Gli scenari del turismo in Italia, il Rapporto Unioncamere 2009

Un lavoro di gruppo coordinato da Claudio Gagliardi e Domenico Mauriello presenta l’economia reale dal punto di osservazione delle Camere di commercio. Alla contrazione del numero delle vacanze, si accompagna non
una flessione dei consumi, ma una drastica selezione dei turisti
di T N
Un documento da non perdere, ricco di utili elementi di riflessione. Qui di seguito il link esterno in cui si può consultare l'intero testo del Rapporto 2009 dell'UnionCamere.

La crisi economica ha fatto sentire i suoi effetti anche sul comparto turistico, in Italia come in molti altri Paesi meta di consistenti flussi di visitatori. Se il 2008 nel mondo ha chiuso in positivo (+1,8% di arrivi internazionali nel mondo, +0,1% in Europa) è stato soltanto grazie ai buoni risultati ottenuti nel primo semestre dell’anno, cui ha fatto seguito una sensibile contrazione delle partenze dai principali Paesi europei e dagli USA.

Secondo il consuntivo fornito da Isnart e Unioncamere il 2008 ha visto una
contrazione del -5,6% nelle partenze degli italiani, scese a 146,5 milioni (-5,6% rispetto ai 155,2 milioni registrati nel 2007), dei quali 100,5 milioni in Italia e 46 milioni all’estero. Alla base di tale fenomeno vi è, da una parte, un forte incremento dei soggiorni brevi all’estero e, dall’altra, il calo di oltre un terzo delle vacanze lunghe in Italia e del -5,7% di quelle brevi. L’aumento delle vacanze brevi all’estero è solo uno degli indicatori del fenomeno della forbice dei consumi, che segmenta la popolazione per capacità di spesa, disegnando profili di consumatori che distinguono sempre più i mono-vacanzieri alla ricerca di una vacanza economica dai multi-vacanzieri, nonché chi soggiorna in Italia da chi sceglie l’estero. Così, anche le scelte di alloggio vedono complessivamente sempre più abitazioni private per la
vacanza principale (47% nel secondo semestre 2008 contro il 40,6% dello scorso anno), mentre nelle vacanze all’estero i soggiorni in hotel raggiungono il 58,2% del totale, sottolineando così, nuovamente, la biforcazione nei comportamenti. Questa situazione ha contribuito a una riduzione complessiva di camere vendute nelle imprese ricettive pari a -6,7% rispetto al 2007, con una perdita di fatturato pari a -6,2% (equivalente a 927 milioni di euro).

Per la vacanza principale, gli italiani hanno speso in Italia in media 837 euro e
all’estero 1.407 euro, con un aumento nella spesa media, rispetto al 2007, di 74 euro per la vacanza in Italia e di oltre 150 euro per quella all’estero (aumenti essenzialmente dovuti alla diminuzione delle partenze tra la popolazione con minore capacità di spesa). Nel complesso, per la vacanza principale del secondo semestre 2008 gli italiani hanno speso 32,1 miliardi di euro (di cui il 43,3% all’estero), per tutti gli altri soggiorni altri 24,3 miliardi di euro, per un totale di consumi turistici pari a 56,4 miliardi di euro. Se a questi si aggiungono i circa 20 miliardi spesi nel primo semestre, nel 2008 gli italiani hanno speso un totale di 76,4 miliardi di euro per tutte le loro vacanze, confermando i consumi già registrati nel 2007.
Questi cambiamenti in atto portano anche nuovi posizionamenti tra le destinazioni di vacanza che, pur lasciando in testa Toscana e Sicilia, portano in alto le mete della Puglia.

Raggiungono quota 20% i vacanzieri che hanno utilizzato il Web per la
prenotazione dei servizi, specie di chi acquista proposte complete (in primo luogo verso l’estero), sintomo del voler calcolare con certezza quanto si spenderà per la vacanza. Contemporaneamente, si afferma l’advanced booking di proposte complete ma da acquistare (scontate) con anticipo (il 10,8% anche 4 mesi prima), mentre diminuisce la quota dei last minute (dove è minore la certezza sul prodotto acquistato), che scendono dal 14,9% all’11,6% di vacanze prenotate nell’ultima settimana.

Alla contrazione del numero delle vacanze, in conclusione, si accompagna non
una flessione dei consumi turistici, bensì una drastica selezione della popolazione turistica, che vede sopravvivere (maggiormente) il popolo “esterofilo” dei multivacanzieri e trasformare i mono-vacanzieri nazionali in acquirenti sempre più attenti alle offerte del mercato.

Sempre con riferimento al 2008, l’occupazione delle camere delle strutture
ricettive nel primo semestre ha superato i risultati del 2007 ma non ha tuttavia raggiunto i livelli del 2006. L’estate propone una tenuta alla difficile congiuntura economica, con il 66,8% di camere occupate a luglio, il 76,2% ad agosto, il 49,5% a settembre. I dati consuntivi del quarto trimestre si dimostrano leggermente inferiori ad ottobre (40,8% contro il 43,9% del 2007) e a novembre (34,8% contro 37,1%), ma fanno registrare un piccolo recupero a dicembre, con una media di occupazione pari al 35,6% (nel 2007 era 33,4%), grazie alla montagna.

