Popolo della Libertà Bruxelles
È tempo di riformare il sistema politico italiano come anche la Magistratura. Questo lo impongono, ad esempio, le vicende pugliesi emerse nei giorni scorsi che hanno devastato la giunta regionale di sinistra e che presentano più chiavi di lettura. Proviamo a proporne una.
Le indagini partirono prima delle elezioni politiche del 2006. Se le attuali notizie fossero uscite allora, avrebbero potuto danneggiare la sinistra che già cantava di aver vinto le elezioni da molti mesi. È nella storia che Prodi vinse le elezioni per un lievissimo scarto e che anzi in Senato ottenne meno voti della coalizione di centro-destra. In un Paese diviso a metà, uno scandalo sotto elezioni può fare la differenza fra chi le vince e chi le perde se solo si sposta una piccolissima percentuale di voti, e questo sembra ben noto a certi magistrati italiani.
Infatti, a ridosso delle elezioni, c'è sempre qualche scandalo che emerge e che va ad inguaiare qualche politico, preferibilmente di centro-destra e possibilmente Berlusconi. Questo è successo anche con le elezioni europee, quando sono trapelate le indiscrezioni su un filone secondario, assolutamente marginale, delle indagini sulla sanità in Puglia. Quello relativo ad alcune ragazze invitate a feste, a casa sua, dal premier Berlusconi. Si tratta di fatti che non hanno alcuna rilevanza penale e che riguardano la vita privata del Premier, ma sulle quali è stato sollevato un gran clamore per danneggiare l'immagine e soprattutto la campagna elettorale di Berlusconi. A pensar male si fa peccato, ma tutti, in Italia, pensano che il solo intento di questa indagine era quello di screditare Berlusconi. Manovra fallita infine, ma che ha avuto un suo impatto mediatico negativo in campagna elettorale.
Quindi anche questa volta certa magistratura fa il suo dovere ad orologeria, per interferire nella vita politica del Paese. Ma a cosa mira in realtà questa magistratura? Questo non è evidente anche perché non ci sono azioni coordinate o che puntano a specifiche indagini, si segue qualsiasi evento pur di creare scompiglio nella classe politica.
Ci sono delle faide interne alla Magistratura, correnti di sinistra e altre correnti. E poi ci sono personaggi desiderosi di farsi spazio, di emergere per poi magari ambire a loro volta ad un posto in politica.
Forse perché i politici hanno degli stipendi importanti e non è richiesto loro nemmeno di lavorare.
Sarebbe, forse, opportuno rendere incompatibile il ruolo di magistrato con quello di politico. Ad esempio, si potrebbe introdurre una norma che preveda che, se un magistrato aspira a candidarsi in politica, prima debba dimettersi da magistrato, e, dopo un periodo in albis, ad esempio di 2 anni, gli sia permesso di fare ciò a cui aspira.
In questo modo riusciremmo, forse, ad evitare tutti quegli improbabili attori che affollano la scena e le cronache italiane. Questo potrebbe, inoltre, dare ai magistrati maggiore autonomia per indagare su chiunque desiderino senza che si possa pensare che questo sia fatto solo per poi essere eletti. Infine, per dare più credibilità alle azioni della Magistratura sarebbe opportuno introdurre la responsabilità civile dei magistrati in modo che, in caso di clamorosi errori o di indagini condotte in maniera superficiale, possano essere chiamati a rispondere degli eventuali danni arrecati ai soggetti oggetto dell’indagine.
Questo sarebbe un bene per la politica, per la Magistratura e certamente per tutto il Paese che vede la sua immagine devastata da decine di iniziative di magistrati che svaniscono tanto più in fretta quanto è grande il clamore suscitato in Italia e all'estero.