Comitato Informatici ATU
La vergogna degli informatici esternalizzati precari degli Uffici Giudiziari.
Un pentolone da scoperchiare
Egregio Senatore
On Giuseppe Lumia
Egregio Senatore,
facendo seguito alla conversazione con il suo portavoce – ufficio stampa Dott. Matteo Scirè, con la presente portiamo alla sua attenzione la vertenza sindacale dei lavoratori ATU, i periti informatici dell'Assistenza Tecnica Unificata degli Uffici Giudiziari.
Da lunedì 15 giugno, oggi, tutti gli Uffici Giudiziari sono stati notiziati del passaggio a regime dell'Assistenza tecnica in Remoto, ed i Tribunali e le Procure italiane intimate a consegnare le password dei computer di magistrati e degli amministrativi nelle mani di privati.
Questo, che è un vero attacco alla privacy e alla delicatezza dei dati contenuti, ad esempio, nei computer dei magistrati dell'antimafia, costituirà per la categoria dei lavoratori professionisti informatici esternalizzati una vera strage degli innocenti.
Infatti la notizia ferale pervenuta dai delegati del Ministro Alfano, dr Aprile e dr Birritteri che hanno rifiutato agli ATU la rappresentanza sindacale, giorno 10 giugno u.s., è l'abbattimento di un migliaio di posti di lavoro per ridurre l'intero organico nazionale a sole 200 unità.
In questi mesi, le aziende sub appaltatatrici del Sistema Pubblico di Connessione, lo SPC composto da Telecom Italia, Datamat/Elsag ed Engineering, hanno dato ampia prova di spregiudicatezza e di comportamenti antisindacali.
Ne sono esempi eclatanti i licenziamenti della pisana TD Group a Napoli, che ha generato la protesta dell'intera sezione giudicante penale del Tribunale, e quelli della CM Sistemi (indagata in Why Not) nelle regioni Calabria e Sicilia.
Per sua maggiore conoscenza allego una breve storia della vertenza sindacale del Comitato ATU e i link inerenti ai licenziamenti di cui sopra, ivi compresa l'interrogazione parlamentare dei senatori Armato, Incostante e De Luca sulla vicenda napoletana.
Rimanendo in attesa di una sua cortese in risposta, le porgo a nome del Comitato ATU i più distinti saluti.
per il Comitato ATU
Loredana Morandi
www.comitatoatu.it – www.giustiziaquotidiana.it
per contatti 348/7490558
Allegati:
1) breve storia della vertenza sindacale ATU
Link:
Interrogazione parlamentare sul caso ATU – Senatori Armato, Incostante, De Luca:
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=16&id=404015
Il caso Napoli – Giuseppe Di Spirito:
la protesta dei 70 magistrati del Tribunale di Napoli
i licenziamenti in Calabria
Il servizio informatico in appalto di Assistenza Tecnica Unificata presso tutti gli uffici giudiziari ha avuto inizio e si è diffuso sul territorio nazionale a partire dal 1989 con l'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale.
Dal 1997 il Ministero della Giustizia ha indetto delle gare locali che si sono succedute ogni paio di anni impiegando ditte e lavoratori che sostanzialmente erano pressoché sempre gli stessi.
Circa 10 anni fa, con concorso pubblico, il Ministero introdusse circa 300 informatici interni (CISIA) ma con funzioni non completamente sovrapponibili a quelle degli esterni.
Va specificato che il costo medio di un informatico “esterno” è mediamente il doppio di un informatico “interno”.
Nell'arco del 2005 e 2006, per far fronte ai tagli sui capitoli di spesa, il Ministero ha praticato addirittura l'istituto del “riconoscimento di debito” (facendo così maturare interessi astronomici) con gravissime ripercussioni per le società ed i lavoratori Atu.
Ad Aprile 2005 intanto le aziende Ois.Com/GruppoCM&C perdono l'appalto, gara nazionale che vede il suddetto consorzio al terzo posto, la Getronics al primo e la Ibm/Abaco/Sisge al secondo nei vari lotti, comincia un periodo nero per la forza lavoro già presente sulle sedi giudiziarie da molti anni.
Non essendo infatti possibile la ricollocazione di quelli che di fatto sono meri lavoratori “in intermediazione” presso il Ministero, all'orizzonte si prospetta il licenziamento, non essendo nemmeno prevista nei contratti di appalto alcuna “clausola di salvaguardia” per il personale già impiegato e specializzato da anni nella gestione e manutenzione degli applicativi giudiziari, formazione, assistenza a server e workstation degli U.G.
Personale che, tra l'altro, maneggia dati ad altissima confidenzialità.
