di Giuseppe Vatinno
In questi giorni il governo vede l’ennesima contrapposizione, questa volta tra il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e quello della Semplificazione normativa Roberto Calderoli.
Il motivo è il cosiddetto “decreto anticrisi” che di fatto esautora, per le reti elettriche e le centrali, il Ministero dell’Ambiente da alcune sue competenze come quella sull’impatto ambientale, esercitate tramite la Commissione VIA (Commissione di impatto Ambientale).
Messa così sembra che sia un fatto negativo per l’ambiente, ma vediamo un po’ più approfonditamente come stanno le cose.
La Commissione Via è stata insediata poco più di un anno fa tramite un decreto legge, quello sui rifiuti a Napoli (e già qui non si capisce il nesso), azzerando di fatto quella precedente. Tale atto è apparso non usuale nel merito e del metodo e così è stato fatto un ricorso al Tar che pare sarà accolto.
Tuttavia la nuova Via governativa nasceva con un piano ben preciso: creare le condizioni per sbloccare tutti i progetti in attesa.
Questo di per sé non è un fatto negativo, ma lo diventa quando per procedere si accelerano i tempi di valutazione e quindi si opera necessariamente in modo più superficiale.
Non possiamo non pensare che dietro la fretta di sostituire la precedente Commissione con la nuova non si nasconda un piano ben preciso e particolareggiato che vede come attori il Cipe (Comitato ministeriale per la programmazione economica), il Ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli e le grandi aziende come l’Enel (ora di nuovo coinvolta direttamente nel nucleare) che hanno tutto l’interesse ad avere una Commissione Via “addolcita” dalla presenza di molte figure che di competenza ambientale non ne hanno molta, come uno stuolo di avvocati di nomina governativa.
Inoltre, la nuova Via ha una percentuale molto alta di avvocati e architetti, ma non di ingegneri, fisici e biologi il che la rende molto debole dal punto di vista tecnico.
In questa ottica allora, forse, quella di Calderoli può essere vista come una sorta di benefica provocazione che può portare all’instaurarsi di una nuova Commissione Via (soprattutto dopo la sentenza del Tar) che mostri un più alto tasso di professionalità e che non sia un semplice “Viaficio” che sforna pareri positivi a prescindere dal reale impatto ambientale sul territorio.