Insse, avevo ragione: è solo speculazione immobiliare!

Nel mese di agosto avevo fortemente criticato la vicenda “Insse” come un esempio negativo di vetero-sindacal-comunismo. Contro tutti avevo sostenuto l’assurdità di salvare un’azienda che non produceva utili da 20 anni e che da 20 anni stava in piedi solo grazie ai contributi pubblici.
Avevo sostenuto quanto sia sbagliato tenere a tutti i costi in vita imprese non più in grado di stare sul mercato. Farlo significa distruggere ricchezza anziché produrla. Il tutto a carico di chi paga le tasse. Ovviamente ciò non ha nulla a che fare con il dovere di difendere i lavoratori, garantendo loro ammortizzatori sociali al pari degli altri lavoratori, così come la loro riqualificazione per trovare un nuovo lavoro. Avevo anche detto che nell’accordo vi erano situazioni poco chiare e che l’unica cosa certa era che vi sarebbero stati nuovi aiuti pubblici, in parte non ancora definiti, tanto è che negli accordi si faceva rinvio anche al perfezionamento di un non ben precisato piano industriale e degli ammortizzatori sociali. Ciò nonostante, perfino il “genio” Tremonti si era unito al coro dicendo che era ''La notizia piu' bella dell'estate e' quella della Insse di Milano, se fossimo in America ci farebbero un film a Hollywood''. Ora il settimanale “L’Espresso” pubblica parti del protocollo di intesa, firmato dopo una maratona di 12 ore in Prefettura, dal quale si evince che “tutta l'operazione si regge su una complessa partita immobiliare che ha bisogno di una deroga al piano regolatore di Milano ed è questo il motivo per cui nessun amministratore della giunta Moratti lo ha sottoscritto. Gli aspetti immobiliari hanno un valore economico infinitamente superiore a quello della parte industriale. Aedes, proprietaria dei terreni, come scrive il settimanale “ha accettato di vendere a Camozzi “a un prezzo simbolico” non solo i 15 mila metri del capannone, ma anche altri 30 mila metri che sono stati ritenuti fondamentali per il rilancio della Innse. E già qui c'è la prima sorpresa, perché quell'ulteriore regalino di 3 ettari aiuta a descrivere meglio l'eroica impresa del cavaliere bianco. Neppure Aedes, però, è una società di mutuo soccorso e se i suoi legali hanno accettato di firmare il protocollo non è stato soltanto per il pressing del prefetto di Milano, ma perché a loro volta sperano di valorizzare i restanti 270 mila metri quadri intorno a via Rubattino. Per farlo, è necessario che Comune, Provincia e Regione accettino alcune varianti. Come è scritto nel protocollo “tutte le intese contenute ai punti A B C D sono intimamente connesse tra loro ed il venir meno di una delle stesse comporterà la caducazione di tutte le altre”.
Conclusione: altro che salvataggio dei 49 posti di lavoro! Quello era solo un sottoprodotto pagato dalla speculazione immobiliare, che può ben permettersi di regalare qualche anno di salario a 50 lavoratori, oggetti inconsapevoli di una partita più grande di loro, convinti persino di “aver vinto la battaglia per salvare il loro posto di lavoro”.

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