di Antonio Di Giovanni
Il Governatore del Lazio, Piero Marrazzo, è stato sorpreso durante uno pseudorapporto con un transessuale e ricattato, leggete bene, da 4 carabinieri: sì, da 4 carabinieri, avete letto bene. Ecco dove siamo finiti: in una ‘povera Italia’ in cui tutti si sentono moralisti e fustigatori, inquisitori e senza peccato. Ormai, in questo Paese, non si pensa più che si può rovinare la vita di un uomo, della sua famiglia e il suo lavoro. E per cosa? Per fare notizia? O, peggio ancora, per motivazioni politiche? No: non voglio e non posso pensare che sia tutto così scontato in questa società. Dove siamo finiti? E dove vogliamo arrivare di questo passo? Si pone una questione morale nei confronti dell’ex presidente Marrazzo e non si fa nemmeno un accenno ad una questione morale dell’Arma dei Carabinieri. Perché non è stato un delinquente senza scrupoli a ricattare il politico e nemmeno un solo carabiniere, che poteva anche rappresentare una mela ‘marcia’, bensì quattro. Perciò, ora viene naturale domandarsi cosa cercassero nell’irruzione a casa del viados. E perché il ricatto? Cosa c’entra? Non ne voglio fare una questione politica. E, sicuramente, il presidente della regione Lazio ha commesso delle leggerezze, soprattutto usando l’auto di servizio. Ma come intelligentemente il ministro Maroni ha detto, insieme al coro di voci del Pdl: “E’ un ricatto, non si dimetta. La vita personale è personale, ognuno fa ciò che crede”. Un politico va giudicato nell’esercizio delle sue funzioni. Egli deve rispondere ai cittadini del suo operato, delle sue scelte e delle sue responsabilità istituzionali. Ma allora chi sono tutti quegli automobilisti che, di notte, sono in fila sulle strade per pagare i viados o, peggio ancora, delle prostitute di appena 17 anni? Chi sono quelli che di notte si travestono o fanno le orge nei locali di scambisti o che tornano a casa in fretta dopo essere stati con l’amante, o che addirittura ce l’hanno nell’ufficio dove lavorano? Da chi è composto questo popolo? Ecco chi sono: sono tutti coloro che al mattino si alzano senza peccato, puliti, con la coscienza e la propria morale a posto. E’ facile cosi, troppo facile: finché non si viene scoperti e messi alla pubblica gogna, dove di colpo il moralismo svanisce e il dito che prima serviva ad inquisire ora a malapena, lo si usa per asciugare le lacrime che scendono come quelle di un bambino ferito. Se Piero Marrazzo avesse frequentato prostitute o altro per perseguire fini istituzionali, allora il discorso cambiava. Ma in questo caso, oltre all’ipotetico reato di peculato per aver usato un autovettura di servizio, non c’è altro. Nemmeno quello di favoreggiamento della prostituzione, perché in un’abitazione privata non c'è prostituzione, se si è soli in casa e se non ce un organizzazione che gestisce l’appartamento. Quindi, si è trattato di una trattativa privata, mentre la prostituzione è ben altro, cari signori che fate la fila su viale Cristoforo Colombo. E comunque, all'articolo 1 della legge del 20 febbraio 1958 n. 75 è stato aggiunto il seguente comma: “L'esercizio della prostituzione è vietato in luoghi pubblici o aperti al pubblico”. Al di là di questa triste vicenda, che vede ormai la vita e la famiglia di un uomo esposta al pubblico ludibrio, non mi meraviglierei se in un momento di disperazione come questo Piero Marrazzo arrivi a pensare ad una soluzione estrema. E ciò rappresenterebbe una gravissima responsabilità per tutta la società, che ha creato un sistema fatto di organi di informazione che si occupano più di gossip che dei problemi del Paese, di giornalisti senza scrupoli che cercano la vicenda scabrosa piuttosto che l’analisi di determinate situazioni, di dramma dei valori che sta attraversando la politica, di politici che professano una moralità senza esercitarla, di tutti coloro che si scagliano sulla notizia pronti a giudicare senza mai giudicarsi, di tutti coloro che vanno su Youtube per vedere ciò che di essi stessi si vuol tener nascosto, di tutti coloro che si sentono senza peccato e che non hanno nemmeno un briciolo di compassione per un singolo individuo, vittima dei propri vizi, ma che di certo non merita di essere giudicato solamente in base ad essi.(Laici.it)