La notizia della morte di Michael Jackson in ogni dove, accompagna l’ immagine del suo viso: un incubo.
Come tutti gli ultimi anni della sua vita,Thriller senza confine tra pubblico e privato, a nulla è valso il mutuo soccorso per far soldi, arginare processi e scandali: niente di occulto, è stato l’album più venduto nella storia della musica , con 109 milioni di copie all’attivo dall’anno della sua pubblicazione, il 1982.
Nel campo della musica aveva fatto di tutto: cantante, ballerino, compositore, musicista, arrangiatore, produttore.
Ha provato con tutti i mezzi a diventare bianco, a modificare naso, occhi, labbra e non so cos’ altro, fino a non far capire niente della sua vera identità, di cosa pulsasse nel cuore e nel cervello. Si rifiutava e volle via via far accettare quell’ alieno che era diventato, quell’ immagine che doveva cambiare di piccolo spaventapasseri dell’Indiana.
L’avevo conosciuto sedicenne, lui che cantava con i fratelli, con i Jackson 5 e un pezzo I’ll Be There: “Nessuno ti aveva avvertito che la vita sarebbe andata così / Il tuo lavoro fa ridere, sei a pezzi e la tua vita sentimentale è su un binario morto / E’ come se fossi sempre bloccato in seconda marcia / e non arriva mai il tuo giorno, la tua settimana, il tuo mese / e nemmeno il tuo anno, ma
Io sarò con te quando la pioggia comincerà a cadere / Io sarò con te, come ci sono sempre stato / Io sarò con te, perché tu sei con me”
Era il 1972, inutilmente i Jackson 5 cantavano I want you back …Solo Michael Jackson potrebbe dirci con chi è, con chi è stato… lui e quell’immagine che ci ha offerto, in nero e poi bianco. Come diceva Henry Miller in Incubo ad aria condizionata: ” la musica è un ottimo narcotico, se non la prendi troppo sul serio”.
Non si conclude per il mondo la Musica dell’Amerika, suonata con tamburi sempre più di guerra:
È la barbarie uh
È la barbarie ah
È la barbarie uh
È la barbarie ah
Doriana Goracci
“…ce ne andiamo così per terra in strane posizioni, magari un braccio alzato o un pugno chiuso o una gamba rivoltata, disumanamente ribaltata, non posso dire altro che musica che ritmo che inutilità”
Federico Maiorani