La falsità  su Boffo

Cari amici, care amiche,
sono già calate le polveri sulla vicenda Boffo.
Volevano la testa di Dino: l'hanno avuta. Volevano che la Chiesa chinassa il capo: non è avvenuto.
Il Vaticano ribadisce i buoni rapporti istituzionali con lo Stato Italiano: è giusto che sia cosi. Ma non cambia il giudizio su certi comportamenti morali dei politici, Berlusconi di testa, e non cambia il giudizio sulle politiche dell'immigrazione volute dalla Lega e approvate da tutto il Governo.
Ora che sono calate le polveri vale la pena leggere o rilegere le dieci tesi contro Boffo alle quali lui risponde in modo puntuale e la sua bellissima lettera di dimissioni.
Non mi unisco alle schiere di commentatori che hanno dissertato sul da farsi; bisogna essere nei panni dei protagonisti per farlo.
Personalmente rispetto e condivido ogni decisione della CEI e di Dino su questa vicenda.
Mi permetto solo di rimanere scandalizzato quando sento che si cercano il torto e la ragione su di un caso vergognoso nel quale si è aperto contro una persona, Dino Boffo, in modo indegno.
Rimango scandalizzato di fronte a certi moralismii di cattolici puristi e ipocriti.
Non va espresso alcun giudizio soprattutto quando è evidente l'immane strumentalità della cosa.

Coraggio caro Dino, Dio ti riconpenserà col centuplo per il tuo prezioso e infaticabile lavoro e per l'onestà e l'obbedienza con le quali hai sempre servito la Chiesa Italiana, cioè tutti noi, me compreso che ho l'onore di esprimerti tutta la gratitudine e il sostegno nella preghiera e nella testimonianza pubblica.

on. Luca Marconi

Dieci falsità: le deformazioni del «Giornale» e la realtà dei fatti

Il direttore risponde

1.Boffo 'noto omosessuale' e protagonista di una 're­lazione' con un uomo sposato segnalata in atti del Tribunale di Terni.

Questo è stato affermato dal 'Giornale' sulla base di una lettera anonima diffa­matoria, definita falsamente 'nota infor­mativa' di matrice giudiziaria e fatta altrettanto falsamen­te assurgere addirittura alla dignità di risultanza 'dal ca­sellario giudiziario' che in realtà, come ogni altro atto del procedimento, non conteneva alcun riferimento alle 'in­clinazioni sessuali' e a 'relazioni' del direttore di ’’Avveni­­re’’. Lo ha confermato il gip di Terni Pierluigi Panariello il 31 agosto: «Nel fascicolo riguardante Dino Boffo non c’è as­solutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni ses­suali ».


2.Boffo 'attenzionato' dalla Polizia di Stato per le sue 'frequentazioni'.

Anche questa affermazione, grave e ridi­cola al tempo stesso, è tratta non da atti giudiziari ma dalla stessa lettera anonima che il 'Giornale' ha utilizzato per il suo attacco a Boffo.
La schedatura è stata smentita dal ministro dell’Interno do­po pronta verifica fatta compiere nella struttura centrale e periferica della pubblica sicurezza.



3.Boffo 'querelato' da una signora di Terni.

A Terni fu sporta denuncia/querela non contro Boffo, ma contro ignoti da sogget­ti che ben conoscevano Boffo e la voce di Boffo e che, quando hanno scoperto che era stato ipotiz­zato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio, hanno rimesso la querela.


4.Ci sono 'intercettazioni' che accusano Boffo

Solo la lettera anonima parla di intercetta­zioni. Agli atti, invece, ci sono tabulati dai quali emergono telefonate partite da una delle utenze mobili che erano nella disponibilità di Boffo. Il gip di Terni Panariello lo ha confermato il 31 agosto.



5Boffo ha dichiarato di 'non aver mai conosciuto' la donna di Terni colpita da molestie telefoniche.


Come già detto, Boffo conosceva i desti­natari delle telefonate, i quali, dunque, co­noscevano la sua voce. Il 'Giornale' non può, tuttavia, nella sua montatura accettare un elemento antitetico alla sola idea della colpevolezza di Boffo.

6.Boffo si è difeso indicando un’altra persona come coinvolta in una storia a sfondo 'omosessuale'.

L’omosessualità in questa vicenda è stata pruriginosamente tirata in ballo dall’e­stensore della famigerata 'informativa' a­nonima e dal 'Giornale' che ha coagulato l’attacco diffa­matorio proprio su questo punto. Boffo ha solo e sempre dichiarato ai magistrati di essere ar­rivato alla conclusione che quel telefono cellulare, che era nella disponibilità sua e del suo Ufficio, fosse stato utiliz­zato da una terza persona che si trovava nelle condizioni lavorative per farlo.
Il gip di Terni ha dichiarato che tale pista sul piano giudi­ziario non è stata 'approfondita' perché non 'ritenuta at­tendibile da chi indagava', il quale evidentemente non co­nosceva i tempi e gli orari della professione giornalistica.


