La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma annuncia un importante ritrovamento sul colle Palatino, nell’area della Vigna Barberini. È verosimile ipotizzare che sia stato trovato il sito dove sorgeva la coenatio rotunda descritta da Svetonio nella Vita dei Cesari: la sala da pranzo della Domus Aurea di Nerone che girava giorno e notte imitando il movimento della terra. Fino ad oggi, da molti studiosi era stata identificata nella sala ottagonale sul Colle Oppio. È noto infatti, lo attestano gli autori antichi, che la residenza di Nerone arrivava fino al colle Oppio, ma sorgeva in gran parte sul Palatino.
Lo scavo preliminare effettuato dalla Soprintendenza con la direzione scientifica della direttrice del Palatino, Mariantonietta Tomei, con la direzione dei lavori dell’architetto Antonella Tomasello e condotto da un’equipe coordinata da Françoise Villedieu (CNRS C.C. Jullian, Aix en Provence, Francia), ha portato alla luce una struttura a pianta circolare che non ha eguali nell’architettura romana.
L’edificio, messo in luce per ora solo parzialmente, appartiene a un corpo di costruzione molto più esteso, probabilmente un padiglione finora sconosciuto della Domus Aurea, perché in asse con le strutture già note della stessa Domus. L’intera struttura potrebbe estendersi su circa 60 m di lunghezza. Di questa rotonda è attualmente visibile un tratto del muro perimetrale, dello spessore di 2,10 m, che disegna un cerchio di 16 m di diametro. Al centro si erge, verosimilmente su oltre 10 m di altezza, un possente pilone di 4 m di diametro. Pilone e muri perimetrali sono collegati da due serie sovrapposte di archi a raggiera che coprono, rispettivamente, il primo piano, ancora in corso di scavo, e un secondo livello. Sono attualmente visibili 7 archi: 4 del livello superiore – di cui uno solo è integro – e 3 di quello inferiore. Al piano superiore si aprono una porta e una finestra.
Realizzate con grande cura, queste murature sono tuttavia prive di rivestimenti decorativi e dunque caratterizzano uno spazio di servizio che, probabilmente, sostenevano il piano nobile. Quest’ultimo non reca tracce di copertura o della partenza di altri muri. L’unica particolarità di questo livello è data dalla presenza di incassi circolari (identificate fino ad oggi 3 cavità semi-sferiche di 23 cm di diametro), riempiti di una sostanza scura non identificata, da analizzare. È questo particolare, insieme alla forma circolare del fabbricato e alla sorprendente potenza del pilone centrale – senza precedenti riscontri nell’architettura romana – che lascia ipotizzare la presenza di un pavimento forse ligneo poggiato su meccanismi sferici in grado, quindi, di farlo ruotare. Questa struttura potrebbe essere, pertanto, la base della coenatio rotunda. Un’ipotesi corroborata dalla posizione eccezionale di questa sorta di torre che si ergeva a picco sulla valle del Colosseo, allora occupata da un lago artificiale, consentendo una panoramica a 360° dal Campidoglio all’Aventino, dal Celio al colle della Velia.
La struttura è databile dopo l’incendio del 64 d.C. e prima della damnatio memoriae di Nerone cominciata con i Flavi.
Questo scavo, iniziato lo scorso giugno, era finalizzato al consolidamento dell’angolo che si affaccia sulla valle del Colosseo ed è stato condotto con fondi ordinari della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma. Considerata l’eccezionalità del ritrovamento, Roberto Cecchi, commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti nelle aree archeologiche di Roma e Ostia Antica, ha stanziato nuovi fondi per continuare lo scavo e rimettere in luce l’intera architettura in modo da poter verificare l’ipotesi che si tratti della coenatio rotunda, e consentendo allo stesso tempo di alleggerire la spinta della terra nell’angolo della terrazza della Vigna Barberini.
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