di Domenico Gioia
Urliamo è un movimento di protesta nato da un progetto che ha come punto di partenza il recupero della centralità dell’individuo, centralità negata dalle tendenze consolidate all’evoluzione di modelli di riferimento esclusivamente legati al rapporto ed alle esigenze delle masse. Occorre essere consci che per la massa tali esigenze vengono prima di tutto, prima di qualsiasi interesse e bisogno individuale e che applicare stili di vita non omologati, non conformi può portare l’individuo all’isolamento nei luoghi di lavoro, a scuola, nei quotidiani rapporti sociali. Le conseguenze di questo isolamento, a volte neanche voluto, ma imposto dal sistema, sostanzialmente pesano sulle fasce più deboli: bambini, anziani, extracomunitari, soggetti finanziariamente non autonomi, influendo anche nella vita quotidiana delle persone cosiddette “normali”, che senza neanche accorgersene, vengono defraudate della loro autonomia nell’operare qualsiasi tipo di scelta. Il progetto urliamo intende riportare l’individuo ad essere padrone di se stesso e ad acquisire la sua sfera di autonomia lontana dagli stereotipi imposti dalla comunicazione di massa.
Noi non abbiamo bisogno di risultare appetibili alle masse, vogliamo invece recuperare quella libertà che per l’individuo vuol dire tornare a ragionare con la propria testa, vivere un migliore rapporto con il prossimo, con i propri figli. Urliamo intende costruire un percorso in cui le persone possono rompere gli schemi, collaborare tra loro sino ad urlare la loro individualità “Io sono libero e lo urlo!!”. Per diffondere il progetto ho chiamato a raccolta gli artisti, che normalmente vivono una dimensione di individualità e difficilmente, se rispondono con le loro opere a canoni qualitativamente interessanti, sono appiattiti, massificati.
Ho chiesto loro di realizzare dei lavori che accompagnino costantemente l’intera operazione. Gli artisti hanno risposto con entusiasmo, producendo opere molto interessanti, che si sono rivelate un ottimo veicolo di comunicazione. Occorre evidenziare che per la promozione sono ricorso al social networking che ha un ruolo fondamentale e mi ha permesso di ottenere ottimi riscontri. Le reti come Facebook, My Space, comunicano costantemente l’evoluzione del progetto a migliaia di utenti che interagendo tra loro ne arricchiscono il contenuto.
I 5 elementi fondamentali di Urliamo
1) Riappropriazione di un mezzo di comunicazione di massa come la televisione, affinchè non sia più succube della pubblicità e degli ascolti a tutti i costi. Essa dovrà rispondere responsabilmente ai compiti di informazione e formazione, tornando a produrre programmi di qualità in grado di educare, informare e non solo intrattenere.
2) Tornare ad una comunicazione che sia più legata all’arte ed alla sensibilità. Anche la comunicazione in mano ai cosiddetti “grafici evoluti” ha danneggiato i media che la contengono contribuendo alla diffusione di messaggi qualitativamente discutibili, incentivando il propagarsi di pessimi modelli sociali incentrati esclusivamente sul consumismo sfrenato ed alla diffusione dell’edonismo di massa, giungendo a radicare il fenomeno del suddetto “totalitarismo della marca”. Occorre tornare, come un tempo, alla comunicazione dai contenuti artistici dove sono la qualità e la sensibilità a primeggiare e non esclusivamente il prodotto. La comunicazione, oltre ai contenuti necessari alla vendita, potrebbe occuparsi di tematiche socialmente utili e raggiungere quindi degli scopi molteplici.
3) Tornare a sviluppare l’autonomia di pensiero. Oggi, la gente non pensa più, si limita a “vedere e commentare” come in un Talk Show. Il gossip ha preso il posto del confronto delle idee. L’esito di tutto ciò è una società “non pensante”. La cultura e l’arte aiutano l’uomo a pensare ed a non fermarsi alla parte più superficiale. Occorre tornare a porsi le domande fondamentali che hanno accompagnato l’evoluzione del genere umano: “chi sono? Da dove provengo e perchè? Qual’è lo scopo della mia vita?” Occorre rifiutare la logica del “consumo quindi esisto”. Un uomo che pensa è sicuramente meno pilotabile, difficilmente indotto a cadere nei tranelli della comunicazione.
4) Primato della conoscenza sull’opinione. La televisione, ritenuta “cattiva maestra” da Karl Popper oltre ai danni inequivocabili segnalati già negli anni 70 da Pasolini, come causa della “mutazione antropologica”, tenta di convincerci che l’opinione è importante e necessaria, essa è alla base di tutto. Sbagliato! E’ la conoscenza che ci aiuta a procedere, essa proprio perché fondata su basi scientifiche, filosofiche non ci induce in errore; invece l’opinione proprio perché personale è fallibile. Per questo motivo i media influenzano le masse prendendo a riferimento le indicazioni dei famosi “opinion leaders” e per rafforzare tali opinioni si avvalgono dei sondaggi, abilmente utilizzati come strumento non di rilevazione, ma di convincimento.
5) Ridimensionamento del marketing. Oggi il marketing si è rivelato, nella sua applicazione, disastroso. Nato con il compito di rilevare le esigenze del mercato e di aiutare l’azienda a soddisfarle, creando un mercato più etico, vicino alle reali esigenze del consumatore, si è dimostrato un’arma micidiale in grado di influenzarne le scelte. Invece di soddisfare le necessità, il marketing ha condizionato e continua a condizionare il mercato sino a creare delle vere e proprie esigenze inesistenti, come dicevo già, negli anni 70 Pasolini puntava il dito affermando che le variazioni delle mode e dei desideri della collettività venivano decisi prima nei consigli di amministrazione delle reti televisive e poi fissate nelle menti dei telespettatori tramite messaggi subliminali e pubblicità.
Oggi, qualcosa è cambiato, il marketing ha aiutato la televisione sollevandola da una incombenza come quella di decidere, infatti le scelte vengono fatte dai direttori marketing e alle emittenti non resta che metterle in onda a pagamento. La totale degenerazione si è avuta nel momento in cui le aziende a loro volta sono diventate schiave del meccanismo, a cui non riescono più a sottrarsi, pena il crollo delle vendite. Tutto questo ha generato un mercato in preda alle continue pressioni delle aziende, tramite spot ed acquisti di spazi a costi esorbitanti, dove ovviamente tutto l’onere dell’operazione viene scaricato sul consumatore che lo paga al momento dell’acquisto. Sollecito con questo progetto la ripresa dello spazio che compete all’individuo, dove necessariamente l’arte e la cultura abbiano un ruolo fondamentale nella vita di ognuno e dove i comportamenti siano indotti da un libero pensiero e da scelte non influenzate da alcun che. La rete, nostra alleata, in questo ambito sta svolgendo un ruolo fondamentale, non solo aiuta la diffusione del pensiero, ma incrementa e ne permette il confronto.
Il progetto non è chiuso, anzi apertissimo a qualsiasi contributo, alla pari di un Software Open Source.
Un sogno? Chissà, noi stiamo provando a trasformarlo in realtà e siamo già in tanti. News Art a part of cult(ure) <info@artapartofculture.org>
Immagini:
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01 Federico Zenobi
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02 Nino Milone
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03 Gionata Ozmo Gesi
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04 Michele Leccese
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05 Leeza Hooper
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06 Elisa Ciregia
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07 Cosimo Piediscalzi
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08 Maria Semmer