Mentre vi è ricorso al Tar Lazio per chiedere l'annullamento della gara, l'ATU prosegue in regime di proroga, con stanziamenti non pianificati di denaro, il rapporto costi/benefici dell'esternalizzazione diventa sempre più svantaggioso per le casse dello Stato.
Anche nel corso del 2006, il “risparmio” viene ottusamente applicato tagliando indiscriminatamente i finanziamenti ed all'interno delle varie aziende avvengono licenziamenti, procedure di mobilita', cassa integrazione.
I contratti dei lavoratori si precarizzano progressivamente ed in alcune regioni del sud si arriva a non pagare lo stipendio per molti mesi, scioperi a macchia di leopardo creano forti disservizi agli Uffici Giudiziari, si invoca un reale controllo da parte del Ministero sulla condotta delle società appaltatrici nel trattamento dei lavoratori, che, ad oggi, ancora non esiste se non esponendo i lavoratori in prima persona a denunce spesso inascoltate.
Intanto il Tar Lazio annulla l’ultima gara, il Ministero fa appello al Consiglio di Stato contro questa decisione.
I lavoratori autoorganizzati e con l'aiuto di Sindacati e politici riescono a proporre iniziative Parlamentari.
In particolare, il 31 Maggio 2007, alla Camera, il Governo Prodi si impegna ad inserire nei prossimi contratti delle clausole di salvaguardia per il personale impiegato nei passaggi di appalto ed a favorirne l'ingresso nella P.A.
Nel frattempo però, il Centro Nazionale per l'Informatica delle Pubbliche Amministrazioni (CNIPA) indice ed aggiudica una gara nazionale per i servizi informatici di tutte le Pubbliche Amministrazioni, assegnata ad un R.T.I. di imprese (Telecom Italia, Datamat/Elsag,Engineering) detta SPC.
Accade così che quando il Consiglio di Stato conferma l'annullamento per irregolarità della gara nazionale ATU, il Ministero decide di “spaccare in due” l’assistenza ed assegnare una parte del servizio ai colossi delle telecomunicazioni tramite una branca del contratto SPC, ed il resto (Applicativi) alle società preesistenti, vanificando tanto per cominciare le promesse di “salvaguardia” per legge dei lavoratori ATU, ai quali viene assicurata solo verbalmente una continuazione.
Le società Atu operano quindi ora in regime di subappalto presso i fornitori SPC e direttamente sugli Applicativi
E così i nuovi contratti partono a Gennaio 2008 portando un primo, sensibile, taglio di personale.
Su tutto il territorio nazionale avvengono una serie di rescissioni di contratti atipici, irregolarmente utilizzati da anni, con un patrimonio di conoscenze anche decennale e difficilmente “ricollocabili” nel mondo del lavoro a causa della maturata anzianità ed esperienza molto specifica negli uffici giudiziari.
Con l’ingresso di SPC il servizio diventa più burocratizzato con l'intermediazione della Telecom ma il vero progetto in atto è quello di assistere le strutture via “remoto”, senza persone fisiche identificabili sulle sedi, un vero e proprio “Grande Fratello” dalle implicazioni inquietanti.
A fine del 2008 la situazione è questa:
1) Il personale informatico esterno, nonostante l’accesso a dati confidenziali (archivi penali e civili) non è sottoposto ad un preventivo controllo sulla regolarità del proprio rapporto di lavoro con la ditta, nonostante l’attività di presidio si svolga tutti i giorni 8 ore al giorno in una sede giudiziaria, operando in maniera non autonoma ma subordinata direttamente alle disposizioni dei funzionari ministeriali
Esiste quindi un progressivo pericolo per la sicurezza dei dati, man mano che il servizio diventa sempre più “impersonale” con ricambio incontrollato di risorse umane ed il “controllo remoto” delle postazioni.
2) Non risulta ad oggi che il Ministero della Giustizia intenda riconoscere ufficialmente il servizio prestato (anche da 15 anni continuativamente) nell’ambito informatico giudiziario quale corsia preferenziale nei suoi concorsi pubblici, eventualmente riservati.
Pur riconoscendo la necessità di procedere ad una graduale “reinternalizzazione” delle attività informatiche nell’interesse del risparmio e della sicurezza dei dati, incredibilmente le professionalità sviluppate nell’ambito dell’Atu vengono quindi sfruttate e poi “dimenticate” dal Ministero, nonostante il prezioso lavoro svolto per tutti questi anni, nei fatti al servizio dello Stato più che delle società private.
I lavoratori chiedono di intervenire in questa intricata e dolorosa vicenda