7.Nelle telefonate attribuite a Boffo ci sarebbero state 'intimidazioni' e 'molestie' a sfondo 'sessuale', anzi 'omossessuale'. E sarebbero state accompagnate da 'pedinamenti'.


Le affermazioni del ’’Giornale’’ sono prive di fondamento. Boffo si è sempre dichiarato e­straneo a una vicenda nella quale, anche presa solo come è stata presentata, sul piano giudiziario non include 'pedinamenti' né molestie legate alla sfera 'ses­suale'. L’appiglio per chi ha cercato di far circolare un’idea opposta giace nel fatto che agli atti c’è un riferimento ad 'al­lusioni' a 'rapporti sessuali'. Ma, ha specificato il gip di Ter­ni il 1° settembre, 'tra la donna e il suo compagno'.


8.Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di 'patteggiare' la pena.

Boffo non ha patteggiato alcunché e ha sempre rigettato l’accusa di essere stato au­tore di telefonate moleste. Ha considerato a lungo la questione giudiziaria ternana senza sostanziale im­portanza, in particolare successivamente alla remissione di querela sporta dalle persone interessate, tanto che in occa­sione della ricezione del decreto penale di condanna – lo si ri­badisce: successivamente alla remissione di querela da parte delle interessate – non si rivolse ad alcun legale. Boffo non aveva dato soverchio peso al decreto in questione, in quan­to l’aveva ritenuto una semplice definizione amministra­tiva, conseguente agli effetti della remissione.


9.Boffo ha reso pubbliche 'ricostruzioni' della vicenda.

Boffo non ha reso pubblica alcuna rico­struzione della vicenda e ciò che Avveni­re ha pubblicato è sotto gli occhi di tutti. Nessun’altra persona, nessun particolare, nessun ente e i­stituzione è stato indicato, citato o chiamato in causa dal direttore di Avvenire. Boffo nonostante il pesantissimo at­tacco diffamatorio del 'Giornale' non intende consegna­re niente e nessuno al tritacarne mediatico generato e col­tivato dal 'Giornale'. Sul 'Giornale' anche a questo proposito si scrive il con­trario. È l’ennesima dimostrazione di come su quella te­stata si stia facendo sistematica e maligna disinformazio­ne.


10. La 'nota informativa' non è una lettera anonima diffamatoria e una 'patacca' ma il contenuto del decreto penale relativo alla vicenda di Terni.

La cosiddetta 'informativa' è un testo gra­vemente diffamatorio contro Boffo di in­certa (per ora) origine, ma sicuramente non scritto in sede giudiziaria né per sede giudiziaria e non attinente alla vicenda ternana alla quale è stato surretti­ziamente 'appiccicato' all’interno di una missiva anonima dopo essere stato ideato allo scopo.
Sul 'Giornale' i giornalisti autori dell’aggressione contro il direttore di Avvenire continuano, persino dopo i chiari­menti intervenuti, a sostenere la sua autenticità. Dire che è una 'patacca', secondo costoro, sarebbe una 'bugia'. E questo è comprensibile visto che la campagna diffamato­ria incredibilmente ingaggiata dal 'Giornale' si basa, sin dal­l’inizio, sulle gravissime affermazioni e deformazioni con­tenute in quel testo anonimo.

AVVENIRE: IL TESTO DELLA LETTERA DI DIMISSIONI DI BOFFO

(ASCA) – Roma, 3 set – E’ indirizzata a ’Sua Eminenza
Reverendissima, cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della
Conferenza Episcopale Italiana’, e porta la data di ieri, 3
settembre, la lettera di dimissioni di Dino Boffo dalla
direzione di Avvenire. Di seguito il testo: ’Eminenza
Reverendissima, da sette giorni la mia persona e’ al centro
di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso
giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a
smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le
mie redazioni, sono state violentate con una volonta’
dissacratoria che non immaginavo potesse esistere. L’attacco
smisurato, capzioso, irritualmente feroce che e’ stato
sferrato contro di me dal quotidiano ’Il Giornale’ guidato da
Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da ’Libero’ e dal
’Tempo’, non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile
motivazione: un opaco blocco di potere laicista si e’ mosso
contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l’ha
oggi e non l’avra’ domani. Qualcuno, un giorno, dovra’ pur
spiegare perche’ ad un quotidiano – ’Avvenire’ – che ha fatto
dell’autonomia culturale e politica la propria divisa, che ha
sempre riservato alle istituzioni civili l’atteggiamento di
dialogo e di attenta verifica che e’ loro dovuto, che ha
doverosamente cercato di onorare i diritti di tutti e sempre
rispettato il responso elettorale espresso dai cittadini, non
mettendo in campo mai pregiudizi negativi, neppure nei
confronti dei governi presieduti dall’onorevole Berlusconi,
dovra’ spiegare – dicevo – perche’ a un libero cronista, e’
stato riservato questo inaudito trattamento. E domando: se si
fa cosi’ con i giornalisti indipendenti, onesti, e per quanto
possibile – nella dialettica del giudizio; collaborativi,
quale futuro di liberta’ e di responsabilita’ ci potra’ mai
essere per la nostra informazione? Quando si andranno a
rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il
’pro’ e ’contro’ di altri due di essi, e le mie tre risposte
ad altrettante lettere che ’Avvenire’ ha dedicato durante
l’estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi,
apparira’ ancora piu’ chiaramente l’irragionevolezza e
l’autolesionismo di questo attacco sconsiderato e
barbarico’.

