La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, della Giustizia, dell’Interno, e del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali – Per sapere – Premesso che:
– l’interpellante con atto 2-00152 del 1° ottobre 2008 (esattamente un anno fa) ha inteso richiedere l’attenzione del Governo sulla gravità della situazione ambientale nella Città di Crotone e nel territorio limitrofo;
– l’interpellante, però, a quell’atto ispettivo presentato un anno fa, non ha avuto alcun riscontro;
– in data 7 ottobre 2008 l’interpellante ha, altresì, inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri, un dossier sul “Caso Crotone”, pregandolo di porre personalmente adeguata attenzione alla problematica esposta;
– l’allarme sul “Caso Crotone” era scattato in seguito alla scoperta, da parte della Procura di Crotone, dell’utilizzo di 350 mila tonnellate di scorie pericolose per la realizzazione, tra l’altro, dei piazzali di tre scuole pubbliche della Città, i parcheggi di attività commerciali, la pavimentazione di una delle banchine del porto e il piazzale su cui sorge la Questura;
– i materiali pericolosi risulterebbero provenienti dall’industria “Pertusola Sud” di Crotone (chiusa alla fine degli anni ’90 e di proprietà dell’ENI), che anziché farli smaltire in discariche specializzate, li avrebbe ceduti ad imprese di costruzioni e da queste sarebbero stati usati per vari lavori edili;
– sembra, altresì, che i materiali in questione siano costituiti da altre scorie provenienti anche dall’Ilva di Taranto;
– le scorie utilizzate per i vari lavori sono risultate costituite da miscela di metalli altamente cancerogeni;
– dalle indagini è emerso che le società alle quali venivano cedute le scorie pericolose erano la “ Crotoncsavi Srl” e la “Ciampà Paolo”, le quali utilizzavano l’approvvigionamento per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali;
– negli anni scorsi alcuni appalti concessi al gruppo “Ciampà” hanno portato all’accesso antimafia al Comune e alla Provincia di Crotone;
– le indagini della Procura di Crotone sono iniziate nel lontano 1999 e sono sfociate, lo scorso anno, e solo dopo il pensionamento di Franco Tricoli, già capo di quella Procura, nell’operazione “Black Mountain”;
– nei giorni scorsi l’inchiesta giudiziaria “Black Mountain”, grazie all’impegno del sostituto Procuratore Pierpaolo Bruni, titolare dell’inchiesta e del Procuratore Raffaele Mazzotta, si è conclusa con 47 avvisi di garanzia nei confronti di politici, amministratori locali, imprenditori, manager e tecnici, con le accuse di concorso nella realizzazione di discariche non autorizzate di rifiuti pericolosi provenienti dagli impianti dismessi della ex Pertusola, per disastro ambientale e avvelenamento delle acque;
– appare davvero gravissimo quanto emerge dall’inchiesta, giacché non solo il conglomerato idraulico catalizzato veniva usato come materiale edile, ma veniva anche depositato, in polvere, sul nudo terreno, senza un preventivo sistema di protezione contro la percolazione, per la tutela delle acque di falda e di quelle marine;
– sempre dalla stessa inchiesta, da adeguati incarichi di consulenza affidati dalla Procura di Crotone e dagli esami di tipo biologico, fatto su un campione di 290 alunni di scuole crotonesi, è emersa la presenza nei loro organismi di cadmio, arsenico, nichel e piombo in misura di 3 – 4 volte superiore ai valori normali, con il rischio, nel tempo, di patologie epatiche, renali, gastrointestinali e delle ossa;
– ed ancora, risultano sospette le morti di alcuni uomini della Polizia di Stato, che sarebbero stati colpiti da tumori fulminanti;
– addirittura, sembrerebbe che il conglomerato idraulico catalizzato sarebbe stato usato anche per la costruzione di edifici civili;
– l’inchiesta in questione ha anche ipotizzato che gli scarti tossici della Pertusola siano finiti anche nel mare crotonese;
– di fatto, dopo oltre dieci anni d’indagini, nonostante si sia parlato di progetti di disinquinamento dell’ex Pertusola Sud di Crotone, la bonifica non è ancora iniziata;
– considerato il giro di affari della ‘ndrangheta legato al traffico, smaltimento illecito e reimpiego di rifiuti tossici, appare prevedibile la presenza della criminalità organizzata anche nel giro degli scarti tossici dell’ex Pertusola:
– quali siano gli interventi che il Governo intende predisporre per dare attuazione urgente al disinquinamento dell’ex Pertusola Sud di Crotone;
– quali gli interventi per il controllo e la verifica della situazione ambientale della Città di Crotone e del limitrofo territorio provinciale;
– quanti finanziamenti sono stati stanziati, elargiti e spesi negli anni passati per il mai avvenuto risanamento ambientale dell’area industriale ex Pertusola Sud;
– quali i motivi che hanno impedito alle precedenti società aggiudicatarie dei progetti di bonifica dell’ex Pertusola , di avviare e portare gli stessi a compimento;
– quali siano stati gli interventi ed i controlli sulla problematica crotonese, fatti dall’Ufficio del Commissario per l’emergenza in Calabria, in carica da oltre undici anni;
– se sia stato erogato e come sia stato speso il finanziamento, previsto nel 2002-2003, per la bonifica e il ripristino ambientale del sito della Pertusola di Crotone, a norma della legge n. 468/2001, con decreto ministeriale 26 novembre 2002;
– se, alla luce delle potenzialità delle cosche della ‘ndrangheta crotonese, emergano gli interessi delle stesse anche nella gestione delle scorie pericolose in questione;
– se sono stati attenzionati i vagoni merci sigillati e da anni giacenti presso la stazione ferroviaria di Crotone;
– se non ritengano di assumere iniziative normative dirette a rivisitare le norme del codice penale e ad aggravare le pene per i reati di carattere ambientale.
On. Angela NAPOLI
Roma, 1 ottobre 2009