Mamma cacciami di casa

di Paola Calorenne

Le famiglie, in Italia, rappresentano l'unico ammortizzatore sociale per le giovani generazioni.

Lo Stato lascia alle famiglie il compito di provvedere ai ragazzi anche oltre i trenta anni.

I genitori diventano così la “punta di diamante del Welfare” , sgravando di fatto le istituzioni da un problema collettivo.

Il 75% dei giovani italiani tra i 15-24 anni, dichiara di dipendere economicamente dai genitori, contro un 60% in Francia e meno del 50% in Germania*.

La Banca d'Italia ha evidenziato come il rischio povertà si sia spostato dalle fasce più anziane a quelle più giovani della popolazione.

Scarsa dinamicità del mercato del lavoro e minore copertura sociale: sono queste le ragioni che rendono i trentenni italiani incapaci di uscire dal nido materno.

I giovani disoccupati, o con lavoro instabile, vivono in famiglia o ci ritornano dopo il mancato rinnovo di un contratto.

Nel resto d'Europa una maggiore flessibilità lavorativa è affiancata da un sistema di Welfare che garantisce protezione sociale (sussidi per disoccupati atipici e reddito minimo garantito).

I dati Eurostat dimostrano che in Italia viene riservata all'assistenza sociale una quota pari al 10% del Pil, la più bassa d'Europa.

Il nostro sistema di Welfare è palesemente sbilanciato nei confronti delle vecchie generazioni e l'invecchiamento della popolazione non dovrebbe far ben sperare per il futuro.

Lo stato sociale debole risulta anche ingiusto perché svantaggia soprattutto quei giovani che provengono da famiglie economicamente disagiate.

Continua dunque a rimanere importante la famiglia in cui si nasce e nella quale si è destinati a rimanere a lungo. Come aspettarsi dunque da noi giovani italiani una costruttiva lotta generazionale?

Genitori italiani “cacciate di casa” i vostri figli ormai adulti, forse andranno a chiedere allo Stato la soddisfazione dei loro bisogni, com'è giusto che sia.

* dati Eurostat

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