MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A CONTRASTARE L’USO DELL’ABORTO COME STRUMENTO DI CONTROLLO DEMOGRAFICO

Ci stiamo avvicinando alle ferie estive e con l'occasione ci salutiamo augurandoci un periodo di riposo con le nostre famiglie.
Ho il piacere, comunque, di potervi rendere partecipi di un fatto di straordinaria rilevanza: la Camera dei Deputati ha approvato una mozione sull'aborto proposta da Rocco Buttiglione ed altri parlamentari dell'UDC.
Per la prima volta dall'approvazione in Italia della l. 194, che introduceva l'istituto dell'aborto legale praticato presso strutture pubbliche, si approva in Parlamento una mozione che mira alla limitazione della legislazione abortiva nel mondo, in particolare quando questa non è rispettosa della volontà della donna e delle coppia.
La mozione è stata votata dall'UDC, partito proponente, PdL e Lega con l'astensione del PD e dell'IdV.
Si può dire che qualche buon cattolico in Parlamento può essere utile alla causa della dignità dell'uomo e può risultare coinvologente e convincente anche verso chi non professa una fede religiosa.
Una battaglia laica e cristiana che muove le coscienze e afferma il diritto inviolabile della vita.
Con amicizia

on. Luca Marconi

MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A CONTRASTARE L'USO DELL'ABORTO COME STRUMENTO DI CONTROLLO DEMOGRAFICO
La Camera,
premesso che:
l'articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo afferma il diritto alla vita di ogni essere umano;
l'articolo 6, paragrafo 1, dell'Accordo internazionale sui diritti civili e politici, adottato dall'Assemblea generale dell'Onu il 16 dicembre 1966 ed entrato in vigore il 23 marzo 1976, prevede che il diritto alla vita è inerente alla persona umana. Questo diritto deve essere protetto dalla legge e nessuno può essere arbitrariamente privato della vita;
secondo l'articolo 6 della Convenzione sui diritti dell'infanzia, gli Stati parti riconoscono che ogni fanciullo ha un diritto inerente alla vita ed assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo;
l'articolo 1 della legge n. 194 del 1978 afferma che «l'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite»;
la diffusione nel mondo della pratica dell'aborto selettivo a danno prevalentemente delle concepite di sesso femminile sta provocando in alcune aree geografiche un forte squilibrio fra i sessi;
è sempre crescente il numero delle legislazioni straniere che attivamente promuovono l'aborto come strumento di controllo demografico e delle politiche che colpiscono con sanzioni di vario genere le donne che rifiutano l'aborto,
impegna il Governo
a promuovere – ricercando a tal fine il necessario consenso alla presentazione – una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni l’uso dell’aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta ad abortire, favorendo politiche che aiutino a rimuovere le cause economiche e sociali dell’aborto
(1-00192) «Buttiglione, Vietti, Volontè, Capitanio Santolini, Pezzotta, Occhiuto, Binetti».
(15 giugno 2009)

Buttiglione: “Approvata la mozione contro l’aborto obbligatorio”

Approvata la mozione Buttiglione sulla moratoria internazionale dell’aborto obbligatorio. Con la mozione la Camera dei Deputati impegna il governo italiano a promuovere una risoluzione delle Nazioni Unite “che condanni l’uso dell’aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire”. L’UDC ha già avviato un analogo percorso al Parlamento Europeo.

Il presidente dell’UDC Rocco Buttiglione dichiara:
“Siamo tutti d’accordo che l’aborto è comunque un male, ma ci dividiamo sempre tra chi è per la vita e chi è per la scelta. È ora di contrastare tutti insieme chi nel mondo è sia contro la vita sia contro la scelta”.

Questo il dispositivo approvato:
“La Camera impegna il governo a promuovere – ricercando a tal fine il necessario consenso alla presentazione – una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni l’uso dell’aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta ad abortire, favorendo politiche che aiutino a rimuovere le cause economiche e sociali dell’aborto.”

Roma, 15 luglio 2009

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
In questa sede, i presentatori potranno esprimere se accettano o meno la riformulazione proposta dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per il tentativo fatto, ma per quanto riguarda la mia mozione non accetto la riformulazione del dispositivo proposta.
Se vogliamo che questo dibattito sia veramente utile, è doveroso fare una premessa. Dobbiamo innanzitutto distinguere nettamente il ricorso fatto da alcuni Paesi all'interruzione di gravidanza coatta e l'impiego di questa come strumento di controllo delle nascite dalle legislazioni sull'aborto presenti invece in tutti gli Stati democratici. Nel primo caso, infatti, ci troviamo di fronte ad una violazione dei diritti umani, ad una violenza, che in primo luogo viene effettuata sul corpo e sulla libertà di una donna, che ha voluto concepire un figlio, che le viene imposto di non far nascere. Nel secondo caso, invece, siamo di fronte a un esempio di legislazione laica e liberale che riconosce in primo luogo il diritto alla salute Pag. 8della donna e il diritto ad una maternità libera e consapevole. Una buona legislazione sull'interruzione volontaria di gravidanza, come dimostra il caso italiano, è lo strumento migliore per evitare che tante donne ricorrano all'aborto. Ognuna è libera di pensarla come vuole in materia, ma i numeri non mentono e ci dicono che, dall'entrata in vigore della legge n. 194 del 1978, il numero degli aborti si è dimezzato. Inoltre, si deve considerare che le cifre attuali riguardano in gran parte donne straniere immigrate nel nostro Paese.
Questa distinzione è fondamentale per evitare di fare di tutta l'erba un fascio, dando vita ad una polemica sterile, che non ci condurrebbe da nessuna parte. La fede e i principi religiosi meritano assoluto rispetto, così come il principio che lo Stato per sua natura deve avere una legislazione laica, perché solo così garantisce il rispetto dei diritti di tutti i propri associati.
Era proprio un cattolico come Aldo Moro, che già nel 1974, all'indomani della sconfitta subita dalla Democrazia Cristiana sul referendum sul divorzio, metteva in guardia contro le forzature effettuate attraverso lo strumento della legge con l'autorità del potere al modo comune di intendere e disciplinare in alcuni punti sensibili i rapporti umani.
