ROBERTA SEI DEI NOSTRI!

Questo articolo sarà pubblicato su “PROGETTO SOCIALE”

Storia di due donne tanto diverse
di Filippo Giannini

Stavo cercando di riordinare le mie carte: appunti, tagli di giornali, vecchie scartoffie ecc., tutte cosine che sono la dannazione di mia moglie, quando mi sono imbattuto in qualcosa che non ho potuto fare a meno di leggere e, poi, di riflettere.
“Fortunato quel paese che non ha bisogno di eroi”, ha scritto qualcuno pensando di tramandare ai posteri una massima di grande valore. Ammettiamo pure che sia una sentenza di grande spessore, e che troverà spazio nei secoli a venire, ma a me sembra una grande corbelleria, anzi e per essere più precisi la indica come frase degna di questi tempi.
Dopo aver deciso di interrompere l’attività di riordino, con visibile disappunto di mia moglie e mi sono seduto a scrivere e, dato che questo accade in una calda giornata di luglio, chiedo venia se dalla mia penna usciranno delle corbellerie.
Le notizie sulle quali mi sono soffermato riguardano fatti avvenuti qualche anno fa. Sono due storie i cui personaggi vivono o hanno vissuto su dimensioni completamente opposte.
Gli eroi, anzi due le eroine, si chiamano Monica, la prima e Roberta la seconda.
Monica è l’eroina dei giorni nostri, vive e opera in quel paese dove si aspira alla realizzazione del sogno americano, dove ha sede Mefistofele che regna sul materialismo più oscuro. Monica Lewinky è l’eroina che riuscì ad incastrare il Presidente Usa Clinton. Monica si adatta benissimo alla vecchia pubblicità: “Con quella bocca puoi dire (e fare) quel che vuoi”, Monica, da mondana esperta, riuscì a mantenere la prova del rapporto avuto con il Presidente Usa. Sì, Monica è l’eroina dei nostri tempi, la furba, la femmina il cui corpo è offerto al vitello d’oro purché frutti dollari. E i dollari sono arrivati, perché quel paese, che sfortunatamente per la nostra civiltà, vinse la guerra e, con la vittoria, ci ha imposto l’american way of living.
Gangsterismo, mafia, aborto, pedofilia, pederastia, alcolismo, droga, questo e tanto altro ancora, sono i frutti di un albero infernale che affonda le radici, sin dal 1945, nella melma di quella sconfitta della civiltà europea, romana.
Così Monica ha avuto i suoi dollari perché i personaggi dell’american way of living hanno fatto a gara per offrirle contratti miliardari per raccontare le sue prodezze erotiche.
Ma da tanta melma, da tanta bassezza, qualche volta emerge una luce che è tanto più splendente quanto più esisteranno le Monica.
E’ Roberta. E il sacrificio di Roberta si è svolto a Mortara, nel Pavese. E’ una storia di una decina di anni fa e che ho ritrovato, appunto, fra le carte che avrei dovuto sistemare. E’ una storia tanto nobile che non posso non riproporla. Ebbene, in questo tristo periodo di decadenza, dove esiste l’infanticidio di Stato, dove il proprio figlio, perché non voluto, si getta come l’immondizia nel cassonetto, ebbene, esiste una Roberta che ha fatto dono della propria vita purché suo figlio, che non ha mai visto e che mai vedrà, possa godere del bene della vita.
Roberta, appena venuta a conoscenza del concepimento, venne anche a sapere che era malata di cancro. Così, di fronte a lei si aprì l’alternativa: curarsi, ma se così avesse fatto avrebbe potuto compromettere la vita che si stava creando nel suo seno; oppure portare a compimento la gravidanza, e morire fra atroci sofferenze.
Roberta ha scelto questa seconda soluzione.
Roberta è morta, ma Roberta è Mamma.
Una volta questi atti venivano riconosciuti e premiati titolando almeno una strada o una scuola col nome dell’eroina. Oggi questo atto d’amore sarà presto dimenticato, mentre vivrà il nome di Monica.
Forse Roberta aveva un’idea politica diversa dalla nostra. Ma a “Noi” farebbe piacere annoverarla fra le tante eroine che sacrificarono la propria giovinezza ed esistenza purché vivesse un principio.
Pertanto, “Noi” che non siamo furbi, non adoriamo il vitelli d’oro, che rigettiamo l’american way of living, siamo sostenitori della necessità dell’EROE, del sacrificio in contrapposizione al dollaro.
Proprio come te, Roberta.

P.S. A proposito, quando sarà titolata una scuola a Monica Lewinsky?

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