
L’ultimo invio di Federico Mastrogiovanni dall’Honduras: ha meno di 30 anni, un precario italiano.
Non ce l’ha mandato nessuno, c’è andato da solo e scrive sul suo Radical Shock: “Ma in compenso corro giorno e notte per servire la benemerita radio svizzera che mi sta dando da magnà”
Giornalismo volontario…crepa come ti pare, già me lo sento il commento.
Doriana Goracci
diario dalla Repubblica Bananera dell’Honduras

Oggi c’erano i funerali di quel pischello. Quello di 19 anni che hanno sparato all’aeroporto domenica. Isis si chiamava. Dunque uno che fa? Dico se sei un inviato speciale. Pigli e ti lanci a vedere che succede. In un pulmino con un giornalista italiano e una nicaraguense ci spariamo (che umor nero…) tre ore e mezza di campagna.
La campagna in questa parte di Honduras è banane, banane, banane, mais, fagioli, banane. Poi iniziano pini, si sale. Colline, montagnette (che qua si dicecerros che è adatto perché è una misura intermedia di montagna). Poi un botto di sterrato e infine si giunge in questo paese dimenticato da dio in mezzo alla campagna. 1800 anime. anzi, ora 1799.
Allora uno va là e dice, vabbè tanto hanno sparato pallottole di gomma, come dice quello dei diritti umani, il vecchio demmerda di qualche post fa. Dice, vabbè, tanto è che sto pischello era un mezzo criminale, aveva dei nemici nella manifestazione, come scrive sempre quel criminale di Custodio su tutti i giornali del paese. Uno arriva e dice, vabbè non è così grave, e poi l’aveva detto quell’incula ragazzini del Cardinale che ci sarebbe stato un bagno di sangue. Dobbiamo ringraziare il Cristo se è crepato solo un pischello de paese.
E invece arrivi. E vedi questa gente che vive in una povertà sorda. Non estrema. Non eclatante. Ma profonda. In un posto dove un contadino guadagna 80 Lempiras (lo so sembra Umpalumpa, invece è la moneta nazionale di questo fantastico paradiso democratico) al giorno, che equivalgono più o meno a…3 euro!
Te magni le prelibatezze della cucina criolla: riso, fagioli, pollo, tortilla, platano fritto.
Vedi il padre di Isis, che fa il pastore evangelico e ti sbatte in faccia il bossolo di fucile che ha portato via un pezzo di scatola cranica al figlio, che studiava a Tegucigalpa e il pomeriggio faceva il commesso al supermercato, sempre per somme astronomiche ovviamente.
Vedi gente umile che piange la morte di un figlio che viene pure preso per il culo dai giornali, dai golpisti, dal cardinale e immagino pure da dio.
Allora un po’ di incazzatura ti viene.
Ma poi passa, perché noi siamo fortunati. Noi torniamo nel nostro hotel, torniamo nel nostro mondo dove queste cose non succedono. Noi possiamo uscire da qui! Da questa farsa di paese, da questa violenza assurda che in un paese di 7milioni di abitanti fa fuori 2mila persone all’anno. Sono tanta robba duemila morti ammazzati.
Nella strada di ritorno penso a cosa scrivere sul mio blog. Scrivo che questo paese mi annoia. Mi annoia questa ostinata necessità di confermare i cliché dei latinoamericani. Per una volta non potreste fare qualcosa di diverso? Non è un po’ telefonata sta cosa dei colpi di stato, della gente sparata dall’esercito, dei caudillos, del narcotraffico?
Mi aspetto più fantasia. Sorprendetemi!
Invece no.
militares de la mente
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