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Consigliamo, invece, di realizzare la difesa dei principi e dei valori cristiani al di fuori delle istituzioni e delle leggi, ovvero nel vivo, aperto e disponibile tessuto della nostra vita sociale. Quella del Presidente Moro è una lezione ancora oggi quanto mai valida e attuale, anche se, purtroppo, qualcuno sembra spesso dimenticarsene sia all'interno dei confini nazionali, sia in sede internazionale.
L'aborto non può essere imposto per legge, non può e non deve essere utilizzato come strumento di controllo demografico. Gli Stati che fanno ciò meritano la riprovazione della comunità internazionale, come accade a quegli Stati che discriminano i diversamente abili o che pongono in essere discriminazioni di natura razziale o etnica.
Non ci trova d'accordo, invece, la posizione di chi, partendo da un principio sacrosanto, ne trae spunto per lanciare una battaglia di principio all'interruzione volontaria di gravidanza in quanto tale. A questo tipo di operazione ci opporremo sempre, perché nega il fondamentale principio di libertà e di autodeterminazione della donna. Un aborto imposto è un sopruso; l'interruzione volontaria di gravidanza è, seppure in maniera drammatica, l'affermazione di una serie di diritti quali quello alla salute e alla maternità libera e consapevole.
Leggendo i testi delle mozioni presentate riconosco che non vi è questo pericolo, poiché tutte chiedono al Governo di intraprendere un'azione diplomatica che porti in sede internazionale a condannare l'aborto quale strumento di controllo demografico e ad affermare il diritto della donna alla maternità. Il sottosegretario Scotti, intervenendo in conclusione della discussione sulle linee generali, ha dichiarato tutta la disponibilità del Governo a farsi portatore di un'azione diplomatica in sede internazionale come chiesto da tutte le mozioni e ha motivato questa disponibilità elencando una serie di trattati e convenzioni sottoscritti anche dal nostro Paese.
Purtroppo, però, non mi è sembrato di sentire una sola parola sulla disponibilità da parte del Governo ad attivarsi per favorire tra i giovani, in particolare dei Paesi del Terzo mondo, una maggiore conoscenza e una corretta informazione in merito all'uso dei contraccettivi e una maggiore attenzione alla salute sessuale e riproduttiva dell'uomo e della donna. Mi Pag. 10auguro che sia stata una dimenticanza, perché sarebbe davvero paradossale farsi alfieri di una battaglia per consentire a un embrione di diventare un essere umano, disinteressandosi, al tempo stesso, degli 11 milioni di bambini che muoiono ogni anno per malattie banali, per mancanza di medicine e di cibo. Sarebbe molto strano non voler considerare i quasi 33 milioni di persone che hanno contratto l'AIDS, una malattia terribile, che in parte può essere controllata con adeguate precauzioni.
Proprio per evitare dimenticanze di questo genere l'Italia dei Valori ha proposto degli impegni per affrontare a trecentosessanta gradi il problema della sovrappopolazione, della povertà e delle malattie. Si tratta di un'impostazione di più ampio respiro che è la stessa scelta dalla mozione proposta dai colleghi radicali.
Concludendo, dichiaro il convinto voto favorevole dell'Italia dei Valori alla mozione di cui sono firmataria, n. 1-00214, a quella a prima firma Farina Coscioni, n. 1-00213, e a quella a prima firma Livia Turco, 1-00221, se non viene modificata. Ci asterremo, invece, su tutte le altre (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, credo che quello che stiamo per fare adesso in questo Parlamento ha un significato ed un'importanza che trascende il livello usuale dei nostri dibattiti. Stiamo per prendere una posizione solenne e forte in favore della libertà e della vita, inaugurando – mi auguro – un modo diverso di affrontare questi temi sia in Italia, che nel mondo. Prendiamo posizione contro tutti coloro che impongono alle donne di abortire, mettendo insieme due principi che, troppe volte, si sono scontrati nel dibattito interno del nostro Paese: il diritto della libertà di scelta e il diritto alla vita. Lo facciamo in un momento in cui questo tema è drammaticamente attuale nel mondo, perché, non dimentichiamolo, metà dell'umanità, in un modo o in un altro, non vede riconosciuto il diritto della donna di dare alla luce il bambino che ha concepito.
Esistono Paesi (qualcuno ne dubitava, ahimè), che abbracciano un quarto dell'umanità, in cui l'aborto, al secondo figlio, è obbligatorio. Esistono Paesi, che abbracciano forse un altro Pag. 11quarto dell'umanità, in cui è possibile per la donna essere ricattata con l'offerta di aiuti a condizione di abortire. Questo ha generato nel mondo uno squilibrio drammatico, tra l'altro a danno delle bambine. Mancano ai conti della demografia forse cento milioni di bambine che sono state abortite unicamente per il fatto di essere di sesso femminile. Nei Paesi in cui è consentito un solo figlio questo fenomeno si aggrava potentemente, perché se il primo figlio è di sesso femminile la tendenza è di farlo morire.
Qui non stiamo discutendo della legge n. 194 del 1978 – l'ho detto con chiarezza nel mio intervento in Aula e lo ripeto oggi – e credo che chi è a favore della legge n. 194 e chi è contro la legge n. 194 possa e forse debba con eguale decisione convenire sulla scelta che ci stiamo proponendo in questa Aula. Infatti, la legge n. 194 non dice che si può costringere una donna ad abortire e non dice nemmeno che l'aborto è accettato come strumento di controllo demografico, dice anzi, all'articolo 1, esattamente il contrario.
L'equilibrio che si è creato nella legislazione italiana come anche nella legislazione tedesca – le due legislazioni sono su questo fortemente apparentate – è fondato sulla teoria morale, discutibile peraltro, della comparazione di beni. Da un lato c'è il bene della salute fisica, psichica, economica e sociale della donna; dall'altro c'è la vita del bambino, e si dice che uno di questi beni prevale sull'altro, dolorosamente, perché l'altro – come diceva giustamente l'onorevole Mura adesso – esiste. Questo rende dolorosa la scelta. Questo porta a dire che la libertà della donna, quando la donna è veramente libera, serve a salvaguardare la vita del bambino. Questo ci dice qualcosa anche per il dibattito interno nostro.
