La mia ora di religione

Per tirare un po’ su’ il morale di Doriana Goracci

Corevano gli anni 70/74, all’epoca l’ora di religione era obbligatoria ed incideva sui crediti accademici, il prete faceva da padre padrone. In questa parziale seria d’aneddoti ricordandoli a memoria che vanno dall’eta’ di 11 anni ai 20, ero tanlmente bravo in religione che a 11 anni ero quasi capo chirichetto della Chiesa del paese, il prete era un certo Don Ugo, bravissima persona dal punto di vista “accademico” ma un pessimo umanista. Ho sempre avuto la passione per la lettura e a 11 anni pur non avento mai partecipato al catechismo ero abbastanta prerparato, sui vangeli ed avevo gia’ i miei primi dubbi fondatissimi sul Dio fatto uomo, tanto per indenterci. Quindi ero un chirichetto modello, rubavo le ostie e le distribuivo agli amici un modo come un altro per riconsacrarle, aiutavo le suore a pulire la Chiesa solo quando c’’era in palio la pagnotta e in qualche occasione mi facevo pagare anche per suonare le campane, avervo gia’ inventato il riciclaggio di danaro sporco. I miei rapporti con il prete erano in perfetta sintonia come vedete, lui predicava ed io crescevo in quel mondo che gia’ mi stava stretto. Il mio compito era anche quello di smorzare le candele a tre quarti, in modo tale che i “fedeli” ossia i poveracci contadini vedendo il povero santo senza ne comparavano altre. Poi ditemi se il capitalismo selvaggio l’ha inventato Berlusconi! Questo, ando’ avanti per due tre anni, fino a quando un bel di’ dopo aver lavorato con le suore alle pulizie della Chiesa finirono le pagnotte, io ne rimasi senza e cosi lasciai il Dio fatto uomo, senza mai fare la prima comunione, per la cresima ci sto ancora pensando. Alle scuole superiori professionali avevamo come “maestro” di religione Don Vittorio, un prete alcolizzato, com poca dimestichezza per la pulizia, intanto la mia preparazione “evalgelica” si era pefezionata e fu cosi’ che con il prete fu amore a prima vista da guadagnarmi l’incarico non indifferente, quando era il suo turno di offrire la prima colazione ai suoi colleghi di andare per le aule e prendere gli ordini e passarli alla bidella. E fu qui che nascque il mio del “bicchiere di latte e na briosche”. Per alcuni mesi ando’ avanti cosi’, due caffe’ ristetti, un crodino, una marsala e un bicchiere di latte e na briosche. Fino a quando il prete insospettito volle chiedere alla bidella chi fosse il collega che prendeva il bicchiere di latte e na briosche, alloche’ la bidella svuoto’ il sacco e si scopri’ “inciucio”, fu la prima volta che volli confessarmi. Venni quasi accusato di truffa aggravata ai danni di un povero prete e qui venne fuori il Gonnella “evangelista”, alla domanda “perche’ l’hai fatto? la mia risposta fu “bibblica”, ma non e’ stato il vostro Cristo a dire di togliere ai ricchi e dare al poveri? Ho semplicemente applicato alla lettera il vangelo. Ovviamente quell’anno fui bocciato Morale della favola cari allunni con un po’ di fantasia, abbinando il sacro al profano, l’ora di religione puo’essere anche divertente.

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