che doveva rivedere le procedure in tema di rilascio di titoli abilitativi e acquisizioni di autorizzazioni e nulla osta per l'attività edilizia, Al Presidente Buzzetti che ha rilanciato la necessità di arrivare al decreto-legge sugli snellimenti procedurali il Vice Presidente della Camera ha assicurato infine, che si farà portavoce dell’esigenza di definire finalmente una legge cornice nazionale su un tema così importante come quello della semplificazione.».

«Quello della pubblica amministrazione è un problema di efficienza, perché al di là del patto di stabilità, che è sicuramente un vincolo, la vera questione è l’incapacità di spendere risorse già allocate.», ha cosi' concluso il suo intervento quello che è considerato dai sondaggi come il probabile successore di Roberto Formigoni alla guida della Regione Lombardia.

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