Qualcuno ha tentato di negare il diritto alla vita, altri – io stesso – hanno insistito sulla difesa del diritto alla vita, eppure credo che tutti dobbiamo fare una riflessione ulteriore. Lo propone da tempo Giuliano Ferrara, che è stato un po' l'ispiratore della mozione che ho presentato. Il bambino esiste e ha diritto alla vita. D'altro canto Dio affida il bambino in modo così penetrante alla madre che è difficilissimo, forse impossibile, difendere il bambino contro la madre. Bisogna difendere il bambino insieme alla madre, rafforzando l'alleanza tra la madre e il bambino. Qui noi prendiamo posizione Pag. 12a livello mondiale, non nelle vicende interne italiane, su legislazioni le quali spezzano questo legame contro la vita del bambino e contro la libertà della madre. Questo è il tema della giornata di oggi, il tema sul quale io mi auguro che ancora sia possibile esprimere una unanimità morale di questo Parlamento e della nazione italiana.
Le mozioni che sono state presentate hanno diverse caratteristiche. Vorrei dire all'onorevole Mura e all'onorevole Bernardini che in questo momento dobbiamo agire un po' come hanno agito il Papa e Barack Obama. Sono d'accordo su tutto? No, ma su alcune cose sì. Occorre delimitare l'ambito di un accordo unanime e su questo impegnare le nostre energie.
Siamo d'accordo sul modo in cui si debba agire per contenere la crescita della popolazione mondiale? Lo dico francamente: no, non siamo d'accordo, perché noi pensiamo che la popolazione mondiale si stia già stabilizzando e che in alcune parti del mondo, tra cui l'Italia, sia iniziato un gravissimo e pericoloso fenomeno di regressione demografica. Provate a occuparvi del problema delle pensioni e vedrete che la radice prima del problema delle pensioni è che noi abbiamo troppo pochi giovani che devono mantenere un numero troppo ampio di anziani. Per un po' ce la caveremo aumentando l'età pensionabile, dopo non basterà neanche quello.
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C'è una valutazione diversa delle tendenze demografiche in atto nel mondo e una valutazione diversa delle modalità che devono condurre ad una giusta politica demografica perché, ad esempio, nella nostra visione, la famiglia riveste un ruolo fondamentale; l'educazione alla procreazione responsabile è un elemento centrale dentro il quale alcuni faranno uso di metodi contraccettivi, altri faranno uso di metodi naturali e altri ancora faranno uso di ciò di cui riterranno opportuno fare uso. Sappiamo che dove cresce l'economia, dove cresce l'educazione e soprattutto l'educazione femminile e i tassi di scolarizzazione femminile, i tassi di natalità decrescono. Ognuno poi decide in che modo farli decrescere secondo le sue convinzioni morali che hanno tutte il medesimo diritto ad essere rispettate.
Non introduciamo questo aspetto nella mozione in oggetto, perché al riguardo dovremmo svolgere altri dibattiti. Forse potremmo trovarci anche d'accordo, ma alla fine di un dibattito molto più lungo e molto più complesso. Delimitiamo adesso ciò su cui siamo d'accordo e su questo esprimiamo la decisione e la volontà comune di tutto il Parlamento, iniziando a sanare una frattura profonda nella coscienza della nazione che ha opposto persone che, invece, potrebbero e dovrebbero dialogare anche e forse soprattutto su questi temi. Per tale ragione mi permetto di chiedere all'onorevole Mura di riflettere ulteriormente sulla scelta di astensione.
Vi sono 11 milioni di bambini nel mondo che muoiono di fame. È vero. Badate che sono bambini senza famiglia. La chiave per evitare che i bambini muoiano di fame è avere una famiglia. Conosco abbastanza bene la situazione latino-americana e conosco i meninos de rua di Rio de Janeiro: sono bambini che non hanno una famiglia. Se ci sono un padre e una madre può darsi che il padre vada a rubare ma il bambino non muore di fame. Se ci sono un padre e una madre può darsi che la madre vada a battere sull'avenida Atlantica ma il bambino non muore di fame. I meninos de rua, i bambini che muoiono di fame, sono i bambini che non hanno una famiglia. Rafforzare la famiglia è il perno fondamentale di ogni politica a favore del fanciullo. Pag. 14
Parlo di questi temi, perché vi è stato accennato. Non è questo il tema di oggi. Su questo dobbiamo aprire un altro dibattito. Oggi cerchiamo di essere uniti su ciò su cui possiamo essere uniti. Accetto la riformulazione proposta dal sottosegretario Scotti, anche perché ricalca quasi alla lettera la mozione presentata dal mio partito con un importante e utile cambiamento tecnico. Come giustamente ha fatto osservare il sottosegretario, non potevamo impegnare il Governo a presentare una risoluzione. Nessuno Stato può presentare una risoluzione. Possiamo impegnarlo a raccogliere il consenso: come noi deputati quando andiamo a cercare le firme per presentare una mozione così anche il Governo, che, a differenza del singolo parlamentare, non può presentare da solo una mozione alla Camera dei deputati, può essere impegnato a cercare il consenso per presentare una risoluzione. Anche la formulazione successiva mi è sembrata sensibile, perché abbraccia ipotesi diverse di politiche di intervento.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Buttiglione.
ROCCO BUTTIGLIONE. Annuncio, dunque, il nostro voto favorevole alla mozione Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211 presentata dal Popolo della Libertà. Chiederei la votazione per parti separate della mozione Livia Turco ed altri n. 1-00221, presentata dal Partito Democratico, che ha posto le sue rispettabili valutazioni culturali nelle motivazioni ma ha espresso un dispositivo su cui non possiamo essere d'accordo e, quindi, chiederei che fosse votata per parti separate.
È difficile fare la stessa cosa per la mozione Mura ed altri n. 1-00214, presentata dall'Italia dei Valori, e per la mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213 presentata dal Partito Radicale perché mi pare che il loro dispositivo sia troppo fortemente caricato di questioni che non sono attinenti al dibattito odierno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e del deputato Sarubbi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
LAURA MOLTENI. Signor Presidente, sono ormai trascorsi sessant'anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo Pag. 15che ha sancito il pieno rispetto della dignità e della vita di ogni persona ma poche sono state le politiche internazionali attuate volte alla concretizzazione di tali principi. Voglio qui ricordare la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, la Convenzione sui diritti dell'uomo e sulla biomedicina sottoscritta nel 1997, la Carta europea dei diritti adottata dal Consiglio europeo di Nizza del 2000.
Ebbene, oggi la denatalità in Europa e soprattutto in Italia è ormai un'emergenza: entro il 2025 i primi Paesi europei (Italia, Spagna, Germania e Grecia) potrebbero sperimentare l'implosione demografica, ovvero la diminuzione effettiva della popolazione.
