Tre mesi fa nasceva ufficialmente il Popolo delle Libertà e i ballottaggi di domenica scorsa hanno confermato come il centro-destra abbia vinto (32 a 0) anche le elezioni amministrative, con altrettante città e province conquistate alla sinistra e nessuna perduta per strada. Ma adesso c’è da chiederci con forza cosa avverrà “nel” Partito e non solo per questioni legate alle quote di posti e dirigenze, ma per quello che è il cuore della politica, ovvero decisioni su posizioni strategiche da tenere sui grandi problemi italiani che vanno ben al di là della contingenza. A quando un dibattito serio sui temi etici, culturali, ambientali, sociali, economici ai diversi livelli? Vogliamo darci dei tempi – ad esempio – sull’applicaizone pratica del federalismo fiscale o bastano gli annunci? Così come vanno decise non solo a livello di vertice le politiche delle alleanze: vedere che l’UDC – per esempio – nei ballottaggi si è piazzato quasi sempre dalla parte del vincitore non sottolinea un loro particolare “fiuto” (in fondo quasi ovunque ha vinto il candidato meglio piazzato già alla partenza) ma piuttosto che se non si affronta al più presto una strategia per le elezioni regionali del 2010 il rischio (come in Piemonte) è di non vincerle neppure l’anno prossimo. Soprattutto su tutto questo bisogna imparare a discuterne e non tanto e non solo perchè Berlusconi non è eterno quanto perché il rischio è che non ci sia la possibilità di far emergere una classe dirigente locale e nazionale di valore: se non si investe su questo si tornerà a perdere in futuro. Per farlo non servono però solo riserve indiane di protezione, ma regole certe di valutazione e confronto. Mi auguro che qualcuno se ne renda conto perché il successo è sempre effimero e – pur prendendo atto che il PD è a pezzi e sta peggio di noi – non possiamo pensare che sarà sempre così.
