“Italiadecide” cosa?

Grandi inciuci

di Furio Colombo

Tocca al “Corriere della Sera”, 23 giugno, diffondere il messaggio. E’ nato finalmente l'organismo trans partitico che include tutti (Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato, Giulio Tremonti, Luciano Violante, Gianni Letta, Roberto Calderoli, Alberto Matteoli, Pellegrino Capaldo) e decide su come decidere su tutto. Infatti si chiama “Italiadecide”, denominazione impegnativa perché l’autorevolezza dei partecipanti (tutti politici di rilievo, alcuni emeriti, alcuni attuali titolari di potere ministeriale ai livelli più alti, solo uno è un banchiere privato). E’ una garanzia. Vuol dire che decidono davvero. Non “consigliano”. Non studiano. Non consultano. Non lavorano su possibili scenari. Decidono sulle modalità del decidere, sì dice l’insegna della ditta.

E qui vedo un problema grande come una casa. E, per il rispetto dovuto a tutti, ma soprattutto al Presidente Emerito Ciampi, mi sembra utile e urgente far notare il problema. Torna utile la dichiarazione di Violante, così come l’ha raccolta il “Corriere della Sera” nel citato articolo: “intendiamo affrontare i temi del futuro partendo dalle difficoltà della decisione politica. Ci occupiamo del modo di decidere meglio e con rapidità e di eseguire tempestivamente le decisioni prese”.

Santo cielo. E’ come se l’atleta Pistorious si fosse messo a correre in quel suo stupendo modo senza la celebre protesi di titanio. Ma noi siamo al di qua dalla metafora. Non possiamo affrontare la prova del decidere insieme perché, in ogni campo, domina il conflitto di interesse che domina una parte del volonteroso gruppo. Il titolare di quel conflitto, protetto da una siepe di leggi speciali, può correre in tutte le direzioni senza ostacoli e senza rivali. Lui, e tutti gli illustri ministri di “Italiadecide”, protetti dallo spostamento d’aria del loro velocissimo leader.

Gli altri no. Gli altri corrono senza gambe. Niente media, niente conflitto di interessi, niente coalizione politica dotata di protesi artificiali. Osservatori male informati penseranno a un accordo discreto per estendere certi privilegi da maggioranza a opposizione. Ma non solo le voci chiave di “Italiadecide” escludono con legittimo sdegno. Infatti è impossibile estendere i privilegi illegittimamente accumulati da chi fa blocco col Premier.

E allora da dove nasce questa nuova fiducia di “decidere insieme”? Risponde il portavoce del nuovo gruppo, Luciano Violante: “L’Italia ha grandi risorse politiche, intellettuali, imprenditoriali e scientifiche che non riescono a dialogare fra loro”. Sicuro che “non riescono a dialogare”? Un buon governo, come dimostra Barack Obama, dialoga tutto il tempo con tutti e spinge tutti a imitarlo. Un cattivo governo, come dimostra Ahmadinejad, se ti accosti per parlare apre il fuoco.

Avete mai visto, nei talk show, i tentativi anche volonterosi di dialogare con Bondi, Brambilla o Gasparri?
C’è un modello possibile di conversazione dialogante con Renato Brunetta?

Vi diranno che “think tank” come il nuovo “Italiadecide” sono spesso il fiore all’occhiello, tecnico, scientifico, politico, della vita pubblica americana. E’ vero. Ma con due avvertimenti:

Il primo. I “think tank” veri sono sempre politicamente orientati (conservatori o liberal, repubblicani o democratici, vicini all’impresa o vicini al sindacato), e lo dicono. Reclutano i cervelli del “think tank” secondo le affinità dichiarate. La credibilità risiede nel livello delle persone e nella qualità del lavoro. Non nel fare finta di niente sulle diverse storie politiche.

Il secondo avvertimento è più drastico, difficile da evitare. Mai i politici attivi in Parlamento, meno che mai nel governo, possono partecipare a un ”think tank”. Hanno strumenti molto pesanti per esprimersi e, almeno come ipotesi, possono sempre rispondere con un dono o con una minaccia al giurista, all’economista, all’imprenditore che si fa notare nelle cordiali discussioni nel gruppo. Dunque niente mix fra studiosi e politici, tra tecnici e titolari del potere. Mai.

Resta la domanda: Come sarà venuto in mente ai nostri amici, progressisti e conservatori felicemente insieme che, invece, in Italia si può fare?

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