Attualmente l'Europa ha un tasso di fecondità medio di 1,4 figli, quando il livello di sostituzione (ossia il livello che permette di mantenere l'equilibrio) è di 2,1 figli per donna. L'evoluzione della percentuale di popolazione giovanile sul totale – e questo è un altro dato molto significativo – nel 1950 si attestava su una percentuale del 26,2 per cento della popolazione europea al di sotto dei 15 anni; nel 1975 al 23,7 per cento e nel 2000 al 17,5 per cento. Nei Paesi industrializzati, mentre da un lato è aumentata in modo esponenziale la soglia di attenzione in merito agli interventi volti a garantire la tutela sociosanitaria materna e infantile, dall'altro lato in modo proporzionalmente inverso sono drasticamente diminuite le nascite. La stessa Organizzazione mondiale della sanità ha individuato quale obiettivo primario il miglioramento della qualità della vita della madre e del bambino.
Enormi passi in avanti sono stati fatti dal nostro Paese e questi passi devono rappresentare un punto di partenza per avviare anche a livello internazionale una cooperazione diretta alla programmazione politica di interventi volti al raggiungimento di obiettivi finalizzati ad estendere a tutti i Paesi del mondo interventi e azioni per mobilitare risorse, per migliorare la salute riproduttiva e promuovere altresì azioni per la tutela della salute materna e infantile. Se da un lato è opportuno concentrare gli sforzi nei Paesi cosiddetti sviluppati in azioni politiche volte a modificare il tasso negativo di natalità, da un altro lato è necessario avviare una politica Pag. 16internazionale capace di estendere anche ai Paesi in via di sviluppo interventi mirati ad una presa in carico della donna e del nascituro.
In alcuni Paesi l'aborto non è considerato soltanto un diritto, ma è anche obbligatorio: alcuni Paesi ricorrono all'aborto selettivo dei feti – una cosa vergognosa – per riequilibrare il rapporto tra bambine e bambini nati. Come si può allora restare indifferenti, quando l'aborto viene utilizzato come strumento di selezione sessuale o peggio di selezione genetica? Per legge in Cina dai primi anni Ottanta è entrato in vigore il programma di controllo delle nascite, che impone il limite di un solo figlio per famiglia. Contravvenire a tale disposizione coercitiva è sanzionato con multe di elevata entità, aborto forzato e requisizione dei beni. Ebbene, il programma di controllo delle nascite portato avanti dallo Stato cinese ha portato a 300 milioni di nascite in meno di ventuno anni. La Cina non è l'unico Paese ad essersi macchiato di tali fatti: in India, ad esempio, si pratica un quinto di tutti gli aborti a rischio del mondo.
Voglio ricordare che nel nostro Paese è escluso il ricorso all'aborto per il controllo delle nascite e qui ricordo a tutti i colleghi che l'articolo 1 della stessa legge n. 194 del 1978 sancisce proprio che l'interruzione volontaria di gravidanza di cui alla presente legge non è un mezzo di controllo delle nascite. Credo che il nostro Paese possa essere invece da esempio per elaborare una linea politica di invito alla vita e operare per garantire tutte le condizioni utili ad una crescita di una società incentrata sul piano della tutela della salute della donna e dei nascituri, nonché sui valori di un umanesimo diffuso.
Occorre quindi rimodulare l'azione politica sui valori fondanti della vita e della persona umana. Il grado di civiltà di una società è legato anche a quanto in essa è affermato il principio del rispetto dell'individuo, del rispetto della persona in quanto tale e del rispetto della vita. Per questo riteniamo importante che siano promosse in tutte le sedi internazionali politiche attive volte alla tutela del diritto alla vita, alla tutela della famiglia e della maternità e a favorire nelle campagne di informazione pubblica una maggiore attenzione alla famiglia. Pag. 17
Riteniamo altresì importante che venga individuata l'area della salute riproduttiva materna e prenatale dentro le priorità della cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo e fornito un maggiore sostegno economico e politico a tali sforzi, e quindi promossa una maggiore consapevolezza. Occorre sottolineare l'importanza della salute riproduttiva come strumento chiave in materia di salute globale e sviluppo, negli incontri internazionali e di alto livello politico.
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Con la mozione in discussione, oggi, impegniamo il Governo del nostro Paese a farsi promotore, presso le Nazioni Unite e in tutte le sedi internazionali, di una risoluzione, che preveda un comune impegno politico al contrasto delle pratiche abortive, come strumento di controllo demografico, e, quindi, implicitamente, di prevenzione delle nascite e di programmazione e pianificazione familiare; che affermi, altresì, il diritto di ogni donna a non essere costretta, o indotta, ad abortire, favorendo politiche che, invece, aiutino a rimuovere le cause economiche e sociali.
Siamo contrari alle tesi sottese alla mozione esposta dall'onorevole Farina Coscioni. Una mozione che rievoca, in un certo punto, la cosiddetta pillola del giorno dopo – ossia la pillola abortiva RU486 – che introduce una mentalità di totale mancanza di rispetto della vita, una mentalità per la quale abortire, grazie all'assunzione postuma di una pillola, è quasi come far passare un mal di testa.
Siamo per una cultura che pone l'accento sulla tutela della vita nascente e che educa all'amore della vita, e non per una cultura che porta alla morte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania – Congratulazioni).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Molteni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà, per tre minuti.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione la proposta del Governo di riformulare il dispositivo delle varie mozioni presentate. L'iniziativa favorevole ad una moratoria, o un'iniziativa, in sede di Nazioni Unite, affinché l'aborto cessi di essere uno strumento di controllo demografico, ci trova consenzienti.
Tuttavia, esprimo una preoccupazione – per la quale mi riservo di decidere il voto finale su questa mozione, se sarà un voto favorevole o, come è più probabile, se non vi saranno Pag. 19chiarimenti da parte del Governo, un voto d'astensione – che riguarda il problema dal quale nasce l'aborto.
Non possiamo nascondere, onorevoli colleghi, che all'interno della Camera, come anche nella coscienza del nostro Paese, esistono posizioni molto diverse sul problema del controllo demografico. Siamo convinti che uno dei drammi dell'Africa e degli altri Paesi dove vi è un eccesso di popolazione sia l'eccesso di nascite.
