Cave? Vincoli paesaggistici? Torbiere? Pubblica incolumità? Messe in sicurezza mai fatte e fatte illecitamente? Escavazioni? Autorizzazioni con dazioni? Pratiche svolte in pubblici uffici fino a euro 20.000 per volta? Minacce e concussioni? Robbaccia da mettersi una mascherina sul viso tanto puzzano queste esalazioni- denuncia, con arresti, dopo 100.000 conversazioni registrate e valutate e 6.500 ore di riprese video.
Dalla Tuscia con infinita amarezza e mai rassegnazione, inoltro la cronaca più dettagliata che ho trovato in Rete, compresi i nomi e le funzioni degli arrestati.
Giro d’ Italia, ultima tappa Viterbo? Ancora non si è concluso a quanto pare, anche se a molti dispiace, il prolungamento di questa intrusione negli Affari.
Doriana Goracci
Capranica (Vt)
p.s. Ringrazio il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Viterbo, da comune cittadina residente nel territorio.
VITERBO – Il personale del Corpo Forestale dello Stato sta eseguendo dalle prime luci dell’alba un’ordinanza emessa dal GIP Gaetano Mautone del Tribunale di Viterbo con la quale si dispongono le misure cautelari in carcere a carico di sei indagati, in pieno accoglimento delle richieste formulate in tal senso dai PM Stefano D’Arma e Fabrizio Tucci della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Viterbo a seguito di una complessa e lunga indagine svolta dal N.I.P.A.F. – Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Viterbo.
I fatti per cui si procede sono emersi circa un anno fa e hanno comportato un’attività investigativa posta in essere con massivo ricorso a intercettazioni sia telefoniche sia ambientali, con circa 100.000 conversazioni registrate e valutate e 6.500 ore di riprese video effettuate a mezzo di microspie occultate in uffici e macchine,evidenziando fatti riscontrati anche a mezzo di indagini bancarie, di pedinamenti e appostamenti finalizzati ad avvalorare quanto emergeva dall’attività di ascolto.
E’stato così svelato un quadro corruttivo e concussorio ordito da alcuni soggetti al fine di rilasciare autorizzazioni (anche illegittime) in materia di cave e di vincoli paesaggistici. Per entrambe le tematiche tenute sotto controllo, che vedevano coinvolte distinte amministrazioni, fungeva da perno un funzionario del Comune di Viterbo (Massimo Scapigliati, 56enne addetto all’Ufficio pubblica incolumità cave e torbiere), elemento di congiunzione con i pubblici uffici, al quale gli istanti dovevano rivolgersi al fine di accordarsi per la dazione illecita nonché per i termini delle autorizzazioni richieste.
Veniva pertanto accertata la corruzione di un funzionario della Regione Lazio(G.D.P., 63 anni, addetto all’Ispettorato di Polizia Mineraria ed Energia) per aver rilasciato a due imprenditori viterbesi (D.C., 56anni, ed il figlio D.C., 31 anni) un’autorizzazione in materia di attività estrattive rappresentando falsamente l’intervento oggetto del provvedimento: veniva infatti autorizzata la messa in sicurezza di una cava abbandonata da anni quando invece lo scopo era quello di ultimare l’escavazione nello stesso sito, evitando così la ben più complessa procedura burocratica prevista per questi casi e risparmiando inoltre le tasse che gravano sul materiale estratto ai fini commerciali.
Scapigliati ha svolto le funzioni di intermediario tra gli imprenditori e il funzionario della Regione, ricevendo una dazione di € 10.000 per poi girarla nelle mani di quest’ultimo con la promessa di ulteriori dazioni una volta avviata l’attività estrattiva. Per quanto riguarda gli episodi di concussione posti in essere da due funzionari della Soprintendenza per Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Roma, Rieti e Viterbo, ne sono stati osservati ben otto, per un importo variabile ma che è stato osservato arrivare fino ad € 20.000 per una singola pratica. I soggetti, che usavano un permesso in materia sapevano che per assicurarsi tempi brevi nel rilascio dell’autorizzazione o per ottenerla anche se in contrasto con le normative vigenti, dovevano rivolgersi al dipendente del Comune di Viterbo (Massimo Scapigliati), il quale fungeva da intermediario con i due funzionari della Soprintendenza curando i passaggi delle pratiche e del danaro in contanti, di cui tratteneva normalmente per sé una quota parte. Lo scambio avveniva di norma nell’ufficio del Comune di Viterbo in uso al funzionario, dove gli investigatori avevano posizionato sia microfoni sia microcamere nascoste in modo da osservare ogni dettaglio dei crimini commessi. I funzionari della Soprintendenza nei loro colloqui arrivavano a minacciare i soggetti che si rivolgevano a loro qualora non si fossero dimostrati tempestivi nei pagamenti, giungendo a ritenere come atto naturale e dovuto l’incasso delle dazioni. Da questamattina sono in corso nel Lazio da parte del NIPAF di Viterbo quattordici perquisizioni di abitazioni, uffici sia pubblici sia privati e numerose escussioni con il sequestro di tutte le istruttorie più recenti presenti presso gli uffici pubblici teatro dei delitti per cui si procede, e la relativa imponente documentazione verrà vagliata al fine di evidenziare nuovi episodi atteso che è ragionevole ritenere che quelli finora individuati non rivestano carattere di eccezionalità. All’attività odierna stanno operando ottanta uomini appartenenti al NIPAF e ai CC.SS. del Comando Provinciale CFS di Viterbo con l’aiuto del personale del Comando Provinciale del CFS di Roma e del NICAF dell’Ispettorato Generale CFS.
Nel capoluogo della Tuscia a essere raggiunti dal provvedimento, un impiegato comunale e due imprenditori di Celleno. Nella capitale, invece, si tratta di due funzionari della Soprintendenza e un funzionario della Regione. Tra i fermati dalla Forestale nel capoluogo della Tuscia, Massimo Scapigliati, caposervizio a palazzo dei Priori, responsabile per cave, torbiere e pubblica incolumità. Per lui l’accusa è di corruzione e conussione. Le indagini riguarderebbero autorizzazioni per una discarica in una zona protetta e la costruzione di una villa in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico, secondo le prime indiscrezioni. L’accusa sarebbe di corruzione, rilascio di false autorizzazioni a vantaggio di due imprenditori, padre e figlio, viterbesi finiti in manette. Gli imprenditori sono Domenico Chiavarino 56 anni il padre e il figlio Dario Chiavarino di 31 anni. Per loro l’accusa è di corruzione. Gli arrestati nella capitale sono Giovannino Fatica della Soprintendenza di Roma, che negli ultimi anni si è occupato della Tuscia, Antonio Di Cioccio sempre della Soprintentenza e il funzionario della Regione Lazio Giuseppe De Paolis, 63 anni addetto all’ispettorato di polizia mineraria ed Energia. Per i funzionari l’accusa è di concussione. Le indagini sono scattate un anno fa e condotte con l’aiuto di diverse intercettazioni telefoniche e ambientali e registrazioni filmate, in cui comparirebbe anche Scapigliati. Secondo gli investigatori, l’uomo avrebbe fatto da tramite fra imprenditori e tecnici e i pubblici ufficiali per il rilascio di false autorizzazioni in materia di cave e di vincoli paesaggistici.
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