AVVENIRE: IL TESTO DELLA LETTERA DI DIMISSIONI DI BOFFO (parte 2)

(ASCA) – Roma, 3 set – ’Grazie a Dio, nonostante le
polemiche, e per l’onesta’ intellettuale prima del ministro
Maroni e poi dei magistrati di Terni, si e’ chiarito che lo
scandalo sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e
propagandato come fosse verita’ affermata, era una colossale
montatura romanzata e diabolicamente congegnata. Fin
dall’inizio si era trattato d’altro. Questa risultanza e’
cio’ che mi da’ piu’ pace, il resto verra’, io non ho alcun
dubbio. E tuttavia le scelte redazionali che da giorni taluno
continua accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono
a me, uomo di media, che la bufera e’ lungi dall’attenuarsi e
che la pervicace volonta’ del sopraffattore e’ di darsi
ragione anche contro la ragione. Un dirigente politico
lunedi’ sera osava dichiarare che qualcuno vuole intimorire
Feltri; era lo stesso che nei giorni precedenti aveva
incredibilmente affermato che l’aggredito era proprio il
direttore del ’Giornale’, e tutto questo per chiamare a
raccolta uomini e mezzi in una battaglia che evidentemente si
vuole ad oltranza. E mentre sento sparare i colpi sopra la
mia testa mi chiedo: io che c’entro con tutto questo? In una
guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere
cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione, io –
ancora – che c’entro? Perche’ devo vedere disegnate geografie
ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all’ombra
di questa mia piccola vicenda? E perche’, per ricostruire
fatti che si immaginano fatalmente miei, devo veder scomodata
una girandola di nomi, di persone e di famiglie, forse anche
ignare, che avrebbero invece il sacrosanto diritto di vedersi
riconosciuto da tutti il rispetto fondamentale? Solo perche’
sono incorso, io giornalista e direttore, in un episodio di
sostanziale mancata vigilanza, ricondotto poi a semplice
contravvenzione? Mi si vuole a tutti i costi far confessare
qualcosa, e allora diro’ che se uno sbaglio ho fatto, e’
stato non quello che si pretende con ogni mezzo di farmi
ammettere, ma il non aver dato il giusto peso ad un reato
’bagatellare’, travestito oggi con prodigioso trasformismo a
emblema della piu’ disinvolta immoralita’’.

AVVENIRE: IL TESTO DELLA LETTERA DI DIMISSIONI DI BOFFO (parte 3)