Dunque, per evitare un eccesso di nascite e per evitare che lo strumento utilizzato sia quello dell'aborto – che, come comprendiamo, suscita le riserve morali e sanitarie che ben conosciamo – è necessario accettare un principio di educazione al controllo delle nascite, che comporta l'uso degli anticoncezionali. Sappiamo che, difficilmente, la Chiesa cattolica e i colleghi che sono di questo orientamento in quest'Aula possono sottoscrivere questa posizione.
Tuttavia, credo che se ci limitiamo a dire che siamo contro l'aborto, ma non diciamo che nel mondo serve una seria campagna per diminuire la tendenza all'aumento della popolazione, attraverso la diffusione ampia degli anticoncezionali, rischiamo di dare voce a politiche che porteranno ad una catastrofe dal punto di vista umanitario.
Questa è la ragione per la quale, se non vi sarà un'esplicita indicazione che tra i modi che possono ridurre il rischio dell'aborto vi è l'uso degli anticoncezionali, non potremo votare il testo in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani, Regionalisti, Popolari e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.
LIVIA TURCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'aborto è un dramma ed uno scacco, sempre, non è mai un diritto: lo hanno detto, e lo dicono, le donne.
La libertà dall'aborto è un obiettivo per cui le donne hanno sempre lottato. Questo obiettivo deve riguardare ogni parte del mondo.
La libertà dall'aborto non può essere il privilegio e l'ambizione di una parte soltanto dell'umanità. Non è tollerabile che il ricorso all'aborto sia imposto da chi dovrebbe promuovere Pag. 20e tutelare la dignità e la vita della persona. Non è tollerabile che il ricorso all'aborto sia indotto dalle leggi dello Stato che, invece, dovrebbero tutelare la salute e promuove la dignità della persona.
In ogni angolo della terra le donne devono poter scegliere quando diventare madri, devono essere sostenute nella messa al mondo dei figli che desiderano e devono essere tutelate nella loro salute. La libertà di scelta e la responsabilità verso la procreazione è un potente principio etico, che deve essere riconosciuto e valorizzato dalle leggi, dalle istituzioni e dalla società, perché è la capacità di accoglienza delle donne ciò che genera la persona, la persona e non soltanto la vita biologica.
La capacità di accoglienza delle donne nutre il figlio, ma anche le relazioni umane e la società circostante: immette in essa quel sentimento di apertura, di presa in carico dell'altro che fa sentire ciascuno di noi appartenente ad una famiglia e a una comunità; rende più forte il legame di solidarietà; rende più libero l'individuo, perché lo rende più consapevole della propria dipendenza dall'altro. La capacità di accoglienza delle donne contribuisce a costruire una società più umana. La capacità di accoglienza delle donne verso la generazione deve essere riconosciuta come un diritto umano fondamentale e universale, come un bene pubblico che deve mobilitare una responsabilità pubblica, affinché ciascuna donna e ciascuna coppia possa crescere i figli che desidera.
Per queste ragioni, per noi è una discriminante culturale e valoriale dire di no alle politiche demografiche che usano l'aborto come metodo contraccettivo, a partire dal riconoscimento del principio etico della libertà di scelta, della responsabilità e, dunque, dell'autonomia delle donne. Per questo riteniamo doveroso accendere i riflettori intorno ad un aspetto della negazione della libertà femminile e della dignità umana ancora troppo taciuto, come la diffusione nel mondo delle pratiche dell'aborto selettivo, a danno prevalentemente delle concepite di sesso femminile, e il numero crescente di legislazioni che attivamente promuovono l'aborto come strumento di controllo delle nascite.
Personalmente, voglio ringraziare l'onorevole Buttiglione per aver sollecitato il Parlamento a questa riflessione e gli riconosco le parole di pacatezza che ha utilizzato sull'argomento, Pag. 21anche a proposito della legge n. 194 del 1978. Anche noi sollecitiamo il Governo italiano a promuovere la stesura e l'approvazione di una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni l'uso dell'aborto come strumento di controllo delle nascite, nel farlo vogliamo richiamare i fondamentali valori internazionali come l'articolo 3 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, che prevede il diritto alla vita, ma anche gli indirizzi di politica di sviluppo sanitario promossa dall'ONU e dalla Organizzazione mondiale della sanità: in particolare, voglio citare la Conferenza dell'ONU svoltasi al Cairo nel 1994, che, in modo inequivoco, parla di tutela della salute riproduttiva che ingloba il principio della libertà di scelta delle donne, anzi parte dal principio di libertà di scelta delle donne che – lo ripeto – è un potente principio etico, l'unico che può accogliere la vita e l'unico che può prevenire l'aborto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori). Lo stesso può dirsi per le risoluzioni dell'ONU sugli obiettivi di sviluppo del millennio, che pongono al centro dello sviluppo proprio la promozione della tutela della salute materno-infantile. A proposito di tutela della salute materno-infantile nel mondo, siccome non vogliamo che la libertà di scelta, la possibilità di crescita dei figli, sia un lusso delle donne dell'Occidente, ma diventi un diritto di tutte le donne del mondo, lasciatemi richiamare qui alcune cifre che parlano, invece, di una tragica, inaudita e inammissibile disuguaglianza.
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Ancora oggi, 9,7 milioni di bambini muoiono per cause evitabili. Nel Sud del mondo, gravidanze e parto sono la seconda causa di morte per le donne. Gli aborti a rischio sanitario sono 19 milioni. Se 210 milioni di donne e 350 milioni di coppie nel mondo avessero accesso alla contraccezione si potrebbero salvare un milione e mezzo di vite all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per avere consapevolezza di quanto l'Occidente sia ancora inadeguato nella promozione di politiche di cooperazione per la tutela della salute materno-infantile, cito un dato dell'Organizzazione mondiale della sanità, relativamente agli obiettivi di sviluppo del millennio contenuti nelle risoluzioni dell'ONU. Essi prevedevano una riduzione della mortalità materna del 5,5 per cento l'anno mentre l'obiettivo raggiunto è solo dell'1 per cento l'anno. Vedete quanto siamo indietro e quanto è importante riconoscere questa tragica disuguaglianza e che l'obiettivo della libertà delle donne deve essere un valore universale condiviso da tutte noi a partire da noi che siamo le più privilegiate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Dunque, la promozione della maternità, la lotta alla povertà, l'accesso all'istruzione e lo sviluppo della contraccezione rappresentano l'alternativa concreta all'uso dell'aborto come strumento di controllo delle nascite. Per questo non possiamo limitarci a vietare una pratica che cancella la vita, come l'uso dell'aborto a scopo demografico ed eugenetico ma dobbiamo avere un'ambizione in più, dobbiamo promuovere quelle politiche che consentono davvero l'accoglienza della vita umana quali i sistemi sanitari, l'istruzione, la lotta alla povertà, la tutela materno-infantile e la promozione della contraccezione. Per questo consideriamo importante il dibattito pacato che c'è stato, abbiamo ricercato fino all'ultimo ogni forma di convergenza, abbiamo chiesto al Governo di assumere in modo esplicito quello che è implicito nella Conferenza di Pechino e nella Conferenza del Cairo e cioè la libertà di scelta delle donne.