Molto evidente, in un’annata così complessa, la stagionalità dei prodotti
turistici, con la montagna “regina dell’inverno”, le città d’arte che sostengono le “basse” stagioni di primavera e autunno, la campagna che si distingue tra maggio e giugno, il mare ed il lago che sollevano le sorti dell’estate, ed un turismo termale che emerge in estate e durante le festività di Pasqua e di Natale.

Tali dinamiche risultano influenzate dai comportamenti del turismo internazionale (quest’anno pari a circa il 32% della clientela delle strutture ricettive), che incide in maniera ancor più decisiva rispetto agli scorsi anni, specialmente a fine anno. Anche il turismo organizzato, nel complesso, rispetto al 2007 porta una quota di clientela crescente (oltre il 9%) ma non tale da raggiungere le dimensioni del 2006, e rimane comunque ancora un canale di commercializzazione sotto-utilizzato dalle imprese ricettive. Per contro, le imprese hanno rafforzato la loro presenza on–line e catturano sulla rete quasi il 36% della loro clientela.

Sul fronte internazionale si registra ancora una crescita della domanda di
viaggi organizzati, che in Europa segnala in particolare l’aumento della domanda originata nei Paesi Scandinavi e in Russia. Un trend di crescita stabile da Belgio/Olanda e dagli altri Paesi dell’Est Europeo, ma al contempo una contrazione da Spagna, Regno Unito e Austria, cui si aggiunge il drastico calo dagli Stati Uniti.

Tali dinamiche evidenziano nei flussi di domanda organizzata verso l’Italia
tendenze meno marcate di contrazione dei mercati spagnoli e britannici ed un trend positivo del mercato norvegese, russo e francese. Dai mercati extraeuropei si registra una pari tendenza negativa dal mercato statunitense e positiva da quello indiano, mentre per contro il turismo organizzato dal Giappone vede verso l’Italia un trend positivo. Solo un quarto dei tour operator europei “vende l’Italia” sul Web.

Si può inoltre stimare che nel 2008 l’impatto economico del turismo leisure in
Italia sia ammontato complessivamente a 60,6 miliardi di euro16, escludendo i costi di viaggio ma considerando anche i consumi dei turisti che alloggiano nelle seconde case.

Complessivamente, di questi consumi solo il 48,7% ricade nel Ramo H della
classificazione delle attività economiche ATECO (corrispondente ad alberghi e
ristoranti). Nelle imprese ricettive si spendono circa 19,5 miliardi di euro (32,2% del totale), mentre il resto si distribuisce sugli altri settori:

• il 14,9%, pari a oltre 9 miliardi di euro, viene speso per l’abbigliamento e calzature,
la stessa quota per le attività ricreative;

• il 9,4% (5,7 miliardi di euro) ricade nelle industrie manifatturiere;

• il 7,2% viene speso nel settore agroalimentare;

• il 3% per l’acquisto di giornali, guide e nell’editoria;

• l’1,8% per i trasporti locali.

Infine, attraverso l’analisi dei consumi, è possibile stimare il giro d’affari
generato per area prodotto, che è pari a:

• 17,6 miliardi di euro per il turismo balneare (36,7%), che si conferma così il
prodotto principale per il 2008 sia in termini di consumi che di presenze (31,8%);

• 12,6 miliardi di euro per il turismo culturale (26,3%);

• 9 miliardi di euro per il turismo montano (18,7%);

• 4 miliardi per il turismo lacuale (8,4%);

• 2,5 miliardi per il turismo termale (5,2%);

• 2,3 miliardi per il turismo verde (4,7%).

I primi mesi del 2009 dovrebbero vedere una prosecuzione delle tendenze
rilevate nel secondo semestre dello scorso anno. Nel periodo gennaio-marzo, le imprese ricettive italiane hanno occupato circa il 37% delle camere disponibili, evidenziando solo un leggerissimo calo rispetto agli stessi risultati del 2008, specie a gennaio (passando da 37,3% nel 2008 a 36,6% nel 2009). Tuttavia, le prenotazioni registrate per il secondo trimestre (ad eccezione della Pasqua, quando sfiorano il 47% delle camere) si attestano su valori piuttosto bassi: 30,1% per aprile, 23,8% per maggio (che sale a 32,5% per il ponte del 1° maggio), 27% per giugno. Nel 2008, infatti, le prenotazioni rilevate nello stesso periodo indicavano il 33,4% per aprile, il
31,1% per maggio, il 31,4% per giugno.

Tale andamento è significativo di una combinazione di fattori che incidono
negativamente sulle pianificazioni per la vacanza, dalla crisi economica alle catastrofi naturali vissute nel Paese, che influenzano sia la domanda italiana che quella internazionale.

Sempre nel primo trimestre del 2009, gli italiani hanno comunque svolto oltre
15 milioni di vacanze, di cui 11,1 milioni in Italia, oltre 3 milioni all’estero e oltre 915 mila sia in destinazioni italiane che estere. Si registra un calo del -5% rispetto allo stesso trimestre del 2008, quando gli italiani avevano svolto già 15,9 milioni di vacanze. Come dimostrato anche dal basso tasso di prenotazioni, il 2009 ancor più delle precedenti annate turistiche dipenderà dall’andamento delle vacanze estive, che saranno però prenotate sempre più all’ultimo minuto. A lasciar ben sperare è il 52,3% della popolazione (pari a 24,7 milioni di individui) che dichiara di aver pianificato già una vacanza per l’estate 2009.

Fonte: UnionCamere

di T N
16 Maggio 2009 TN 19 Anno 7

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