Il bipolarismo del futuro

di Luca Bagatin

In questi giorni, ‘la Voce Repubblicana’ e l’amico Enzo Cardone hanno sollevato la questione relativa alla denominazione che intende assumere il movimento giovanile del PdL: ‘Giovane Italia’. ‘Giovane’, o, meglio ‘Giovine Italia’ fu il nome che Giuseppe Mazzini diede al movimento insurrezionale, di stampo carbonaro, che mirava, durante il Risorgimento, a rendere l’Italia una Repubblica sovrana e indipendente dal giogo austriaco, francese, papalino e borbonico. Ora, che cosa c’entri il PdL con tutto ciò proprio non si capisce. Ma andiamo a monte, ovvero allorquando l’On. Stefania Craxi decise di fondare l’Associazione ‘Giovane Italia’, braccio politico della Fondazione Craxi, a sua volta braccio culturale di Forza Italia. Che confusione! Figuriamoci che, nel 2000, Stefania Craxi rispose di suo pugno (inviandomi una missiva direttamente a casa) ad una mia lettera nella quale le facevo i complimenti per l’iniziativa di mettere in piedi una Fondazione intitolata a suo padre, grande socialista liberale ingiustamente vilipeso. Una Fondazione, ovvero un “luogo di dibattito culturale” e non già un “luogo politico” ad uso e consumo di qualcuno. Stefania Craxi, anche a dispetto di ciò che mi scrisse, agì diversamente e si fece eleggere finanche in Parlamento. Ma che cosa c’entra la ‘Giovine Italia’ con il partito di Berlusconi? Nulla. Se l’operazione di Stefania Craxi prima e dei giovani del PdL poi, fosse quella di riconoscere i meriti dell’azione mazziniana, tanto varrebbe che costoro si iscrivessero al Pri. Diversamente, trattasi di una manovra simile a quella dei cattocomunismi, che in questi anni, su ‘l'Unità’, si mettono a pubblicare Salvemini o a tirare per la giacca Mario Pannunzio in prossimità del centenario della sua nascita. Operazioni furbesche e mistificatorie, visto che Salvemini e Pannunzio combatterono con ferocia il cattocomunismo e furono i primi a denunciarne la pericolosità e l’incapacità politica. Personalmente, ritengo che i giovani del PdL manchino semplicemente di originalità nella scelta della loro denominazione. E mi chiedo anche se conoscano davvero l’opera politica e culturale di Mazzini. E allora varrebbe la pena che facessero come i giovani di Alleanza nazionale qui da noi, a Pordenone, in cui continuano orgogliosamente a chiamarsi ‘Azione Giovani’ come prima e a tenersi la loro bella fiamma tricolore quale simbolo. Quanto al PdL in sé, mi si permetta una breve riflessione: trattasi di un partito di transizione, che esisterà sin tanto che esisterà Silvio Berlusconi, senza radici e senza una vera linea politica, una formazione a noi tutti utile per governare, oggi, l’Italia in assenza di un’opposizione credibile, visto che il Pd e i suoi alleati non possono ritenersi nelle condizioni di governare il nostro Paese, né oggi, né in futuro. Il PdL è una forza politica che, con il tempo, andrebbe trasformata e finanche ‘spaccata’, al fine di ridisegnare il nuovo bipolarismo di cui questo Paese ha effettivamente bisogno: da una parte i liberaldemocratici, dall’altra i conservatori. Il ‘dopo – Berlusconi’, dunque, è dietro l’angolo: diamoci da fare. (Laici.it)

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