Sarebbe stata davvero una bella giornata per le donne del mondo per quelle che muoiono di parto e di aborto se oggi il Parlamento italiano avesse nominato per tutte e non soltanto Pag. 23per noi che siamo qui, il principio della libertà di scelta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Avremmo voluto questo vostro coraggio che non avete avuto però, ovviamente, apprezziamo il fatto che ci sia un riconoscimento esplicito di quelle due importanti conferenze e dunque voteremo la nostra mozione e ci asterremo sul dispositivo del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Farina Coscioni. Ne ha facoltà.
MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, mi è più facile ora prendere la parola dopo l'intervento della collega Livia Turco. Noi della delegazione radicale certamente oggi, come ieri, siamo contro l'aborto clandestino, di massa e di classe, cui facevano ricorso centinaia di migliaia di donne, quelle povere ricorrendo a mammane e fattucchiere e quelle ricche, che potevano andare all'estero oppure fare ricorso ai cosiddetti «cucchiai d'oro» che operavano in disponibili cliniche private. Una triste realtà, superata – che piaccia o no – dalla legge 22 maggio 1978, n. 194, che è servita a ridurre il numero sia degli aborti clandestini sia quelli nelle strutture pubbliche. Cito solo un dato, la diminuzione degli aborti clandestini del 45,9 per cento rispetto al 1982. Prendo questi dati dall'ultima relazione annuale sull'attuazione della legge n. 194 del 1978.
Di questi dati non si deve smarrire la memoria e devono insegnare qualcosa, devono insegnare che i fenomeni vanno governati, che la politica del divieto non porta da nessuna parte. È vero però che molto resta ancora da fare, ma questo molto va nella direzione dell'informazione e della contraccezione.
La nostra parola d'ordine è «più informazione meno aborti, più contraccezione meno aborti» perché ancora pochi giorni fa si poteva leggere di inchieste che documentano come un numero impressionante di giovani donne ha rapporti sessuali non protetti e questo le mette a grave rischio, non solo di gravidanze indesiderate, ma anche di malattie gravi e pericolose per la loro salute. Pag. 24
Richiamo inoltre la vostra attenzione sul fatto che moltissimi aborti oggi riguardano donne extracomunitarie, spesso ancora con aborti clandestini: è pensando a loro evidentemente che occorre approntare specifiche campagne di informazione.
Per questo occorre operare a monte perché il reale strumento antiabortista è la contraccezione, per questo parliamo di informazione sull'uso degli anticoncezionali che, lo ripeto, sono l'unico modo per evitare gli aborti e le gravidanze non desiderate.
È per questo che chiediamo informazione sulla contraccezione d'emergenza, commercializzazione della contraccezione d'emergenza come farmaco da banco e l'abolizione dell'obbligo della ricetta come avviene in tantissimi altri Paesi europei e negli Stati Uniti. Ne cito solo alcuni: parlo di Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Israele, Norvegia, Portogallo, Svezia, Svizzera, Tunisia e Regno Unito e molti altri Paesi extra europei.
È dunque con l'informazione che si combattono quelle che comunemente vengono definite «piaghe sociali». Per il legislatore spesso è molto più comodo vietare che mettere in atto misure informative e preventive eppure la storia della nostra civiltà non ci lascia dubbi sul fatto che solo intervenire sulle cause che sono all'origine di ogni male conduce alla via giusta: impedire che accada.
Concludo, signor Presidente e onorevoli colleghi, confermando la necessità, l'urgenza e l'opportunità di assicurare una adeguata informazione sessuale recuperando quella storica battaglia radicale da sempre: «più informazione meno aborti, più contraccezione meno aborti». È verso questo, credo, che debba andare l'impegno ed è questo il nostro impegno.
È per queste motivazioni e anche per tutte le motivazioni illustrate da chi mi ha preceduto, dalla collega Livia Turco, che esprimeremo voto favorevole sulle mozioni Livia Turco ed altri n.1-00221 e Silvana Mura ed altri n.1-00214 mentre ci asterremo sulle altre che, fermandosi a dichiarazioni di principio, per quanto da noi condivise, equivalgono a non aver compreso quale sia il problema e quindi gli strumenti per governarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi e colleghe, con la mozione a mia prima firma la Camera dei deputati intende rispondere, in modo significativo e con un impegno, alla pratica adottata in ambito internazionale di promuovere l'aborto come strumento di controllo demografico e di politiche punitive nei confronti delle donne che rifiutano di abortire, come ha bene esposto, a nome del nostro gruppo, la collega Carlucci durante la discussione sulle linee generali.
Da più parti emerge la precisa volontà di mettere al centro del dialogo le preoccupazioni per la difesa e la promozione della vita e il diritto alla vita.
Mi permetto di ricordare, in questa dichiarazione di voto, un'esperienza storico-politica come quella dell'America e delle culture riformiste ricordate anche da Benedetto XVI nell'incontro con il Presidente Obama.
Gli Stati Uniti sono un Paese a forte e crescente presenza cattolica, faro culturale e planetario in cui è solida una tradizione di laicità positiva che nel nostro Paese è stata propria di culture socialiste, riformiste e repubblicane in cui la religione, pur separata dalla sfera statale, ha ampio margine di intervento nello spazio pubblico.
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È un modello che ha molti pregi di fronte all'Europa, spesso tentata dal laicismo intollerante, tema quest'ultimo toccato anche dal collega Rocco Buttiglione, che condividiamo. Però non ho capito l'intervento dell'onorevole Livia Turco perché, se la mozione che abbiamo all'ordine del giorno oggi ha come tema l'aborto come strumento di controllo demografico, la collega è andata completamente fuori tema.
