“Prendiamo Palazzo Grazioli, non lo controllavano, era una casa aperta. Se lo controllavano era una casa chiusa”
di Renzo Balmelli
EMERGENZA – In mezzo ai suoi il premier ha il sorriso d’ordinanza sempre stampato sul volto. Fuori dai confini, quando si parla di lui a stamparsi sui volti sono sorrisetti ironici. Per via del cucù e altri scherzi goliardici, Berlusconi non ha mai avuto grande credito nei circoli internazionali. Figuriamoci ora. Visto dall’esterno il suo regno è un dilemma, uno dei tanti insondabili misteri italiani che svanisce nelle trame oscure del potere e negli ingorghi di “Velinopoli”. Cio’ non basta ancora, ovviamente, a invertire la tendenza di un paese spostato a destra. Ma attorno all’onda lunga del berlusconismo l’aria si fa sempre piu’ viziata e le conseguenze si vedono: il danno d’immagine è incalcolabile. L’Italia è sull’orlo dell’emergenza morale, ma nel PdL non si avvertono segni di ripensamento o di autocritica. La maggioranza non si discosta dalla sua linea abituale che consiste nel rivolgere pesanti calunnie all’opposizione, accusata di destabilizzare il governo con mezzi illeciti. Le cose non stanno proprio cosi’. Ci sono invece milioni di italiani sconcertati da quanto sta accadendo e che si ribellano all'idea di consegnarsi supinamente alla dottrina del Cavaliere. Cittadini che non votano per segnalare con l'astensione il loro sofferto, silente dissenso. Su di loro la bizzarra gerarchia dei valori inventata dal presidente del Consiglio per modificare il suo profilo sgualcito, ormai non ha piu’ nessuna presa. Meglio cosi'. Contro questo scoglio si è appunto infranto il sogno plebiscitario di Berlusconi che in caso di riuscita avrebbe irrimediabilmente alterato l’equilibrio dei pesi e dei contrappesi che regolano le leggi della democrazia. Meno male. Il futuro pero' è ancora denso di incognite. Per contrastare il rischio della deriva sarebbe infatti necessaria una valutazione etica meno superficiale di una vicenda che è andata oltre ogni limite della decenza. Valutazione che invece tarda a manifestarsi. A questo punto merita, allora, qualche riflessione il fondato sospetto che per rappresentare l’Italia di oggi, piu’ che Berlusconi valga la pena di raccontare i suoi elettori. Lui è uno di loro, dice lui: “Agli Italiani piaccio così!”
SATIRA – Esce un omaggio a Fortebraccio, il ferocissimo, schieratissimo Mario Melloni, penna al vetriolo ai tempi della vecchia Unità, e si ripropone il discorso sullo stato di salute della satira politica in Italia. La materia è controversa. Da un lato non mancano i prodotti di qualità, capaci di dare ampio respiro alla critica di Palazzo, di pungolare il pubblico e di coinvolgere il paese in un dibattito vivificante. Dall’altro non sono infrequenti i tentativi di imbrigliare il dissenso con gli editti di stampo bulgaro. A chi tiene le leve del comando non garba piu’ di tanto il carburante satirico che sparge il ridicolo sui vizi e difetti umani ed è uno strumento importante per la riforma dei costumi. Magari ci scappa la risata per non dare nell’occhio, ma a denti stretti. Maurizio Crozza , che allietava il pubblico su La7 , è stato l’ultimo autore scomodo a pagare il disagio degli alti papaveri per il” castigat ridendo mores”.
Con le sue frecciate, il comico genovese disturbava i potenti e immancabilmente ogni sua apparizione produceva le proteste di chi, soprattutto nella maggioranza, crede di contare qualcosa. Sacrificare il suo spazio è un brutto segno in un paese dove il premier ha l’ultima parola per nominare i direttori di cinque delle sei maggiori reti televisive. La partita pero’ non è chiusa. Crozza , da par suo, ha restituito la pariglia ai censori fulminandoli con una battuta micidiale : “Prendiamo Palazzo Grazioli, non lo controllavano, era una casa aperta. Se lo controllavano era una casa chiusa”. Vivaddio, la satira è ancora viva.
RICATTO – L’Iran di questi giorni è la cronaca di una sconfitta annunciata. Una dolorosa sconfitta per la democrazia, per la pace, per l’ONU, per l’Europa e un motivo di amarezza per Obama che sul dialogo con Teheran aveva innestato il perno della sua azione diplomatica nel Medio Oriente. Sullo sfondo delle scene sfuggite alla censura abbiamo visto crollare le speranze degli oppositori, abbiamo sentito su di noi l’umiliazione inferta all’onda verde che ora interpella il mondo intero e chiede aiuto per spezzare la catena della brutale repressione. Fin dai tempi dello Scià quella dell’Iran è stata una lunga via crucis segnata dalla prevaricazione , dai controlli pedanteschi e refrattaria alla libertà di pensiero. Gli obiettori erano ai ceppi nelle patrie galere, ne piu’ ne meno come adesso. Ora è difficile dire quale rapporto sarà possibile istaurare con una dirigenza cosi’ fanatica , insensibile e decisa a imporre il pugno di ferro ricattando il mondo con l'arma del petrolio. Il buon senso consiglierebbe di lasciare aperto uno spiraglio a possibili intese negoziate, ma la questione energetica e la dipendenza dall’oro nero non fanno che accentuare l’impotenza della comunità internazionale nel contrastare le moderne dittature. A maggior ragione se quei regimi intrattengono relazioni pericolose con il nucleare.