Dal G20 di Pittsburgh si capirà  se il dopo Lehman è iniziato o no

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Di Mario Lettieri * e Paolo Raimondi** * sottosegretario all'Economia nel governo Prodi ** economist

si scioglierà Il nodo della valutazione dei titoli nei bilanci delle banche

Con l'apertura, oggi, del summit del G20 nella città di Pittsburgh in Pennsylvania, il dibattito sulla regolamentazione dei titoli posseduti dalle banche si è fatto incandescente. Un anno fa la Lehman Brother falliva e il mondo conosceva l'inizio di una crisi sistemica della finanza globale provocata dalla bolla dei titoli tossici presenti sia nei che fuori dei bilanci (over the counter) delle banche e di una marea di altri istituti finanziari di nuova costruzione.
Il primo passo di una riforma concordata del sistema non può che passare obbligatoriamente attraverso un accordo sulla valutazione reale dei titoli speculativi e poi sul loro drastico ridimensionamento. Fino ad oggi le operazioni di salvataggio degli stati e delle banche centrali sono state fatte in base ai valori di bilancio forniti dalle stesse banche, cioè in base ai valori sproporzionatamente alti iscritti nei loro libri contabili.
Negli anni passati è cresciuto un cancro finanziario che deve essere rimosso. Questa operazione è indispensabile affinché il sistema ritorni a funzionare razionalmente. Sarà inevitabilmente dolorosa, ma la correzione non è opzionale. E' ineludibile.
Da mesi l'International Accounting Standards Board (Iasb), l'organizzazione internazionale preposta a stabilire standard di valutazione, contabilità e rendiconto finanziario, sta lavorando per definire criteri condivisi e accettati da tutti, soprattutto in riferimento ai titoli tossici. L'Iasb ha presentato delle proposte miranti a migliorare la capacità di misurare il giusto valore di tutte le specie di titoli o contratti presenti sul mercato.
La proposta fondamentale è quella di valutare sia i piccoli che i grandi istituti finanziari sulla base del “mark-to-market”, cioè sul principio del valore di mercato attuale. Per i titoli tossici, il cui valore di mercato è quasi zero, vorrebbe dire che essi dovrebbero scomparire dai libri contabili e, invece che essere contati come attività, diventerebbero delle perdite. E' per questa ragione che le banche più avvedute stanno accantonando delle riserve extra proprio per far fronte a queste possibili cancellazioni. La Financial Accounting Standards Board americana fa parte dell'Iasb ed è stata investita dello stesso compito.
Anche la dichiarazione finale del G20 dei ministri delle Finanze riunitosi a Londra il 4-5 settembre scorso raccomanda esplicitamente delle azioni miranti alla “convergenza verso un'unica serie di standards di valutazione di alta qualità, globali e indipendenti” degli strumenti finanziari e anche di quelle esposizioni finanziarie mantenute fuori bilancio.
Il sistema bancario rifiuta qualsiasi cambiamento profondo del sistema. L'American Bankers Association (ABA) che rappresentata oltre il 95% di tutto il settore bancario americano con 13.300 miliardi di dollari di attività, ha mandato una lettera al Ministro del Tesoro Timothy Geithner e alla Fed invitandoli a bloccare le riforme della Fasb-Iasb.
Mentre dice di apprezzare le recenti indicazioni fatte dai ministri delle Finanze, l'ABA aggiunge che le proposte della Iasb invece «minerebbero gli sforzi del G20 di rafforzare il sistema finanziario», in quanto ridurrebbero la capacità delle banche di emettere credito e aumenterebbero i costi per le banche che sarebbero costrette a cambiare il tipo di prodotti finanziari offerti alla clientela.
L'ABA chiede che sia mantenuta la valutazione dei titoli basata sul “modello bancario tradizionale”. Chiede che i titoli, compresi quelli tossici, siano mantenuti sui libri contabili al loro valore di emissione. Ciò è inaccettabile.
Se a Pittsburgh la posizione delle banche americane fosse vincente, vorrebbe dire che le cause della crisi non sarebbero rimosse. Dovremmo allora prepararci a nuove e più gravi bolle finanziarie e crisi sistemiche.
ItaliaOggi Numero 227 pag. 8 del 24/9/2009

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