La persona umana, il rispetto della sua dignità e dei suoi diritti inviolabili, la tutela di una irripetibile individualità di ogni vita sono valori da sempre al centro della riflessione culturale e giuridica occidentale. Già il diritto romano, arricchito nel tempo dell'apporto della filosofia greca – si pensi alle distinzioni aristoteliche tra le nozioni di zoè, bios e psyche – riconosceva il valore della persona umana anche se assicurava piena soggettività giuridica ai soli cives.
Nel XIX, secolo nel pieno trionfo del positivismo giuridico, anche quando il fondamento dei diritti non era più riconosciuto nella natura umana, ma nell'autorità dello Stato, il diritto alla vita ebbe riconoscimento, talvolta implicito, a volte esplicito, in numerosi testi costituzionali e a partire dal secondo dopoguerra il diritto costituzionale riprese ad interrogarsi sull'esigenza di richiamare i fondamenti pregiuridici dei diritti umani, valorizzando il concetto di dignità umana e il patrimonio di valori che esso evoca.
La Convenzione sui diritti dell'uomo e sulla biomedicina, sottoscritta ad Oviedo nel 1997, nel delineare una sorta di Costituzione europea in materia di diritto a nascere, non riconosce valore personale assoluto al diritto di interruzione della gravidanza e così la Carta europea dei diritti adottata dal Consiglio europeo di Nizza nel dicembre 2000 – alla quale, con recente trattato di Lisbona, è stata attribuita la stessa efficacia giuridica delle norme dei Trattati – dopo avere affermato, all'articolo 1, l'inviolabilità della dignità umana, all'articolo 2 dispone che ogni individuo ha il diritto alla vita.
La legge n. 194 del 1978 – legge, lo ripeto, di laicità positiva e tollerante – con le norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza prevede tra i suoi primi obiettivi il valore sociale della maternità Pag. 27e la tutela della vita umana fin dal suo inizio – articolo 1, comma 1 – cosa che ben pochi sanno, compresa la collega Coscioni.
Lo scopo dichiarato della richiamata legge n. 194 del 1978 non è quello di garantire un inesistente diritto di aborto, ma piuttosto quello di prevenire l'aborto, favorendo la nascita dei figli già concepiti, con l'invito alle madri ad una adeguata riflessione sul valore della vita e offrendo alternative al dramma per il concepito e per la donna dell'interruzione della gravidanza.
Questa è l'interpretazione ripetutamente formulata dalla Corte costituzionale italiana, la quale ritiene che l'interruzione volontaria della gravidanza sia intesa soltanto come risposta ad uno stato insuperabile di necessità e non come esercizio di un diritto di scelta della donna. Il 19 dicembre 2007 l'Assemblea generale dell'ONU ha approvato la risoluzione per la moratoria – di cui l'Italia è stata prima promotrice – contro la pena di morte nel mondo e proprio da questo spirito, che ha consentito un grande traguardo, dovremo giungere all'approvazione di un'analoga risoluzione per una moratoria contro l'aborto.
È qui che dovreste essere responsabili; è su questo punto che vi aspettiamo per ribadire l'impegno della Camera dei deputati a portare nell'agenda politica internazionale quanto è stabilito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che riconosce, all'articolo 3, il diritto alla vita, sancendo che ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona.
Oggi siamo a richiedere un impegno affinché il Governo italiano promuova, presso le Nazioni Unite, una risoluzione che dica che l'aborto non può mai essere imposto ad una donna contro la sua volontà. Accade correntemente in diversi Paesi ed è un cardine delle politiche demografiche di molti Paesi asiatici (si legga: la Cina comunista). Non è possibile vincolare il sostegno ad un Paese in via di sviluppo alla sua accettazione di politiche abortive e comunque l'aborto non può essere usato come metodo di controllo delle nascite.
Una tale risoluzione non avrebbe un carattere vincolante (come non lo ha avuto la risoluzione contro la pena di morte), ma sarebbe una grande testimonianza della coscienza comune dell'umanità ed avrebbe certamente l'effetto di mettere fine a molte pratiche disumane, come è accaduto del resto nel caso Pag. 28della risoluzione sulla pena di morte. Essa non sarebbe contro la legge n. 194 del 1978, che afferma di voler tutelare il diritto di scelta della donna e che esplicitamente prevede che l'aborto non debba mai essere uno strumento di controllo delle nascite.
Questo grande tema che smuove le nostre coscienze sono sicuro che sia condiviso da molti ed è per questo che il nostro gruppo accetta la riformulazione propostaci dal Governo e, quindi, voterà favore di tutte quelle mozioni che avranno accettato la grande responsabilità che il nostro Governo ha avuto nel chiedere una riformulazione per dargli più forza a livello internazionale. Infatti, quello che conta è poi il risultato finale, quello che riuscirà ad ottenere livello internazionale il nostro Governo.
Ringrazio il sottosegretario per averci ovviamente permesso di avere una più ampia partecipazione di questo Parlamento ad aderire ad una mozione che ci ha proposto e noi ovviamente accettiamo la riformulazione, voteremo tutte le mozioni che avranno accettato questa riformulazione e voteremo contro tutte le altre (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo come un piccolo uomo che nella vita cerca di curare le famiglie e i loro bambini. Quando nasce un bambino, per individuarsi e avere un'identità ha bisogno di uno spazio nella mente della propria famiglia e della propria mamma. Per questo, quando nasce, in qualche modo nasce un estraneo, che però trova un nome e in qualche modo gli si trova una somiglianza. Gli si dice: «Assomiglia al nonno, al padre, alla madre». Si trova qualche tratto per dargli un'identità.
Signor Presidente, mancano però all'appello in questo mondo milioni di bambini che non hanno trovato uno spazio nella mente dei propri genitori, mancano all'appello la loro voce, le loro risate, le loro gioie e le loro storie. In qualche modo, voglio chiedere scusa come uomo, come padre e come politico perché non abbiamo saputo offrire uno spazio a questi bambini, né magari una carezza, né un contributo semplice.
Se fossimo dei credenti forti saremmo sicuri che in qualche modo c'è uno spazio nella mente di Dio che li può accogliere, Pag. 29ma siamo degli uomini piccoli e sentiamo questo mondo più freddo e più buio con la loro assenza (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, voterò a favore della mozione con il dispositivo rivisto dal Governo, perché trovo semplicemente di buon senso perseguire l'obiettivo di impedire che l'aborto sia uno strumento di controllo demografico e, men che meno, un obbligo a cui le donne vengono sottoposte nel mondo. Penso ai Paesi dove l'aborto è imposto proprio come politica di controllo demografico, ai Paesi come la Cina dove non a caso – a fianco dell'aborto imposto e della politica del figlio unico – abbiamo le repressioni in Tibet e nello Xinjiang. Non è un caso.
