Le tecniche di comunicazione insegnano una pratica utile per gestire gli interlocutori e per condurli verso gli argomenti o le tesi che si intende promuovere. Questa pratica si chiama “diverting attention” (sviare l'attenzione). Nel corso di formazione di una nota multinazionale americana si usava una barzelletta per presentare questa tecnica di comunicazione: Un collega arriva in ufficio e si vanta con gli altri colleghi di aver comprato una nuova auto. I colleghi chiedono: – Come mai ha deciso di cambiare auto? (visto che aveva un'auto che andava cosi bene !).– Cosa ha fatto della vecchia auto? Ma nessuno, proprio nessuno, chiede notizie o menziona mai la nuova auto. Quindi il tentativo del collega di suscitare gelosia negli altri colleghi per la sua nuova auto è fallito. Evidentemente le opposizioni politiche italiane, ed in particolare gli esponenti del PD, supportati da una certa stampa amica, stanno attuando questa tecnica di comunicazione per evitare che in Italia si parli di cose concrete. Infatti, stando ai risultati evidenti che questo Governo ha conseguito e continua a conseguire, sarebbero costretti ad ammettere che questo Governo sta facendo bene, malgrado le immense difficoltà oggettive che hanno segnato questa legislatura fin dal suo inizio (Crisi dei rifiuti in Campania, Terremoto in Abruzzo, Crisi finanziaria internazionale). Non si parla degli accordi internazionali che l'Italia ha sottoscritto con Panama per il raddoppio del Canale (lavori affidati ad un consorzio di imprese italiane), delle partneship dell'ENI con la Russia per il gas, degli accordi commerciali con la Libia e di tanti altri accordi siglati da questo Governo sulla scena internazionale. Ma si parla delle foto, scattate in Sardegna da un paparazzo e pubblicate da un giornale spagnolo, dove si vede il Premier Ceco Topolanek “senza veli”. (E quindi ? Direbbero anche i bambini). Non si parla di tutti i latitanti che sono stati arrestati in questi mesi. Non si parla dei patrimoni sequestrati alla mafia e alle varie organizzazioni criminali. Non si parla del nuovo pacchetto “sicurezza” che introduce norme importanti per il contrasto della malavita organizzata. Si parla invece della riapertura a 17 anni di distanza delle inchieste sulle stragi di Palermo dove furono assassinati i giudici Falcone e Borsellino e tutti gli agenti delle scorte. Ma come mai a 17 anni di distanza si riparte da zero? Nessuno dice che dopo 17 anni di indagini, si scopre che il principale teste, il pentito Vincenzo Scarantino, viene smentito in toto da nuove informazioni emerse per caso a 17 anni di distanza. In parole povere fino ad ora si è indagato e formulato ipotesi che adesso si scopre non sono dimostrabili. Quindi, dopo 17 anni si riparte da zero, come nel gioco dell'oca, con le dichiarazioni di un nuovo pentito.
Dobbiamo confessare che siamo un po' invidiosi di questi pentiti. Noi ricordiamo a fatica cosa abbiamo fatto la scorsa settimana o addirittura ieri (sic !), invece questi pentiti, come nei film hollywoodiani, a domanda precisa rispondono che “nella primavera del 1992 , era il 13 Aprile, ci siamo trovati a cena io, Tizio e Caio, in quella occasione mangiammo un agnello arrosto preparato dalla cugina di Tizio. Guardavamo la televisione, c'era la 347ma puntata di Dallas e JR diceva al fratello che bisognava agire. Fu quel messaggio che ci suggerì di agire e di agire in fretta…” Ovviamente, come già successo, anche questo nuovo filone di indagini finirà nel nulla. Perché è praticamente impossibile dimostrare qualcosa dopo così tanto tempo. La storia dimostra che un crimine, se non viene risolto nelle prime settimane, non viene mai più risolto. Questo è sempre vero, non solo per i casi di mafia, ma anche per cose molto più banali. Quindi assisteremo anche in questo caso a fughe di notizie, infuocati dibattiti televisivi e tonnellate di carta stampata con le ipotesi più fantasiose e fantastiche. Con buona pace delle vittime che potranno contare solo sulla Giustizia Divina, visto che in Italia la giustizia terrena è in altre faccende affaccendata e non può perdere tempo con cose banali, quali ad esempio fare giustizia.