È vero. Le cose non vanno bene per il centro-sinistra europeo, e in Italia in particolare, ma non tutto è perduto. Per tre ragioni…
di Andrea Ermano
È vero che il centro-sinistra in Europa, e in Italia, sta poco bene, ma non tutto è perduto. Per tre ragioni.
Anzitutto, il gruppo socialista democratico (ASDE) e il gruppo della Sinistra Europea perdono l'uno una ventina e l'altro una decina di seggi a Strasburgo, che in parte però vengono recuperati dai Verdi. Insomma, non è ancora caduto il tetto celeste.
In secondo luogo, se Atene piange, Sparta non ride. Il PPE guadagna un solo seggio, uno. Mentre il liberali ne perdono una ventina (ne perdono quanti i socialisti democratici, ma sono ben lungi dalle proporzioni parlamentari di questi ultimi). E l'estrema destra guadagna a Strasburgo come il gruppo misto, ma resta un fatto: non c'è maggioranza in Europa senza i Socialisti.
In terzo luogo, al di là delle foto istantanee, occorre comprendere la dinamica autodistruttiva innescatasi a destra dopo vent'anni di reazione economica e religiosa condotta in entrambe le direttrici senza tregua, senza quartiere e senza risparmio di mezzi.
Ma se la bancarotta (in senso stretto) del liberismo selvaggio come quella (in senso traslato) del neo-integralismo religioso lasciano sul terreno un panorama di macerie, pur vi è anche uno spazio reale (che negli ultimi decenni non c'era mai stato) per un'azione politica di sinistra.
C'è chi se la sente di negare questi tre presupposti? Se sì, attendiamo di conoscerne le argomentazioni.
Altrimenti, per quel che concerne il centro-sinistra europeo, e in particolare italiano, la conclusione è abbastanza evidente. Occorre procedere in direzione, come diceva il poeta, “ostinata e contraria”, rispetto a quella indicata da rutelliani e para-rutelliani, i quali reclamano a gran voce la rottura con il PSE e i sindacati.
Follia. Non s'interrompe un'emozione. Ed è emozionante, adesso, dopo la morte e la rimorte del Socialismo, vivere ancora… Finita la Terza Via, svolti a sinistra.
Il movimento operaio europeo sarà sordo, grigio e quel che vi pare, ma pur sempre meglio di queste immani, oceaniche, assurde vanità.
Dopodiché, Barbara Spinelli ha giustamente sottolineato sulla Stampa i limiti di un socialismo democratico che si proclami europeo solo a parole restando nei fatti appiattito sulla mera dimensione nazionale. Per giunta mentre a Washington la grande svolta si sta imperniando proprio sul raccordo tra questione sociale e nuova laicità, secondo il binomio tipico della sinistra riformista europea.
Che la questione sociale vada assolutamente affrontata (sia sul piano generale sia poi ovunque su scala locale) è cosa ormai tanto evidente per ragioni umanitarie (ma ormai anche per ragioni di semplice buon senso e di responsabilità politica) da non richiedere qui ulteriori parole.
Assolutamente indispensabile è però anche una nuova laicità globale tanto nei rapporti con il mondo tecnico-scientifico (non solo in Occidente) quanto nei rapporti tra l'Occidente e il Mondo islamico (non solo ad Oriente).
Sarebbe davvero assurdo se, proprio mentre l'America di Obama proietta su scala globale la sua rilettura della tradizione politico-sociale europea, in Europa questa venga abbandonata, per inseguire “nuovismi” fuori dal mondo da un bel po' di tempo.
Si dirà che certi nuovismi, a volte, ritornano… la crisi del 1929 portò l'America a Roosevelt e l'Europa a Hitler. Chissà che oggi l'ascesa Obama negli USA non preluda a chissà quale altro sfracello.
Può darsi. Dopo tutto, in Italia abbiamo un problema serio. Che non va sottovalutato. I colpi di coda del Gattopardo includono una minaccia (esplicita) di scardinamento costituzionale… E quindi nessun dorma.
Ma c'è uno spazio di movimento che la sinistra democratica ha la possibilità e cioè il dovere di occupare, evitando che altri soggetti lo facciano su opposti fronti, irresponsabilmente, privi di una visione politica coerente. E con effetti che si profilerebbero perciò dirompenti per tutti.