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Cari colleghi, proprio l'obiettivo di liberare le donne da ogni costrizione all'interruzione della gravidanza non può semplicemente prescindere dalla diffusione degli strumenti contraccettivi per evitare gravidanze indesiderate (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico). È stato così nel nostro Paese, sarà così nei Paesi arretrati a cui la richiesta che questo Parlamento oggi vota, si rivolge.
Chiediamo al Governo di avanzare una richiesta all'ONU affinché proponga e voti una risoluzione che vada in quella direzione. È stato così per molti di noi, nella nostra vita personale, familiare e di coppia; il ricorso alle pratiche di contraccezione ha scongiurato le gravidanze indesiderate.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, Presidente. Dobbiamo operare coerentemente con l'obiettivo di liberare la donna da ogni costrizione all'aborto perché sia così anche nei Paesi che abbiamo citato, dall'Asia all'Africa. Per questa ragione voterò la mozione col dispositivo rivisto, ma voterò convintamente anche la mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213 e le altre mozioni che, coerentemente con quell'obiettivo, richiamano la necessità di una politica di pianificazione familiare, di una politica di contraccezione. La stessa libertà che abbiamo in Italia chiediamola anche per le altre donne (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, in questo dibattito che stiamo svolgendo, vorrei sottolineare che l'obiettivo centrale può essere quello di rivolgere all'ONU un invito che riguarda popolazioni di Paesi in cui ben sappiamo che le politiche per l'aborto sono a volte una condizione per poter ricevere aiuti e risorse necessarie a promuovere il loro sviluppo. Vorrei che fosse ben chiaro che è arrivato il momento in cui politiche per lo sviluppo e politiche per la vita possono procedere di pari passo. Pag. 31
Devo dire sinceramente che io stessa ho sottoscritto la mozione del Partito Democratico, quella a prima firma Livia Turco, e mi sono un po' stupita, oggi, nell'esposizione orale, dell'enfasi persino eccessiva posta sull'attenzione alla contraccezione. Non vorrei che questa mozione, dicendo «no» all'aborto, dicesse poi «sì» ad una forma di contraccezione che ricadesse su questi Paesi con metodologie diverse che sono esattamente contrarie alla libertà: alla libertà individuale, alla libertà della donna di accoglienza della vita, alla libertà delle famiglie.
Vorrei che fossimo molto attenti e che bilanciassimo bene ciò che stiamo chiedendo perché ciò che stiamo proponendo al nostro Governo, affinché se ne faccia interprete presso le Nazioni Unite, è una politica che lega insieme sviluppo e politiche per la vita nelle quali è compreso tutto ciò che può riguardare l'istruzione, che contrasta la povertà, nonché le politiche sanitarie. Tuttavia, certamente, là dove la contraccezione rientrasse nella libera scelta individuale, non c'è sicuramente l'intento di voler fare di questa pratica il centro, il perno della sostituzione delle politiche che fanno dell'aborto il metodo di controllo delle nascite con politiche che fanno della contraccezione il metodo di controllo delle nascite.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLA BINETTI. Quindi, mi auguro davvero che questo Parlamento sia chiamato a riflettere e che misuri bene ciò che voterà perché non ci sia una sorta di mistificazione tra i valori che sono in gioco. Credo davvero che questo intento, proposto attraverso le diverse mozioni, voglia guardare davvero alla libertà: alla libertà individuale, alla libertà di un Paese e a quella di un popolo, ma è necessario ponderare le questioni affinché questo stesso Paese possa essere messo davvero in condizione di accogliere, di accettare la vita e di tutelare la vita nascente perché la mortalità infantile non possa essere più quella piaga che è in molti Paesi (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.
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RITA BERNARDINI. Signor Presidente, mi rivolgo a tutti i colleghi e, in particolare, all'onorevole Barani, che ha parlato di moratoria sull'aborto, perché credo che sia necessario comprenderci in quest'Aula: la vera moratoria sull'aborto la si può ottenere solamente dando spazio, cosa che non si fa nemmeno in Italia, ai metodi contraccettivi. Questa è la chiarezza che dobbiamo avere.
Credo che abbiamo iniziato noi radicali nel 1968, quando in piazza San Pietro, abbiamo issato uno striscione con la scritta: «Sì alla pillola, no all'aborto», già allora chiedevamo la moratoria (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Devo dare una notizia a tutti coloro che siedono in quest'Aula. Ieri ho avuto la risposta ad un'interrogazione parlamentare sulla pillola del giorno dopo e a rispondermi è stata il sottosegretario Roccella. Ebbene, questa interrogazione partiva da un'indagine svolta dai radicali di Roma perché qui negli ospedali della capitale l'accesso alla pillola del giorno dopo è negato per l'obiezione di coscienza.
Allora, se noi vogliamo veramente battere l'aborto non si possono negare i metodi di contraccezione d'emergenza, cosa che invece si fa qui in Italia dove alla contraccezione non hanno ad esempio accesso tutte le persone che voi avete reso invisibili. Ad esempio, gli extracomunitari e coloro che non hanno il regolare permesso di soggiorno e non possono accedere alla contraccezione e all'aborto così come tutti gli italiani. Vi state assumendo una grave responsabilità, che richiede un impegno anche legislativo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe (PdL). Ne ha facoltà.
MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, voterò a favore della mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213 di cui sono firmatario, non senza aver detto all'onorevole Buttiglione – che ha parlato come un vescovo protestante – che quando gli italiani vollero la legge sull'aborto, certamente non si proposero il fine di mettere in pericolo la sopravvivenza del popolo italiano. C'era allora la piaga dell'aborto Pag. 33clandestino e certamente la battaglia contro l'aborto è più congeniale alla Chiesa che non allo Stato. La Chiesa ha strumenti materiali e spirituali, mentre lo Stato ha solo strumenti materiali come l'informazione, l'educazione e la contraccezione. Allora, perché non ne facciamo cenno nella mozione (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Quindi, invito i colleghi a votare a favore della mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213 che è l'unica che fa riferimento alla contraccezione come strumento per ridurre la piaga dell'aborto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

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