(ASCA) – Roma, 3 set – ’Feltri non si illuda, c’e’ gia’
dietro di lui chi, fregandosi le mani, si sta preparando ad
incamerare il risultato di questa insperata operazione:
bisognava leggerli attentamente i giornali, in questi giorni,
non si menavano solo fendenti micidiali, l’operazione e’
presto diventata qualcosa di piu’ articolato. Ma a me questo,
francamente, interessa oggi abbastanza poco. Devo dire invece
che non potro’ mai dimenticare, nella mia vita, la coralita’
con cui la Chiesa e’ scesa in campo per difendermi: mai –
devo dire – ho sentito venir meno la fiducia dei miei
Superiori, della Cei come della Santa Sede. Se qualche
vanesio irresponsabile ha parlato a vanvera, questo non puo’
gettare alcun dubbio sulle intenzioni dei Superiori, che mi
si sono rivelate sempre esplicite e, dunque, indubitabili. Ma
anche qui non posso mancare di interrogarmi: io sono, da una
vita, abituato a servire, non certo a essere coccolato o
ancor meno garantito. La Chiesa ha altro da fare che
difendere a oltranza una persona per quanto gratuitamente
bersagliata.
Per questi motivi, Eminenza carissima, sono arrivato alla
serena e lucida determinazione di dimettermi irrevocabilmente
dalla direzione di ’Avvenire’, ’Tv2000’ e ’Radio Inblu’, con
effetto immediato. Non posso accettare che sul mio nome si
sviluppi ancora, per giorni e giorni, una guerra di parole
che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre piu’
attoniti gli italiani, quasi non ci fossero problemi piu’
seri e piu’ incombenti e piu’ invasivi che le scaramucce di
un giornale contro un altro. E poi ci lamentiamo che la gente
si disaffeziona ai giornali: cos’altro dovrebbe fare,
premiarci? So bene che qualcuno, piu’ impudico di sempre,
dira’ che scappo, ma io in realta’ resto dove idealmente e
moralmente sono sempre stato. Nessuna ironia, nessuna
calunnia, nessuno sfregamento di mani che da qui in poi si
registrera’ potra’ turbarmi o sviare il senso di questa
decisione presa con distacco da me e considerando anzitutto
gli interessi della mia Chiesa e del mio amato Paese. In
questo gesto – in se’ mitissimo – delle dimissioni e’
compreso un grido alto, non importa quanto squassante, di
ribellione: ora basta. In questi giorni ho sentito come mai
la fraternita’di tante persone, diventate ad una ad una a me
care, e le ringrazio della solidarieta’ che mi hanno
gratuitamente donato, e che mi e’ stata preziosa come
l’ossigeno. Non so quanti possano vantare lettori che si
preoccupano anche del benessere spirituale del ’loro’
direttore, che inviano preghiere, suggeriscono invocazioni,
mandano spunti di lettura: io li ho avuti questi lettori, e
Le assicuro che sono l’eredita’ piu’ preziosa che porto con
me’.

AVVENIRE: IL TESTO DELLA LETTERA DI DIMISSIONI DI BOFFO (parte 4)

(ASCA) – Roma, 3 set – ’Ringrazio sine fine le mie
redazioni, in particolare quella di ’Avvenire’ per il bene
che mi ha voluto, per la sopportazione che ha esercitato
verso il mio non sempre comodo carattere, per quanto di
spontanea corale intensa magnifica solidarieta’ mi ha
espresso costantemente e senza cedimenti in questi difficili
giorni. Non li dimentichero’. La stessa gratitudine la devo
al Presidente del CdA, al carissimo Direttore generale, ai
singoli Consiglieri che si sono avvicendati, al personale
tecnico amministrativo e poligrafico, alla mia segreteria, ai
collaboratori, editorialisti, corrispondenti. Gli obiettivi
che ’Avvenire’ ha raggiunto li si deve ad una straordinaria
sinergia che puntualmente, ogni mattina, e’ scattata tra
tutti quelli impegnati a vario titolo nel giornale. So bene
che molti di questi colleghi e collaboratori non condividono
oggi la mia scelta estrema, ma sono certo che quando
scopriranno che essa e’ la condizione perche’ le ostilita’ si
plachino, capiranno che era un sacrificio per cui valeva la
pena.
Eminenza, a me, umile uomo di provincia, e’ capitato di
fare il direttore del quotidiano cattolico nazionale per ben
15 degli straordinari anni di pontificato di Giovanni Paolo
II e di Benedetto XVI: e’ stata l’avventura intellettuale e
spirituale piu’ esaltante che mi potesse capitare. Un dono
strepitoso, ineguagliabile. A Lei, Eminenza carissima, e al
cardinale Camillo Ruini, ai segretari generali monsignor
Betori e monsignor Crociata, a ciascun Vescovo e Cardinale,
proprio a ciascuno la mia affezione sconfinata: mi e’ stato
consentito di essere, anzi sono stato provocato a pormi quale
laico secondo l’insegnamento del Concilio, esattamente come
avevo studiato e sognato negli anni della mia formazione.
La Chiesa mia madre potra’ sempre in futuro contare sul
mio umile, nascosto servizio. Il 3 agosto scorso, in
occasione del cambio di direzione al quotidiano ’Il
Giornale’, scriveva Giampaolo Pansa: ’Dalla carta stampata
colera’ il sangue e anche qualcosa di piu’ immondo. E mi
chiedo se tutto questo servira’ a migliorare la credibilita’
del giornalismo italiano.
La mia risposta e’ netta: no. Servira’ soltanto a rendere
piu’ infernale la bolgia che stiamo vivendo’. Alla lettura di
queste righe, Eminenza, ricordo che provai un certo qual
brivido, ora semplicemente sorrido: bisognerebbe che noi
giornalisti ci dessimo un po’ meno arie e imparassimo ad
essere un po’ piu’ veri secondo una misura meno meschina
dell’umano.
L’abbraccio, con l’ossequio piu’ affettuoso.

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