Pupi e pupari

di Luigi Li Gotti

In tutta la vicenda nebulosa della strage di via D’Amelio, ciò che mi lascia perplesso, è il silenzio durato 17 anni su alcuni importanti snodi.

Sino al luglio del 2009, i dati conosciuti erano:

a) l’esistenza di una “trattativa” dello Stato con Cosa Nostra con annesso “papello” di richieste di Salvatore Riina per far cessare l’aggressione stragista;

b) l’inizio della trattativa il 5 agosto 1992 ( incontro di Mori con Ciancimino) e, quindi, dopo la strage di via D’Amelio ( 19 luglio 1992). Circostanza riferita da Mori e, esclusione conseguenziale di conoscenza da parte di Paolo Borsellino di una trattativa ancora inesistente. Peraltro lo stesso generale Mori, deponendo nel processo, a Caltanissetta, per la strage, aveva riferito che aveva incontrato Paolo Borsellino il 25 giugno 1992 ( nella caserma Carini a Palermo),e che qualora avesse già avviato una “trattativa”, ne avrebbe sicuramente parlato con Borsellino. Non avendone parlato ( e non avendolo più incontrato), significò che la trattativa fu successiva.

c) l’esclusione da parte del Ministro dell’Interno, Vincenzo Scotti, rimasto in carica fino al 30 giugno 1992 ( dal 1° luglio venne sostituito da Nicola Mancino) di aver mai saputo di “trattative” e di essere per lui un mistero la ragione della sua sostituzione con Mancino ( deposizione resa a Caltanissetta nel processo per la strage di via D’Amelio).

d) l’esclusione da parte del subentrante Ministro dell’Interno, Nicola Mancino, di conoscenza di “trattative” e il suo non ricordo dell’incontro, al Viminale, con Paolo Borsellino, il 1° luglio 1992.

Essendo questi i fatti salienti conosciuti, in tutti questi anni e a lungo, si è discusso nel tentativo di dare certezza all’epoca dell’inizio della “trattativa”: sul prima o dopo la strage di via D’Amelio e, quindi, se l’accelerazione dell’esecuzione della strage, fosse da collegare alla “trattativa”, ossia ad una ferma opposizione di Paolo Borsellino di trattare con gli assassini di Giovanni Falcone. Insomma l’eventuale ostilità di Borsellino, avrebbe potuto indurre Cosa Nostra ad eliminare l’ostacolo Borsellino.

Improvvisamente, nell’estate di quest’anno, è ricomparsa la memoria:

a) parla Claudio Martelli ( Ministro della Giustizia nel periodo stragista del 1992) di una trattativa conosciuta e dell’estromissione di Scotti ( e sostituzione con Mancino) proprio a causa della posizione “dura” assunta da questi.

b) anche Vincenzo Scotti ha, nel 2009, ricordi vaghi di una “trattativa”.

c) Si dice certo Martelli del fatto che Paolo Borsellino venne subito informato della “trattativa” e , a sostegno, richiama il ricordo di Liliana Ferraro ( che al Ministero della Giustizia, aveva preso il posto di Giovanni Falcone), che ricevette, all’uopo, la visita del capitano De Donno, che le riferì dei contatti con Ciancimino e della richiesta di Cosa Nostra di copertura politica della “trattativa”.

d) Colloca Martelli, con certezza, la conoscenza della trattativa al 23 giugno 1992 ( trigesimo dell’uccisione di Giovanni Falcone);

e) Non centrale, ma certamente neanche marginale,e, comunque inquietante, si colloca anche una intervista di Arlacchi ( 27 luglio 2009 a La Stampa) che appare dubbioso sull’incontro Borsellino-Mancino il 1° luglio 1992 ( incontro invece annotato sull’agenda grigia – quella rossa è sparita- di Borsellino e testimoniato da terzi) e ponendosi, invece lui, quale la persona che Borsellino avrebbe incontrato quel 1° luglio ( ma non c’è traccia nell’agenda). Arlacchi ci dice anche che Borsellino era tranquillo ( ma sappiamo da plurime fonti che invece era estremamente preoccupato e sappiamo, per testi, che Paolo Borsellino, in quel contesto temporale, e capendo che si avvicinava il “suo momento”, disse di essere stato tradito da chi si era fidato).

Sempre Arlacchi riferisce del forte impegno del Ministro Nicola Mancino, per l’esito del maxiprocesso a Cosa Nostra ( ma la sentenza del maxiprocesso è del 30 gennaio 1992, mentre Mancino divenne Ministro dell’Interno, dopo 7 mesi, ossia il 1° luglio).

Inoltre, è strana, la sua affermazione su “ frange marginali dello Stato che remavano contro, facevano trattative e papelli” e riferisce “ di tre o quattro” trattative, definendole anomalie delle quali parlava settimanalmente con Falcone e Borsellino, ma probabilmente non conosciute da altri, oltre che da lui!
Ebbene. Ma perché per 17 anni è scomparsa la memoria ed ora, nell’estate-autunno del 2009, affiorano tanti, e così importanti, ricordi?

Le verità del 2009, sono l’altra faccia della menzogna degli anni precedenti e dei non ricordo. O, anche, il contrario.

Sbrogliare questa intricata matassa, non sarà compito facile. La sensazione di torbido, è l’unica cosa certa. Qualcuno, pur in ritardo, potrà avvicinarci alla verità,altri continuano a intorbidire le acque. Siamo tornati ai “pupi e pupari”. Dobbiamo dare un volto agli uni e agli altri. Almeno, lo speriamo.

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